Il cambiamento posturale nella conversione a sella di un ex cavallo da corsa
Un'attività spinta per la corsa, come qualunque altra estremamente specializzata e ripetitiva, plasma la muscolatura e la postura dell'atleta, portandolo a specifiche caratteristiche e compensazioni. La spinta propulsiva implica un lavoro in forte estensione del dorso, quindi un particolare utilizzo del bacino al fine di estendere e poi flettere alla massima possibilità le articolazioni posteriori. Questo implica uno sviluppo diseguale tra glutei e muscoli della coscia, la prominenza della punta del sacro, e una zona lombare che, per compensazione, è il tasto dolente della schiena di questi cavalli.
Gli anteriori devono sorreggere il carico della massa così spinta in avanti, lo sforzo che ricade su queste articolazioni è notevole, l'incollatura, per correlazione, partecipa a tale "super lavoro". Questi cavalli, ottimizzano la velocità spingendosi fortemente sulle spalle, così il garrese assume spesso una posizione più bassa, io dico come “incassato tra le spalle e la cassa toracica”, meno rilevato rispetto alla conformazione, che comunque è naturalmente diversa da cavallo a cavallo e appare diversamente nelle varie fasi di sviluppo del puledro.
Molti Purosangue ritirati dalle corse appaiono bassi di spalle, alti di anche, con un collo muscolarmente forte alla base ma apparentemente corto e più o meno rovescio, Keep On Search manifestava tutti questi aspetti solo un anno fa. Questo modo di utilizzare il proprio corpo è agli antipodi di quello che si ricerca in un cavallo da sella, in cui si deve (si dovrebbe) dare la priorità alla capacità di portare il peso del cavaliere senza che ne venga logorato. Ricordiamoci che questi sforzi sono inoltre rivolti a soggetti in età giovanissima, come avviene anche in altre discipline, quando il fisico dell’animale è ancora in fase di crescita e particolarmente influenzabile da gestione ed attività svolta.
Il discorso che vi faccio non è un attacco all’ippica ma un’attenta analisi di come il fisico di un atleta si plasmi in base al lavoro che svolge. Lo stesso avviene nel contesto umano in cui lavori particolari o anni di allenamenti spinti in una direzione, si vedono sul fisico delle persone, ma oso dire, spesso, si riflettono anche sul piano emotivo e su quello caratteriale. Il mio caso di studio in questo momento prevede l’ex cavallo da corsa, ma potrei descrivervi le corrispettive conseguenze posturali di varie discipline, soprattutto se praticate senza prevedere una ginnastica compensatoria delle strutture tipicamente più sollecitate. Gran parte del mio lavoro di riabilitazione posturale ed addestrativa, infatti, è volto proprio a correggere le conseguenze del precedente lavoro in soggetti considerati difficili o caratteriali. Nella mia esperienza con i cavalli, la correlazione tra postura, gestione e comportamento manifestato, è talmente forte da non permettere una concreta risoluzione dei problemi senza analizzare questi aspetti nel loro insieme. Sicuramente non è una via facile ma è la più concreta per aiutare il cavallo nel suo insieme a non rientrare successivamente in schemi motori sbagliati, o a manifestare loop comportamentali che pensavamo di avere risolto concentrandoci solo su questi.
Torniamo alla nostra Keepy, una giovanissima Psi che, a novembre del 2020, uscita dalle piste prima dei 4 anni, manifestava anche molto alte rispetto al garrese, sacro prominente e collo apparentemente corto rispetto al tronco. Agendo non solo sulla postura ma sullo stile di vita in generale della cavalla, la priorità è stata data alla transizione a paddock e poi al pascolo estivo, alla progressiva sferratura e introduzione sociale con altri cavalli. Ovviamente è stata anche affrontata una transizione alimentare non indifferente, per passare dal regime in piena attività a quello di cavallo non agonista.
Per quanto il cambiamento sia fatto con mille attenzioni, i cavalli rispondono in maniera diversa in base alla loro sensibilità e adattabilità. In Keepy ci sono stati dei prevedibili cambiamenti: prima una perdita di muscolatura e un leggero dimagrimento, poi la ripresa delle condizioni fisiche parallelamente al raggiungimento di un suo equilibrio psicofisico, fino ad essere veramente così grossa da far sì che una mia amica mi facesse notare che “Questa cavalla sembra più una zucca che un cavallo”, riferendosi anche al suo colore estivo, sauro “arancione” appunto. In questo picco di rotondità, la cavalla è arrivata a mangiare solo ottimo fieno a volontà e una integrazione minerale vitaminica calcolata sulle sue esigenze, era giugno/luglio 2021. La debolezza della zona lombare era stata sostituita da un dorso particolarmente forte, adattato all’ambiente di montagna in cui viviamo, il bacino era meno prominente ma sempre visibilmente a “punta”, il garrese ancora ribassato e il collo, come mi fece notare un collega con mio silenzioso disappunto “Ha proprio un bel collo tipico da Purosangue” (riferendosi ovviamente a una tipologia di PSI, non possiamo certo fare di tutta l’erba un fascio), che tradotto mi suonava fastidiosamente, se pur con le migliori intenzioni, così: con una forte attaccatura alla base e corto nel suo insieme.
Oggi le anche di Keep On Search appaiono meno alte rispetto al garrese, le due estremità si sono pareggiate, il collo è sempre più lungo e armonico, con un’attaccatura della testa e della base dell’incollatura equilibrate, forti ma non ipertrofiche, esattamente come si vorrebbe vedere in un bel cavallo sportivo da sella. Queste attenzioni le ho sempre condivise e portate avanti con l’amica Alessandra Dal Pan, Equine Body Worker. Abbiamo analizzato la cavalla insieme durante diversi stadi e faremo sicuramente un nuovo punto della situazione alla fine anno. L’aspetto che stiamo tenendo d’occhio ora è la nuova biomeccanica di Keepy, che ha imparato ad estendere l’incollatura mantenendo l’impulso e il ritmo, ma ancora non lo propone sempre in maniera stabile durante il lavoro. Il fatto che la cavalla abbia imparato autonomamente, ovviamente con il giusto aiuto tramite l’addestramento, la postura corretta per permettere l’elevazione del garrese e la corretta azione del posteriore, è il fattore che le ha permesso di cambiare così velocemente a livello posturale e muscolare. Infatti c’è una grande differenza tra imporre una posizione e fare invece in modo che il cavallo la apprenda e la integri nei suoi schemi motori di tutti i giorni, paddock compreso. E’ anche normale che non riesca sempre ad essere stabile, a volte i vecchi schemi vengono fuori, che sia per fatica o per ansia, è facile tornarvi, ma è come se ogni volta sia una occasione per risolverli e rinforzare l’apprendimento del movimento corretto.
In termini pratici, non solo ha dovuto apprendere ad estendere l’incollatura, ma a farlo senza rallentare aprendo il dorso prima, poi senza alzare le anche più di quanto facesse con le spalle (come una panca su cui ci sediamo ad una estremità, rappresentate le spalle del cavallo, facendo rialzare l’estremità opposta, rappresentante le anche). Lavoro su questi aspetti da terra, in libertà e alla corda, da sella in rettangolo e in passeggiata, sia da terra che da sella. Quando trova la soluzione, collo e dorso sono perfettamente connessi, le spalle non sono sovraccaricate e le anche sono equamente flessibili nel loro gioco di propulsione/ingaggio, la cavalla sobbalza tanto davanti quanto dietro, il trotto diviene più ampio, leggero ma potente. Tornando a termini terra a terra, ora ho una cavalla che è una bomba, fantastica, e da qui ai prossimi mesi potrebbe veramente avere fatto il salto di qualità sotto tutti gli aspetti che cercavo, poi si tratterà “solo” di andare avanti nel programma, quello che amo di più, l’equitazione classica. Vi sembra complesso? Certo, è una bella sfida fare le cose per bene, ma vi assicuro che investire un anno di tempo su un puledro di 4 anni, magari ritirato dalle corse, non è tempo perso e non è certo poi così “tanto tempo”.
Giulia Gaibazzi www.equitazioneinarmonia.it