Intervista a Claudio Saba sulla sella e ...del sellare!
Affascinati dalla lettura del libro UN PATTO CON IL VENTO abbiamo rivolto una piccola intervista all'autore Claudio Saba, che propone nel suo volume un vero e proprio "viaggio nell'educazione motoria del cavallo ". Anche grazie all'approccio intuitivo e alle numerose immagini, viene chiarito in modo davvero efficace tutto ciò che ruota intorno al cavallo e al suo movimento, alla preparazione necessaria prima del lavoro in sella, agli esercizi fondamentali che possiamo svolgere, e alla sellatura in senso lato.
Quest'ultima parte, relativa a sella e sellatura, è quella che abbiamo creduto più importante approfondire, consapevoli che la scelta e il corretto utilizzo della sella sono problemi che accomunano tutti i cavalieri e le amazzoni ma che tuttavia vengono spesso sottovalutati.
Abbiamo inoltre riscontrato che le conoscenze in merito da parte di chi possiede un cavallo sono spesso scarse e abbiamo dunque ulteriormente compreso il grande valore di questa quarta e preziosa parte del lavoro di Claudio Saba.
Ecco dunque le domande che abbiamo rivolto all'autore per entrare nel merito della questione e cercare di chiarire gli aspetti più importanti riguardo le sellature.
- Come tu stesso riscontri questo è uno di quegli ambiti in cui si sente dire tutto e il contrario di tutto, come possiamo orientarci? E dunque, con quale prospettiva va affrontato questo tema?
La IV Sezione del libro, “Selle, sellature e dintorni”, nasce dalla percezione di una profonda contraddizione: da una parte esistono tanti studi che trattano in modo spesso capillare e minuzioso delle selle e delle dinamiche ad essa collegate, dall’altra, esiste una evidente e diffusa mancanza di competenza, se non addirittura faciloneria pratica in materia che, magari anche in buona fede, si traduce spesso in danni, a volte gravi e irreversibili, procurati a cavalli e cavalieri.
Benché esista parecchia letteratura sull’argomento, soprattutto in lingua inglese, facilmente reperibile sul web gratuitamente, grazie alla divulgazione da parte di case costruttrici (come è comprensibile in quanto quello delle selle è un settore commercialmente importante).
Vige tuttavia davvero tanta confusione in materia, forse perché si adopera spesso un linguaggio eccessivamente tecnico ed elaborato che la rendono un po’ indigesta ai più. Inoltre difficilmente istruttori e addetti ai lavori si adoperano per favorire una chiara informazione.
Mi è parso pertanto doveroso dedicare una sezione intera a questo argomento al fine di orientare i lettori in modo semplice e, spero, utile, verso una migliore comprensione delle tematiche legate alla sella e alla sellatura. Insomma, che ci piaccia o meno è un tema dannatamente importante! Ne va della nostra sicurezza e di quella del cavallo.
E se è vero che i vari aspetti legati alle selle possono essere molteplici e complessi, è anche vero che i principi base in fondo sono pochi, semplici e logici, alla portata di tutti.
– Come si manifestano e si affrontano le problematiche legate alla sella?
Cosa deve spingerci ad approfondire le nostre conoscenze in merito?
Partiamo dal cavallo. Le manifestazioni di un disagio o di un dolore dovuto a una sella o sellatura sbagliata possono essere innumerevoli e spesso si sommano ad altre problematiche esistenti rendendone così più complicata l’individuazione e di conseguenza la soluzione. Spesso infatti si presentano problemi che non sono circoscritti alle parti più evidentemente coinvolte e a contatto con la sella: dal cavallo che inciampa a quello sempre nervoso, da quello che non riesce a flettersi nel modo richiesto, all’altro che non estende l’andatura e via dicendo. Non necessariamente la sella deve essere considerata la responsabile principale ma, di fatto, riveste un'importanza più rilevante di quanto si pensi.
Tra le tante, la dinamica forse più evidente e ricorrente, è la tendenza istintiva del cavallo ad inarcare la schiena ed alzare la testa per sottrarsi al disagio provocato da sella e cavaliere; in questo modo evita di adoperare i muscoli della schiena che gli provocano dolore e, di conseguenza, anche gli addominali non riescono a svolgere la loro funzione di sostegno e le cose si complicano. Abbiamo tutti davanti agli occhi, credo, la purtroppo ricorrente immagine di un cavallo con testa sempre alta, occhi sbarrati e schiena insellata e debole, emotivamente sempre in stato di allerta. Mettiamoci nei panni di un cavallo che, ogni volta che montiamo, sa che sta per arrivare disagio, fastidio o dolore.
In questa sede non è davvero possibile riuscire a trattare con la dovuta attenzione tutti questi aspetti, ma i riferimenti sottostanti possono aiutare in tal senso.
Come affrontare simili problematiche: Devo confessare che spesso quando si presenta nella realtà quotidiana una problematica legata alla sella (ad esempio: “ho paura che questa sella non vada bene al mio cavallo”) cerco di spostare l’attenzione sul cavallo: il movimento, l’anatomia, il comportamento, le emozioni… tutto ciò che viene prima della sella. Dopo guardo a quel cavallo specifico come individuo unico e irripetibile.
Coinvolgere le persone in questo senso è fondamentale. Bisogna aiutarle (fin dall’inizio) a considerare il cavallo in un’ottica globale fatta di continuità e connessione tra le parti (incluse ovviamente quella mentale ed emotiva). È importante in questa fase parlare in modo semplice, fare esempi pratici, cambiando il registro comunicativo a seconda del grado di preparazione dell’interlocutore. In altre parole: oltre a consigliare o valutare una sella (oppure a esortare a lasciar perdere la sella almeno finché il cavallo non è pronto e preparato) bisognerebbe cercare di fornire gli strumenti, almeno quelli di base, affinché il cavaliere possa comprendere meglio le principali dinamiche in atto ed essere in definitiva più coinvolto e responsabile nelle scelte. Sensibilizzare e coinvolgere le persone in questo senso è ancora più importante che consigliare il modello giusto di sella.
- Come spieghi, uno dei principali problemi è una pressione eccessiva: come possiamo renderci conto che stiamo esercitando troppa pressione? E quali sono i rischi legati a questa pratica scorretta?
La pressione è, tradizionalmente, il nemico numero uno di una buona sellatura. Sarebbe più corretto dire: la troppa pressione, una pressione mal distribuita o eccessivamente concentrata su alcuni punti. É ovvio che una certa pressione esista in quanto il cavallo non è strutturato in natura per avere un cavaliere sopra.
Per comprendere meglio questo concetto è utile dare uno sguardo, anche grossolano, a quello che si muove sotto la sella: una struttura muscolo scheletrica in cui ossa, muscoli, tendini, legamenti, tessuti, nervi eccetera si muovono (o dovrebbero muoversi) in un armonioso concerto d’insieme. Una struttura di movimento sincronizzata che può essere messa a repentaglio e danneggiata semplicemente da una sella inadatta che interrompe un fluire continuo. Una bella responsabilità!
Per intuirlo può bastare salire (o far salire) a pelo anche solo per cinque minuti, ancora meglio se ad occhi chiusi, e sentire le strutture del cavallo in movimento, proviamo a poggiare le mani sulle scapole seguendone il movimento e lasciamoci muovere. Dopo questa esperienza è più facile comprendere, per esempio, il lavoro dei muscoli lungo dorsali che ci fanno percepire quel movimento laterale alternato di allungamento da una parte e poi dall’altra; sono muscoli di movimento più che di sostegno, muscoli che sono formati da strati muscolari sottili, ricchi e ben irrorati e che possono venire facilmente danneggiati da una pressione non equilibrata. Ma questo è solo uno dei tanti esempi.
- Innanzi tutto: come valutare se la sella che già abbiamo è di per sé idonea e soprattutto adatta al nostro cavallo?
Quali sono i fattori che dobbiamo tenere in considerazione tanto per la sella inglese quanto per quella americana?
Capisco che non posso esimermi dall’entrare nel vivo della parte più pratica, sennò sembra che voglia sviare dall’argomento! Ovvero: come capiamo se una sella è adatta o meno?
Vediamo se riesco a riassumere in modo stringato e sicuramente incompleto i principi cui deve corrispondere una sella per il nostro cavallo, in assenza di particolari problematiche di cavallo e cavaliere per le quali sarebbe meglio chiamare veterinario o medico piuttosto che un sellaio. Essi valgono per qualsiasi tipologia di sella.
- Non vi devono essere punti di eccessiva pressione (e quindi, per logica conseguenza, anche di vuoti di pressione), la sella dovrebbe quindi distribuire il peso il più possibile in modo uniforme.
- La sella deve permettere il libero movimento scapolare e delle spalle, oltre che salvaguardare il garrese (in poche parole non deve essere collocata troppo avanti).
- Non deve gravare sulla zona lombare (ossia non deve gravare troppo indietro).
- Deve lasciare spazio e modo alla colonna vertebrale di flettersi nei modi anatomicamente consentiti, lateralmente e verticalmente.
- Deve essere sufficientemente comoda ed equilibrata per il cavaliere.
Come possiamo accorgerci nella pratica che questi principi vengano rispettati lo si può constatare nei video pratici che ho citato in fondo (o comunque anche in altri disponibili gratuitamente in rete).
Ci sono numerosi accorgimenti e prove per essere più sicuri nella scelta. La prima raccomandazione che mi sento di fare è che la sella andrebbe sempre provata prima di essere acquistata, ovviamente stando attenti a non sciuparla e sporcarla. La prova pratica è fondamentale anche per l’occhio esperto.
Teniamo presente che anche le forme dei cavalli cambiano nel tempo, provate a misurare per esempio le parti più evidentemente a contatto della sella prima e dopo un lavoro di un quarto d’ora: possono esserci differenze anche di alcuni centimetri! Motivo di più per procedere con cautela.
- Una volta che abbiamo preso in considerazione questi elementi, quali sono le verifiche empiriche che possiamo fare posizionando la sella sul cavallo?
- Ad esempio mostri che non è sufficiente considerare la larghezza dell'arcione, perché?
Si sente spesso parlare di ampiezza dell’arcione, o di ‘apertura’ o di camera del garrese… Ma un parametro probabilmente altrettanto importante e di cui si parla molto meno è l’angolazione dell’arcione, che è la misura che meglio ci fa capire se l’inclinazione dell’arcione della sella è parallela al profilo del cavallo. Particolare assai importante soprattutto per le razze equine un po’ tondeggianti.
In linea generale è importante sapere che le soluzioni, anche per cavalli con peculiari caratteristiche fisiche (garrese molto pronunciato, schiena corta e tonda e così via) esistono! Purtroppo non sempre i sellai le propongono o si adoperano per trovarle, quindi più ne sappiamo meglio è.
Meritano almeno una menzione anche le selle tree-less, selle senza arcione, che stanno prendendo piede anche in Italia e meritano ulteriori approfondimenti.
- Anche l'uso del sottopancia deve essere corretto: su cosa dobbiamo porre l'attenzione in questo caso?
Vale lo stesso discorso per i problemi inerenti i sottopancia; il più diffuso, in particolare per i cavalli un po’ stazzati, è che spesso esso scivola fino a posizionarsi a contatto dell’anteriore provocando poi un “effetto fionda” che fa sì che anche la sella si sposti in avanti verso il collo del cavallo. In questi casi stringere il sottopancia all’inverosimile non fa che peggiorare le cose (oltre a rinforzare l’avversione al lavoro in sella di quel cavallo). Dunque, tornando al discorso di prima, anche qui le soluzioni esistono: per esempio ci sono dei sottopancia che hanno una forma tale da mantenere la cinghia bella diritta sull’asse dell’attacco evitandone lo scivolamento.
- Generalmente a 3 - 4 anni un puledro viene messo in lavoro, qual è a tuo parere l'età giusta per iniziare a mettere la sella ad un cavallo giovane?
Guardiamo velocemente il profilo scheletrico del cavallo: tra il retro del cranio e l’inizio della coda la colonna vertebrale ha normalmente 32 vertebre; sulla sommità delle vertebre ci sono delle terminazioni (processi spinali) la cui forma cambia a seconda della loro posizione sulla colonna vertebrale. I processi spinali delle vertebre toraciche (che sono in corrispondenza della parte dove poggia la sella e il garrese) sono particolarmente allungati e più vulnerabili. Quello che mi preme sottolineare per l’argomento in questione è che il processo di definitiva fissazione delle terminazioni spinali delle vertebre avviene, con le dovute varianti dei casi, intorno ai 5 anni d’età!
Inoltre, tra una vertebra e l’altra ci sono degli importanti spazi di separazione, ed è stato spesso constatata radiograficamente la presenza frequente di dislocazioni e fusioni di più processi spinali, processo noto come “kissing spines” ossia vertebre combacianti.
Questo è un fatto, poi ci sono tanti altri aspetti, preparazione mentale, muscolare e così via. Insomma, solo verso i cinque anni, tralasciando in questa sede tutte le altre tematiche, un cavallo è pronto per un certo tipo di lavoro in sella.
Speriamo di avervi stimolato grazie al prezioso contributo di Claudio Saba ad acquisire maggiore consapevolezza riguardo le dinamiche relative alla sellature. Vi riportiamo un'utile sitografia che l'autore ci ha consigliato per allargare le nostre conoscenze in merito:
Alcuni (tra i tanti) siti per approfondire:
http://www.heikebean.com e http://www.equethy.com contengono interessanti informazioni di biomeccanica equina in relazione alla sella.
http://www.gravelproofhoof.org/movement www.youtube.com/watch?v=1b3pJqe9ek Sul movimento del cavallo.
www.thecorrector.net offre tanti dettagli sulle selle, le misurazioni, le problematiche.
In lingua italiana vi sono vari video di Gianni West reperibili su youtube che riguardano tematiche pratiche relative alle selle, soprattutto americane.
http://www.equinetherapy.co.nz studi clinici con termografie dei danni arrecati dalla sella.
http://naturalbalancetrim.com contiene un approfondito studio sull’impatto e l’influenza delle selle nel movimento del cavallo.