In libreria il libro "I nativi americani e il cavallo"
Esce finalmente in italiano (nell'ottima traduzione dal francese di Milvia Faccia) il volume del 2001 di Maria Franchini "I nativi americani e il cavallo" (pag. 286, E. 27,50, Edizioni Mediterranee).
L'Autrice è una giornalista e scrittrice dai multiformi interessi, che ha pubblicato numerose ricerche dedicate al cavallo e all'etologia equina.
Questa che presentiamo è una ampia sintesi storica e antropologica del rapporto complesso tra il cavallo e le tribù amerindie, iniziato con l'arrivo degli europei nel Nuovo Mondo.
In realtà i primi antenati dei cavalli odierni erano comparsi sul nostro pianeta circa 50 milioni di anni fa e si erano diffusi un pò dovunque, scomparendo però dall'America circa 10.000 anni fa.
Per millenni i nativi americani avevano viaggiato e cacciato a piedi, utilizzando per i trasporti i cani. Con l'arrivo di Colombo avvenne la reintroduzione del cavallo nel Nord America e
la conseguente trasformazione della vita dei nativi, specialmente quella dei cacciatori di bisonti delle Grandi Pianure.
Il timore originario delle popolazioni amerindie davanti all'insolito animale, divenne rapidamente ammirazione per la sua velocità, la sua potenza e le molteplici possibilità di utilizzazione che offriva. I cavalli si mossero sui sentieri commerciali dalla California alle Montagne Rocciose, raggiungendo i Navajo, gli Apache, i Kiowa, i Comanche e poi a Nord e a Nordest i Blackfoot, i Lakota, e i Crow. Si trasformò la caccia al bisonte, attività pericolosa e di scarso successo se fatta a piedi, dando la possibilità di accedere a carne di alta qualità e ottime pellicce. Avere cavalli più numerosi e più forti consentì di espandere i territori di caccia e accrescere il benessere delle tribù.
Il periodo d'oro del cavallo indiano durò poco più di un secolo, dal 1750 al 1870, quando terminarono le Guerre Indiane e i nativi furono ristretti nelle riserve. Il libro descrive, anche utilizzando numerosi chiari disegni, l'allevamento, la doma, l'alimentazione, i finimenti, le selle, la cura, la salute dei cavalli da parte degli indiani.
Alla fine di questa intensa breve fase storica i cavalli furono tolti agli indigeni - anche con la violenza sugli uomini e gli animali - in modo da costringere gli sconfitti a rimanere nelle riserve e diventare agricoltori, invece di lasciarli tornare agli antichi sentieri di caccia.
Lucida e vivace la narrazione del senso e del significato dell'uso del cavallo nei riti magici e religiosi delle diverse tribù: in qualità di mediatore tra gli esseri umani e gli spiriti divini, il cavallo era un dono offerto dagli spiriti e per questo celebrato in poesie e storie che raccontano il potere dell'animale sulla natura e sugli uomini.
Un bel testo, emozionante, profondo, analitico, di alto valore scientifico, in qualche modo definitivo, costruito con riferimento ad un'ampia bibliografia, riportata nel volume.