Il Gran Premio Milano, una corsa in crescita
Per tutto il “secolo breve” , nel mondo del Turf italiano il Gran Premio di Milano ( prima edizione 1889) sostanzialmente è stato la “ Corsa” , senza nulla togliere ovviamente a quel gruppo di prove di alta selezione che sono state da sempre il fulcro della selezione italiana e ci riferiamo chiaramente alle Classiche per i tre anni e tra i due anni, al Gran Criterium pur se il “Senatore” ha sempre considerato anche il Chiusura come corsa importantissima.
La storia del Milano è lì a testimoniare tangibilmente che la predilezione del Mago di Dormello era molto più che fondata e, attenti bene, anche la sua evoluzione nel tempo quanto a lunghezza della corsa è emblematica di quella del nostro Galoppo.
Il Milano fino alla metà del 900 si è disputato sulla distanza dei 3000 metri, espressione di un Turf , anche su scala internazionale, figlio dell’ottocento pur partecipe della lenta ma progressiva evoluzione che ha scandito il volgere degli anni che appunto in quella metà degli anni 70 lo videro accorciato sui 2400 ed ora da quattro anni è sui 2000 metri.
Il Milano degli anni ruggenti, dal 20 alla fine dei 50, sui 3000 metri ha rappresentato insieme momento finale elevato nel percorso di un atleta ma nello stesso tempo anche trampolino di lancio verso conferme internazionali. L’albo d’oro ci consegna nomi immortali del Turf e molti sono appunto espressione della produzione di Federico Tesio.
Il primo a vincere per il bianco crociato di rosso fu Fidia nel 1909 e poi, tra gli altri , vennero Rembrandt, Burne Jones due volte, Scopas, Apelle, Cranach due volte, Cavaliere d’Arpino, Navarro, Donatello, Nearco, Niccolò dell’Arca, Tenerani, Astolfina, Antonio Canale, Toulouse Lautrec ma possiamo ascrivere al genio di Tesio senza dubbio Botticelli, Ribot e Braque.
Tutto ciò fino a fine anni 50 , periodo che vide anche le affermazioni di altri campioni del nostro galoppo che confermano la grandezza della “Corsa” : Ortello, Sanzio ( allevato comunque da Tesio), Crapom, Archidamia e suo figlio Arco, Orsenigo, Macherio, Fante, Gladiolo, Neebish, Sedan , Exar, al netto di quelli che non citiamo.
E’ straordinaria la serie di campioni che vincendo il Milano hanno anche detto di se stessi in contesti internazionali poiché, giova sempre rammentarlo, ogni calendario di corse deve essere funzionale alla selezione. Praticamente quasi tutti questi vincitori di Milano hanno acquisito un risalto e una linea internazionale e tra loro c’è ovviamente il cavallo dei due secoli ovvero Nearco, imbattuto e stallone che , nel tempo, attraverso i suoi discendenti, è dominante nel mondo.
Fino alla fine del periodo sui 3000 , inevitabile scelta squisitamente tecnica al passo con i tempi quella di portare la Corsa sui 2400, l’albo d’oro ci segnala ancora dei nomi notevoli come quelli di Mexico due volte come Marco Visconti ma vinse il Milano anche Prince Royal che trionfò a Parigi e sono stati egregi anche Stratford, Veronese, Weimar.
La bontà della scelta tecnica di passare ai 2400, in perfetta sintonia con la evoluzione internazionale delle distanze di selezione ( i summit in quegli anni erano l’Arco di Trionfo e le King George) sono i nomi preclari che affollano l’albo d’oro vale a dire Orsa Maggiore e subito dopo Star Appeal che poi vinse l’Arco e Sirlad , il campione.
Per due volte vinse Tony Bin , altro laureato di Parigi, seppe trionfare anche Tisserand che nel derby aveva sconfitto Carrol House un Arc winner. Hanno impresso il loro nome nel Milano cavalli del calibro di Falbrav, Electrocutionist, Shantou, Endless Hall, Paolini, Quijano, Voilà Ici, Jackalberry e si tratta sempre di cavalli che , passando dalla “ Corsa”, hanno ottenuto notevoli risalti internazionali.
Il vero dna del Milano è quasi sempre dunque stato quello di essere passaggio italiano più elevato per poi ottenere successi nel contesto della selezione internazionale .
Negli anni dieci dei 2000, purtroppo il rating in discesa progressiva ( queste note non vogliono essere analisi della crisi qualitativa delle nostre corse di selezione) ha determinato perdita di status nel contesto delle Pattern fino a porre al nostro mondo del Galoppo il problema di cosa fare e come intervenire per dare al Milano la chance migliore. E’ di ciò appunto che vogliamo discutere.
Posto che la corsa non poteva restare sulla distanza dei 2400 metri , indipendentemente da valutazioni tecniche ma poiché il suo rating era in costante calo e quindi avrebbe determinato una ulteriore perdita di status , il nostro galoppo doveva quindi trovare qualche soluzione . In realtà non potevano che essere due. La prima sarebbe stata quella di un ritorno al passato , ovvero ai 3000 metri, ma in una ottica diversa, fare del Milano sui 3000 il primo ricco step , seguito poi dal francese Kergolay e dalla Coppa di Goodwood ( opportunamente tagliata di ben 1000 metri e portata sui 3200 ) verso una eventuale selezione europea in prospettiva Melbourne Cup di novembre.
Sarebbe stata soluzione utile nei tempi brevi ma certamente meno in linea con una visione autenticamente e internazionalmente al passo con i tempi che , come è noto , hanno eletto mediamente ( eccezione indiscutibile quella dell’Arco di Trionfo) la distanza tra il miglio e soprattutto i 2000 come quella a raggio maggiore per operare la selezione. Quindi la scelta di portare il Milano sui 2000 metri la possiamo definire quasi obbligata per provare a risalire , pian piano, dal gruppo tre in cui attualmente si trova verso status maggiore. In primo luogo quindi non c’erano altre soluzioni e in secondo ci è subito sembrato che questa scelta dei 2000 avesse una valenza tecnica apprezzabile a prescindere, l’unica in ogni caso che, nel tempo, avrebbe potuto permettere alla corsa ( attivando nuovamente un circuito virtuoso per promuovere le nostre corse) di risalire la china e soprattutto di svolgere un consistente ruolo selettivo e qualitativo nel panorama delle nostre corse e , è l’augurio, anche in quello internazionale.
Confronto intergenerazionale , di fatto il nostro Milano , in piccolo per carità, ha il ruolo che , al massimo livello e nel periodo , ricoprono le Eclipse . A noi sembra una scelta ineccepibile e , sinceramente , non comprendiamo le obiezioni, talvolta anche vistose ma senza indicare altre soluzioni, che le sono state mosse.
La prima edizione data 2020 anno pandemico e purtroppo non è stata suffragata da esito qualitativamente incentivante ( vittoria di Durance) ma già nel 21 il nome di W,ally capace di raggiungere il 115 personale, segnava un discreto miglioramento, seguito alla edizione di Cantocorale e finalmente da quella appena disputata che , dopo i primi tre anni interlocutori, sembra confortare al meglio la scelta generosa e coraggiosa che è stata attuata. Infatti il valori di rating espressi dal Racing Post, grosso modo alla fine saranno più o meno identici a quelli ufficiali, ci consegnano un Milano oltre il rating di gruppo due , valutazione complessiva di 113,5, estremamente lusinghiera e appagante che suona come viatico a continuare sulla strada intrapresa con sempre maggiore impegno poiché con altre due ulteriori edizioni dello stesso conio certamente il nostro Milano potrà ridiventare almeno di gruppo due.
Nel dettaglio Best of Lips ha ricevuto dal Racing Post un valore di ben 115 nella corsa mentre quello di Goldenas , importante è stata la sua partecipazione perché muoverà in maniera utile anche i valori del derby, è stato di 114 che è lo stesso del terzo arrivato See Hector mentre al quarto, Queroyal, è stato assegnato un valore di 111.
Guai a fermarsi, incuranti delle critiche a volte incomprensibili e molto ingenerose, il nostro Turf deve darsi come obiettivo assoluto quello di sfornare altre due o più edizioni in linea con quella appena disputata del Milano. Avanti cosi !