Il fascino antico del Gran Premio di Milano
MILANO. Domenica prossima i cavalli del Gran Premio di Milano torneranno al tondino. Nonostante la distanza accorciata e la retrocessione del suo status resta immutato il fascino di una corsa al galoppo che ha fatto la storia di San Siro e dell'ippica italiana intera.
Probabilmente l'età d'oro della corsa e' un trentennio che va dal 1926, l'anno di Apelle, a quel 1956 che vide sul green milanese la galoppata di Ribot. Anni in bianco e nero, cartoline da sfogliare ancora per non perdere le nostre radici.
Apelle apre l'epoca di un Milano che si correva sui 3000 metri della pista grande di San Siro, con la suggestiva partenza davanti alle tribune. Era nato nel 1923 quel figlio di Ardanapale e fu il primo cavallo sopra la media del Senatore, un passista sopraffino, senza cambio di marcia ma capace di galoppare su ritmi proibiti per gli avversari.
Le due edizioni successive sono dominate da un altro purosangue di Tesio, l'ottimo Cranach. L'edizione del 1929 illustra la classe di Ortello, un sauro da Teddy montato da Paolo Caprioli per i colori di Giuseppe De Montel.
Nel 1930 appare sulla scena una delle meraviglie del Senatore, Cavaliere d'Arpino. Dal 1932 con la partnership tra Tesio e Incisa i colori saranno quelli della Dormello Olgiata, ecco svettare sul traguardo della grande corsa milanese Donatello (1937), Nearco (nel '38) e nel 1941 un suo fratellastro Niccolò dell'Arca (da Coronach e Nogara, appunto la madre di Nearco.
La serie nel Milano della casacca 'blanc et rouge' prosegue con Tenerani, laureato dell'edizione del 1947. Il Senatore nella sua formidabile ricerca stra costruendo il purosangue capace di vincere la sua corsa dei sogni, che era la Gold Cup di Ascot, quella che il genio piemontese riteneva la race della selezione assoluta. Con Tenerani fa le prove generali perché il futuro padre di Ribot si distingue in Inghilterra sul miglio e mezzo delle Queen Elizabeth Stakes per poi confermare la sua stamina allungando ai 4200 della Goodwod Cup, che lo laurea cavallo di livello internazionale.
La ricerca del Senatore troverà il suo compimento con Botticelli. E' figlio di Buonamica (da Niccolò dell'Arca) e di Blue Peter, un sire che sia in linea materna che in quella maschile vede scorrere nelle vene il sangue di St. Simon, quello che gli studi di Tesio avevano individuato nel fuoriclasse assoluto. Botticelli vince il Milano del 1954 e la stagione successiva sarà maturo per la sua consacrazione internazionale, vincendo l'As
Ci sono Mario Incisa e la contessa Orietta a riportare al dissellaggio il vincitore, Tesio non c'è più, ma il sogno che aveva immaginato si è realizzato. Il successo internazionale della Dormello Olgiata nella grande corsa che fa selezione nel mondo, la Gold Cup, sui 4000 metri, è partito da quel Milano del 1954. Due anni dopo il pubblico di San Siro, elegante e numeroso come non mai, applaudirà l'assolo di Ribot. Sirlad nel 1977, Tony Bin dieci anni più tardi, e il colosso Falbrav nel 2002 accenderanno ancora la fantasia del competente pubblico milanese.
E' il Milano, la corsa che fabbrica i campioni. Domenica ancora una volta, al tondino, i cavalli del Gran Premio per un sogno di rinascita del galoppo italiano. Milano San Siro c'è, con il suo ruolo fondamentale e insostituibile. Centrale, storico e da rinnovare con nuovi investimenti e nuova passione.