Il genio di Giulio Romano e i cavalli del Duca
QUANDO GIULIO ROMANO (al secolo Giulio Pippi) giunge da Roma a Mantova, una tra le più splendide Signorie dell’Italia settentrionale, l’abile allievo di Raffaello è già conosciuto per la sua attività di valente pittore, ma alla corte di Federico II Gonzaga sarà utilizzato fin dal suo arrivo, nel 1524, come prefetto delle “fabbriche”, soprintendente delle strade e soprattutto come architetto di Palazzo Te. Il Duca intendeva edificare la fastosa residenza suburbana in una zona erbosa chiamata “Teieto” (luogo di capanne?), ubicata dietro i bastioni meridionali della città, in cui sorgevano le rovine di antiche scuderie gonzaghesche. Detentore assoluto per oltre 15 anni di tutte le attività artistiche della Signoria, Giulio Romano diviene per Mantova il più ingegnoso e versatile architetto, pittore, decoratore ed organizzatore di feste. Assieme a numerosi allievi, nel giro di nove anni costruisce Palazzo Te, una dimora regale, residenza estiva del Duca, perfettamente inserita nella natura, le cui sale affrescate con le gloriose imprese dei Gonzaga, le storie di Amore e Psiche e la Gigantomachia, sono un gioiello di scenografici effetti, di complesse iconografie, di eleganze formali. Federico II, politico e mecenate, amante dei piaceri della vita, aveva realizzato a Palazzo Te soprattutto una villa di piacere, dedicata agli svaghi ed agli amori per le donne, ma anche per i cavalli.
Nelle sue scuderie, famose in tutta Europa, possedeva infatti esemplari di razza, che oltre a cavalcare, faceva sfilare nelle parate ufficiali, come quelli che, in occasione della propria designazione a duca da parte dell’imperatore Carlo V, destarono l’ammirazione del sovrano spagnolo sfilando nel giardino del Palazzo, mirabilmente decorati di gualdrappe, come si legge nelle cronache del tempo.
Dopo quasi 5 secoli, grazie all’arte di Giulio Romano, il ricordo di questi cavalli è ancora vivo: infatti, tra le camere del Palazzo la prima ad essere ideata e dipinta fu la Sala detta dei cavalli, la più grande della villa, sulle cui pareti si stagliano le imponenti silhouettes dei campioni delle razze di corte, ognuno dei quali contraddistinto da un nome: Battaglia, Morel Favorito, Glorioso, Dario. Dipinti tra finte architetture e scene mitologiche allusive alle imprese belliche ed alle virtù di Federico, i sei superbi purosangue campeggiano solenni con i nitidi profili, i manti chiari o pezzati. La calma imponenza di Morel Favorito, il bianco mantello di Glorioso, riprodotti così com’erano nella realtà, oltre a rammentare l’originaria destinazione del luogo a scuderie, svelano senza alcun dubbio l’immensa passione del Duca, il quale per blandire il pittore romano al suo arrivo nella città virgiliana, oltre ad una casa ed un lauto vitalizio, gli offrì in dono il suo purosangue preferito, “Luggeri”!