Ippoterapia ad Assisi, la relazione de L'Auriga
RELAZIONE presentata dalla dr.ssa Nicoletta Angelini, presidente ASD L’Auriga Onlus, alla tavola rotonda sul tema “Il cavallo una risorsa sociale - Il disegno di legge sulla Riabilitazione Equestre”, che si è tenuta ad Assisi sabato 18 settembre.
NEL MOMENTO in cui si torna a parlare di una regolamentazione legislativa per la pratica della riabilitazione equestre, è forse opportuno soffermarsi su una sua definizione non tanto funzionale (e ormai ampiamente codificata) quanto semantica e direi ontologica, “alla ricerca del significato perduto”.
Un primo passo nelle parole e nelle cose ci viene dal termine ippoterapia: dove c’è terapia c’è la medicina, ancora oggi definita ars medica. Ora, arte indica per definizione ogni attività umana - svolta singolarmente o collettivamente - che, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza, porta a forme creative di espressione estetica, basata cioè sulla percezione attraverso i sensi.
Se è arte medica, la medicina non è dunque una scienza, ma una pratica che sulle scienze si basa dal punto di vista cognitivo: biologia, chimica, elettronica, fisica – e statistica… - le forniscono cioè mezzi e strumenti per operare E’ una pratica che utilizza tutte le scienze, un’arte della vita che fa uso di scienze di varia estrazione.
Lo stesso vale per la riabilitazione, che attinge a diverse discipline e metodologie tutte finalizzate allo stesso obiettivo: il benessere, così come la salute è quello della medicina.
Quando il campo d’azione è l’uomo, infatti, medicina e riabilitazione devono confrontarsi non soltanto con la fenomenologia oggettiva del paziente, ma con una sua esperienza soggettiva. Leggere i segni di una persona malata, che si affida al medico, presuppone che un rapporto fiduciario tra medico e paziente: curare qualcuno significava “prendersi cura” di qualcuno, cioè preoccuparsi per lui, averne a cuore la situazione all’interno di una relazione personale.
Il progresso dell’arte sanitaria, inoltre, è strettamente connesso con le doti umane di coloro che si dedicano alla salute del paziente, traducendo quelle conoscenze in prassi.
Nell’ippoterapia si aggiunge il cavallo, capace di rapportarsi all’Utente attraverso l’Operatore e quindi impiegato come tramite nei due sensi; l’esigenza di un riconoscimento scientifico non deve indurre a snaturare il carattere di un intervento che trova la sua potenza proprio nella relazione tra i soggetti Utente/Operatore/Cavallo. Siamo del resto nella terra di Francesco e nessuno meglio di lui ha dimostrato la possibilità di un efficace rapporto con creature diverse, lupo di Gubbio in prima fila.%%newpage%%
Registrare i sintomi e catalogarli non basta, insomma: servono sensibilità, capacità interpretativa, creatività. Arte.
Dubbio atroce: come si fa a dare regole a un’arte? Partendo dalle parole di un grande artista.
Nell'Arte amo tutto ciò che è bello. Non credo ad una "scuola". Amo tutto ciò che è gaio, tutto ciò che è serio, tutto ciò che è grande, tutto ciò che è piccolo, e così via. Amo tutto a condizione che ciò che è piccolo sia piccolo, ciò che è grande sia veramente grande e che tutto ciò che è brillante sia brillante; tutto deve essere “vero”.
L’artista è Giuseppe Verdi, che all’amico pittore Domenico Morelli segnala la necessità del vero come requisito nell’arte perché essa sia tale. Non serve nulla di più, neanche oggi, all’arte medica e riabilitativa.
Deve essere vero il metodo, vero l’intervento proposto, vero il contesto in cui la riabilitazione avviene.
Vero metodo, cioè sperimentazione e protocolli scientifici;
Vero intervento cioè realizzato da operatori professionali competenti e riconosciuti;
Vero contesto, in realtà interdisciplinari e coerenti con la propria finalità sociosanitaria ed etica, rivolta al benessere.
E il vero deve essere stabilito per legge, così che sia valido per tutti.
Cerchiamo ora di quantificare questi tutti nel settore della riabilitazione equestre e “diamo i numeri”, valendoci del Web come fonte. Una ricerca su Google del 16 settembre 2009 dà circa 46.100 risultati per ippoterapia, circa 33.100 per onoterapia e circa 14.200.000 per la più generica voce pet therapy.
Consultando gli elenchi degli associati FISE, CIP, ANIRE, ENGEA, UISP risultano almeno trecento Centri affiliati per l’ippoterapia. Aggiungiamo altrettante strutture che non sono comprese negli elenchi, pur operando nel settore: siamo a seicento.
Ipotizziamo che in ogni centro ci siano in media:
tre addetti, quindi 1.800 in tutto,
almeno due cavalli impiegati quindi 1.200 in tutto,
per offrire servizi in media a venti soggetti, quindi 12.000 persone in totale.
Stime sicuramente per difetto se si pensa che in una realtà come L’Auriga Onlus si contano:
quindici cavalli
quattordici addetti
ottanta utenti.
Su questa base i numeri sarebbero:
15*600=9.000 cavalli
10*600=8.400 addetti
80*600=48.000 utenti.
Cifre troppo alte? Anche dimezzandole, alla ricerca di numeri “mediamente” plausibili, si ottengono:
4.500 cavalli
4.200 addetti
24.000 utenti.
Numeri di tutto rispetto, che riguardano solo l’area equestre e che, solo a guardarli, mostrano chiaramente la necessità di una legge che regolamenti il settore a tutela di utenti, lavoratori e cavalli.
Di questa necessità si sono resi ben conto il senatore Tomassini, promotore di uno dei primi disegni di legge a riguardo, e il sottosegretario Martini nel progetto di legge per tutelare i cavalli utilizzati in attività terapeutiche grazie a standard di qualità e di benessere.
Da due anni esiste in Italia una realtà impegnata in questo senso: l’associazione professionale AIPATA riunisce certifica e tutela quanti in Italia svolgono professionalmente Attività e Terapie con Animali.
Tra i suoi obiettivi, AIPATA si propone in particolare di:
Garantire la qualità degli interventi per gli utenti, la professionalità degli operatori e il giusto coinvolgimento degli animali, nel rispetto comunque delle loro esigenze e del loro benessere.
Stabilire il codice etico e deontologico come garanzia del benessere sia degli utenti che degli animali, al quale gli operatori si devono adeguare.
Per AIPATA un programma impegnativo, all’insegna dell’Arte in cui tutto deve essere vero, e per me un’ultima riflessione: garantire, attraverso una legge, diritto di cittadinanza alla riabilitazione attraverso il cavallo significa riconoscere pari dignità, su tutto il territorio nazionale a quanti – uomini o cavalli che siano - trovano in essa opportunità di salute, di lavoro, di una vita dignitosa.