Il cavallo... è un cameo
I cavalli come guest star. Come personaggi di grande statura attoriale, ma senza un ruolo di protagonisti assoluti. Cavalli che interpretano un "cameo", come dicono gli americani. Presenze di rango che danno il là alla storia, e si conquistano un'attenzione privilegiata.
Non avete idea quanti ce ne siano nelle cinematografie di tutto il mondo. E allora ricordiamone qualcuno. Partendo proprio dal cinema italiano. E da un film indicato come un capolavoro assoluto dai critici di tutto il mondo: "Scuscià", di Vittorio de Sica premiato con l'Oscar ( fu il primo film straniero a conquistarlo nel 1948). Troppo facile ricordare che il film racconta le disavventure di due ragazzini che nell'immediato dopoguerra si arrangiano a sopravvivere offrendosi come lustrascarpe ai militari americani, (shoe- shine, diventa, storpiato, scuscià).
Pasquale e Giuseppe, nella loro vita grama e affamata, precocemente matura, coltivano un sogno: quella di comperare il cavallo che vanno a montare a villa Borghese, un grigio di nome Bersagliere. Riusciranno ad acquistare il cavallo, ma perderanno drammaticamente la loro innocenza. Bersagliere rappresenta il sogno di una infanzia accettabile, che i due ragazzini non hanno mai avuto. E quando sul finale il cavallo si allontana, mentre giunge la polizia, è facile capire che ogni speranza è ormai perduta. Gli antichi greci direbbero che Bersagliere è il "deus ex machina" di tutta la vicenda.
Altro film italiano, anch'esso con un grigio: "Il carabiniere a cavallo"; una commedia rosa dei primissimi anni Sessanta, in cui si racconta di un carabiniere (Nino Manfredi) alla ricerca del proprio cavallo d'ordinanza, Rutilio, che si fa rubare per dabbenaggine e che deve ritrovare per evitare arresti e sanzioni. Grazie al suono della fanfara il cavallo Rutilio riuscirà a fuggire e a liberarsi da solo, e così il carabiniere potrà finalmente impalmare (di nascosto: allora la regola prevedeva che per ottenere il permesso di sposarsi fossero trascorsi 15 anni di servizio attivo) la propria fidanzata. Anche in questo film, lieve ma divertente, il cavallo - che vediamo soprattutto alla fine - impersona un sogno di libertà, sacrificato alla disciplina e agli obblighi della divisa. Il film ebbe un sacco di guai con la censura, che non considerò "dignitosa" la disavventura del povero carabiniere.
Altro cavallo con un grande cameo in uno dei primi film italiani a colori è il galoppatore Attanasio, che - come dicono i teatranti - è "sdraiato sul titolo": infatti il film in cui compare si intitola "Attanasio cavallo vanesio", protagonista Renato Rascel, nei panni di un fantino che in sella al cavallo Attanasio vince il Gran Prix, riuscendo poi a sposare l'amata ragazza . Il film è la trasposizione - per la verità piatta e senza alcuna verve- di una commedia musicale di Garinei e Giovannini che nei primi anni Cinquanta ebbe un grandissimo successo.
Passiamo le Alpi e andiamo in Francia con una sequenza da antologia di un film intitolato "Il colonnello Chabert", tratto dall'omonimo e bellissimo racconto omonimo di Balzac, e interpretato da un meraviglioso e autunnale Gerard Depardieu. La sequenza davvero fuori dall'ordinario è quella della carica di cavalleria della battaglia di Eylau. Forse un po' magniloquenti, le immagini di uno squadrone di cavalli che caricano e vengono filmati al rallentatore, rimandano a certi quadri del pittore David. Due minuti epici e potenti, che allagano gli occhi dello spettatore (e che si trovano anche su you tube).
Volendo chiudere questa breve galleria di camei con immagini meno tragiche, ecco invece due sequenze made in USA: la prima è la breve canzone cantata da tre cavalli nel delizioso film di John Landis intitolato "I tre amigos", dove si racconta di tre attori del cinema muto, ormai disoccupati per l'avvento del sonoro, che vengono ingaggiati dai contadini di un paesino messicano per cacciare i banditi del luogo. La trovata è che i tre attori credono di andare a fare uno spettacolo, mentre invece si trovano alle prese con dei banditi veri.
Ma il vero, indimenticabile cameo ironico-avventuroso è quello del tranquillo cavallo di pattuglia rubato e poi montato dalla spia Schwarzenegger nell'indiavolato "True lies" di James Cameron: sulle orme di un terrorista in fuga il povero cavallo, spronato da Schwarzy, si avventura in un ascensore che punta ai piani alti di un grattacelo, ma quando il suo indiavolato cavaliere gli chiede di saltare nel vuoto... giustamente si pianta. Cavallo si, ma scemo certo no.
E poi, come non ricordare i cavalli che rubano la scena a Sterling Haiden in "Johnny Guitar"; che portano in giro per il Kenia Meryl Streep; che ballano a Central Park sulle musiche di Hair ... la verità è che sono troppi. Ci vorrà almeno un'altra rubrica.