Ippodromo di Padova, cordata milionaria disposta ad investire
Padova è in pratica la città dove è nato il trotto italiano ed il suo ippodromo ha rappresentato per anni una vera perla, con quell'anello da mezzo miglio con le curve paraboliche e la breve retta d'arrivo dove comunque grandi campioni, a due e a quattro gambe hanno scritto tratti di Storia e di autentica passione popolare, ricordata di recente anche nel libro di Lucio Dalla Costa che rende tra l'altro onore, tra gli altri uomini di cavalli, anche a Roberto "King" Mazzucato.
Poi, purtroppo, il "Breda" è passato dalle stelle alle stalle (ultimamente con la corrente elettrica solo durante i convegni di corse) a causa del fallimento della Fondazione che lo aveva in seno e in tutti questi anni ha vissuto senza un effettivo padrone, tanto che non si può dare addosso nemmeno a chi ne ha avuto e preso in carico la gestione, perché diventa un problema anche badare all'ordinario se non sai fino a quando sarai tu a doverci badare e a chi dovrai rendere conto.
L'ippica poi -e il trotto in particolare- va attraversando un periodo piuttosto buio e di grande crisi, tanto che si temeva l'impianto (se rilanciato davvero bello, affascinante ed ospitale, anche per eventi collaterali rispetto alle corse e all'attività dei cavalli) una volta messo all'Asta dal Tribunale potesse finire in mano a qualche speculatore e la Storia sportiva interrotta, come l'attività appassionata di operatori, proprietari e addetti ai lavori.
Corrono tempi dove è difficile immaginare qualcuno decida di investire milioni nell'ippica e addirittura in un ippodromo, anche se proprio lo scorso anno un'operazione del genere si era fatta nel riaprire l'impianto di Palermo, chiuso per infiltrazioni mafiose e riportato in vita, pur mal accolto dalle altre società di corse e forse non così agevolato, incentivato e promosso dalle istituzioni come avrebbe meritato.
Per il "Breda", fin quando resistevano i vincoli di attività, quasi tutti avrebbero scommesso l'asta di oggi andasse deserta.
Mai dire mai, però. A volte la "visione" batte, anche negli "affari" i freddi calcoli opportunistici e vale la pena rischiare.
Ecco che una busta è arrivata, con un'offerta di 2 milioni e 5mila euro, da parte della cordata guidata da Pino Stefanelli, ottant'anni e non sentirli, un patrimonio importante e grandi trascorsi come giocatore di pallacanestro.
I cavalli gli sono sempre piaciuti e più di una volta aveva frequentato ippodromo e scuderie, ne aveva anche avuto uno insieme all'amico Remigio Talpo, allenatore e driver dal mestiere antico con un'intera vita dedicata ai cavalli.
E' stato proprio Remigio a coordinare la "visione" di Stefanelli, azionista di maggioranza e degli altri investitori, tra i quali sono trapelati i nominativi della famiglia De Rossi (altra scuderia di antica tradizione e di grande stima reciproca con Talpo) e dello stalloniere Folli.
Ora ci sarà da rispettare e aspettare i tempi tecnici, ma Padova e il Breda possono tornare a sognare.
Ci sarà da investire altri soldi, da risistemare, riqualificare e rilanciare, anche con eventi straordinari, di formazione, di spettacolo, intrattenimento e conoscendo la passione per l'ippica del Governatore Zaia si può sperare nella vicinanza della Regione Veneto, non fosse altro che questa "sorpresa" apre nuovi scenari di occupazione e socialità, forse anche di scuola.
A volte le favole diventano realtà, a volte, come in questo caso, per il futuro si può -e si deve- puntare sulla tradizione e sulla magia. Così come magico potrebbe tornare l'ippodromo di Padova, la città dove il trotto è nato grazie alla passione delle sue genti...