Jeroen Dubbeldam, essere un uomo di cavalli!
Quando al momento di introdurre la finale individuale del salto ostacoli, verso le 16 e qualcosa di domenica 23 agosto, lo speaker del Main Stadion di Aachen ha chiamato per l’ovazione Hans Gunther Winkler, leggendario campione tedesco degli anni ’50, chissà se qualcuno ha pensato che in campo stava per entrare un cavaliere che avrebbe potuto eguagliare proprio Winkler. Il cavaliere germanico – lui grande avversario ed amico dei nostri Piero e Raimondo tra gli anni ’50 e ‘60 – era fino a quel momento l’unico al mondo ad aver vinto l’Olimpiade, il Mondiale e l’Europeo a livello individuale.
Quando le ombre del pomeriggio cadevano su Acquisgrana, il modo con cui noi italiani chiamiamo Aachen, qualcuno ha aggiunto a quello speciale albo d’oro il nome di Jeroen Dubbeldam, cavaliere olandese: Sidney 2000 l’alloro olimpico, Caen 2014 l’oro mondiale, Aachen per l’oro europeo. Poteva esserci posto più magico della capitale dell’impero di Carlo Magno e del tempio dell’equitazione mondiale per consacrare il valore di un cavaliere di tale bravura?
Dubbeldam è nato nel 1973 a Zwolle, una città dei Paesi Bassi che conta circa 125 mila abitanti. Viene da una “famiglia di cavalli” come ama dire, è sposato con Monica ed ha tre figli: Rick del 1998 che già monta a cavallo, Chris del 2001 e Nina 12 anni, anche lei pronta per la carriera di amazzone, che era accanto alla mamma alla Main Stadion in Germania. Vivono a Twente e quando Jeroen è a casa porta spesso i due figli a vedere le partite di calcio del Twente Football Club.
Tra le altre cose è anche ambasciatore della Horseshoe Foundation che a Zwolle – sua città natale – ha la sede della Fondazione per Cavalieri Disabili. Da giovanissimo è stato allievo di Willi Melliger e dai 16 ai 20 anni ha fatto avanti ed indietro tra la Svizzera e l’Olanda, cominciando a vincere sin da giovanissimo (un oro ed un bronzo agli Europei Young Rider del 1994). Nella sua carriera l’Italia ha un posto fondamentale : i WEG del 1998 sono stata la prima manifestazione internazionale di alto livello alla quale ha partecipato da senior.
Dicono di lui che è un uomo semplice, concreto e saggio. Quando ha vinto l’Europeo non si è lasciato andare ad esultanze particolari ma si è tolto il cap quasi ad omaggiare lui il pubblico che lo stava applaudendo, come si deve ad un campione del genere. A proposito, era dal ’90 e ’91 che un cavaliere non vinceva consecutivamente il Mondiale e l’Europeo, ed anche in quel caso si trattava di un “mostro sacro”: il francese Eric Navet.
Dubbeldam è stato pieno di affetto ed attenzioni verso il suo cavallo, Zenith, che ha coccolato durante l’ultimo percorso dopo una leggerissima esitazione su un ostacolo come a volerlo rassicurare. Lo ha lasciato fare le sue bizze al momento di cominciare il primo giro della competizione individuale, quando sembrava non volesse entrare in campo senza dare strappi alle redini o piantargli gli stivali nei fianchi, ma aspettando che il suo groom lo prendesse per la parte bassa delle redini per accompagnarlo dolcemente all’ingresso del campo. Clear round ovviamente, visto che in cinque percorsi il binomio olandese non ha abbattuto neanche una barriera.
La sua semplicità e concretezza sono arrivati forti anche a chi lo ha ascoltato nella conferenza stampa dopo la gara:” Quando arrivi a disputare una gara del genere qui ad Aachen devi essere al massimo della forma, il tuo cavallo deve essere al massimo della forma. E poi devi avere un po’ di fortuna, proprio come ho avuto io. In pochi pensavano che Zenith potesse crescere così tanto, però con lui ho vinto il Mondiale e l’Europeo, quindi per adesso va bene così. In futuro vedremo”. Dubbeldam dice di sé stesso che vuole “essere un uomo di cavalli”. Più di così? Ha un tale amore per i suoi cavalli che ha intitolato le sue scuderie a De Sjiem, il cavallo con cui a 27 anni vinse a Sidney l’oro olimpico. Chissà per Zenith cosa ha in serbo a questo punto.....