I Fratelli Regoli una famiglia che ha fatto la storia del Turf
I Fratelli Regoli ! Meravigliosa indimenticabile icona del Turf. Del fantastico Turf Italiano e internazionale del 900, la nostra “ golden age”. Antonio, Federico e Luigi : straordinaria espressione di superba Cultura e di emozionante Maestria. Una Storia che viene da lontano ma è espressione assoluta di amore e passione per il Cavallo.
Crogiolo di tutta la avventura familiare è stata quella gigantesca Atene del Turf che è sempre stato San Rossore cui il nostro Galoppo deve i fondamentali della nostra Cultura. Il Babbo dei tre fratelli si chiamava anche lui Luigi e, come in tutte le splendide favole, tutto nasce anche questa volta da un incontro , quello che Luigi senior ebbe con Federico Tesio, suo coetaneo.
Luigi veniva da Castel Bolognese e conobbe il Mago di Dormello durante il servizio militare comune nel Regimento Piacenza cavalleria. Innamorati entrambi del cavallo. Tesio convinse Luigi , al termine della ferma militare di ben 4 anni, a lasciare la Romagna e a trasferirsi a Barbaricina. Il Mago sognava già ad occhi aperti, era un vulcano di iniziative e idee. Barbaricina, San Rossore, fu il naturale approdo per entrambi nel momento in cui in fondo qualcosa stava trasformandosi nel Turf italiano che, come tutti sanno, fu tributario per circa 30 anni a partire dal 1880 e dintorni del contributo intellettuale e professionale di allenatori e fantini inglesi che si trasferirono nella macchia toscana.
Stava nascendo il Turf a trazione “indigena” e Barbaricina fu per entrambi un ancoraggio stabile e sicuro : Luigi fu il “governor” stabile delle scuderie di via del Capannone mentre il Mago intanto si sposava , siamo nel 1898, con donna Lidia e insieme comprarono Dormello. Iniziava la strabiliante saga del Turf mondiale!
Anche Luigi nello stesso anno si sposò. Con Giorgina che era la figlia della proprietaria della Locanda al centro di Barbaricina dinanzi alla chiesa. Nel 99 nacque il primo figlio, ovviamente chiamato Federico, ci mancherebbe. Due anni dopo toccò a Luigi , giusto per continuare la amicizia con entrambi i loro nomi e nel 1906 fu la volta di Antonio. Nel frattempo Luigi senior costruì una nuova scuderia in mezzo a quelle di John Rook e Frank Turner ( esatto il papà di Luigi e nonno di Frank).
Sul fatto che Federico e Luigino dovessero fare i fantini e poi gli allenatori non ci fu dubbio, per Antonio, forse su consiglio del Mago, si stabilì che avrebbe studiato ma anche lui alla fine non resistette al richiamo del turf.
Iniziava così una delle più straordinarie Storie del nostro galoppo, una epopea indimenticabile. A sei anni i due , Federico e Luigi, erano già in sella. Intorno ai 15 o 16 le prime scelte. Federico rimase come allievo con Tesio e Luigi passò invece con il Conte San Marzano. Antonio si diplomò ed inizio a fare pratica presso lo studio notarile Rossini a Pisa . Durante il servizio militare anche lui decise di tornare all’ovile, al meraviglioso mondo del cavallo e del resto verso la fine degli anni 20 Tesio era già un mito e , nella sua scia, lo stavano diventando anche i ragazzi Regoli. E lo sono diventati ! Altrochè. Che Storia straordinaria. Beh, ci vorrebbe un libro e non soltanto un paio di pagine di un articolo.
Qualsiasi cosa noi scriveremo farà torto alla loro grandezza. Cercate di emozionarvi lo stesso anche nella aridità di elenchi di nomi di proprietari e cavalli oppure corse, non dimenticate mai che costituiscono la parte stupenda della Storia del nostro Turf con la maiuscola. Antonio è stato il trainer di scuderie dello spessore di Radice Fossati, Visconti, Fiamingo, Vulci, Gibi , Alpe Ravetta e Vallelunga, che meraviglia. E che serie di campioni …. Niger, Adige, Kennebee, Nipissing, Sannita, Lafcadio, Corsaro, Flicka de St Cyr, Tudor, Proteo, Mexico, Clastidio , Metsu, Milagro, Pripjate e forse il migliore che fu Veronese che vinse Milano, Repubblica e Jockey Club .
Pensate che proprio nel Jockey Club del 39 i fratelli occuparono i primi tre posti : vinse Lafcadio di Antonio, fu secondo Vello di Luigi e terzo Procle di Federico. Certo ognuno dei cavalli che avete trovato elencati poco sopra meriterebbe una pagina…. Come quelli degli altri due fratelli.
Luigi allenò i cavalli di San Marzano ( se non erriamo lo zio di Vittorio meraviglioso amico e stupendo allenatore ed insieme uno degli ultimi grandi signori del nostro mondo ippico), De Montel, della Rozzano, della Villaverde, Da Zara, tutte scuderie straordinarie come del resto i cavalli che ha allenato. Il suo capolavoro, meglio il cavallo che forse amò di più fu Diacono che gli diede il derby e soprattutto lo diede al conte Neni Da Zara al termine di un finale strappacuore e, diciamo anche, in virtù di una pazzesca interpretazione di Marcellino Andreucci.
Indubbiamente , almeno per chi scrive, il più eccezionale fu Orsenigo che , in assoluto, è uno dei grandissimi campioni del 900, la cui unica colpa è di essere stato tre anni durante la guerra e dunque costretto a non poter disputare i grandi confronti internazionali. Orsenigo, che De Montel costruì anche sentimentalmente andando a chiudere ideale cerchio della sezione materna “ortelliana” con quella maschile tedesca che proprio Ortello sconfisse nel famoso Arco di Parigi. Orsenigo avrebbe vinto il Paris e forse anche l’Arco di Trionfo. Ne aveva la classe assoluta e nella mente di tutti coloro che ebbero la fortuna di vederlo non ci furono dubbi in proposito. Fu davvero l’ultimo capolavoro di Giuseppe De Montel e , va da se, da noi vinse tutto , si tutto ciò che di classico fu possibile.
Anche Luigi è stato in sella in corsa, pensate che debuttò adolescente nel 1916 e vincendo grazie a Filippino Lippi. Una vicenda agonistica tuttavia di breve durata, dieci anni dopo era già pronto per allenare con nel carniere il Roma di Hollebeck la madre di Ortello. Iniziò con i cavalli del Conte di Chayez e nello stesso tempo con quelli del Conte Giacinto San Marzano. A meno di trenta anni, proprio nel 1930, il primo Derby, esatto il Nastro Azzurro e con Emanuele Filiberto della scuderia Dario Centurini ma aveva già nel carniere a 28 anni anche il Tevere. Emanuele Filiberto vinse anche il Roma .
Dopo questo start straordinario si aggiunsero anche i cavalli del Marchese Zanoletti di Rozzano( lo ricordiamo proprio con la bella corsa per le femmine verso le Oaks) ed anche quelli della scuderia Salaria , in particolare Lub che sfiorò il Derby del 35 e con il quale Luigi seppe compiere magia di artista vincendo il St Leger sui 2800 e poi il Chiusura sui 1400 in pista dritta. Nel 1937 ecco la chiamata straordinaria, Giuseppe De Montel lo vuole suo allenatore e cosi Luigi Regoli si sposta a Milano. La giubba nera con cuciture bianche è un Mito del Turf mondiale e De Montel è stato uno dei tre max quattro rivali straordinari del Mago di Dormello. De Montel morì purtroppo nel 44 ma in quei pochi anni Luigi Regoli seppe plasmare due fuoriclasse, come detto Orsenigo ma anche Macherio. Diamine, Orsenigo dopo il Filiberto trionfò nel Nastro Azzurro in 2.27.1/5 super tempo record. Conquistò poi l’Italia e soprattutto il Milano nello stesso tempo di Niccolò dell’Arca. Ah quel Paris non lo avrebbe mai perduto e neppure l’Arco. La guerra glielo negò. Pensate che per sconfiggere Orsenigo il Senatore in quel Milano celeberrimo ne schierò ben quattro, vale a dire Tokamura, Fortuny, De Nittis, Nicolaus. Orsenigo li seguì comodo e poi li disperse per la pista , vinse di sei lunghezze. Purtroppo è con questa vittoria che si concluse anche la sua carriera.
Macherio non fu da meno : intanto era un Ortello , quindi espressione purissima di casa De Montel. Vinse il Parioli, il Filiberto, anche lui il Milano….
Dopo la guerra il materiale De Montel fu rilevato dai signori Verga, la Ticino, e Luigi ripartì con i cavalli della Collevalle, della Villaverde e del Conte Neni da Zara, un altro dei grandi Signori del Turf italiano. Con Granet vinse la nostra Coppa d’Oro e provò onorevolmente anche quella di Ascot, il sogno per quelle generazioni di ippici. Neebish vinse il Tevere, il Milano e il Roma, con Iroquois Luigi fece suo Il Repubblica e l’Italia ( allora forse era il vero derby che come saprete era possibile solo agli indigeni) . Fastigio vinse il Tevere e poi ecco Talismano, Algaiola, un velocista unico come Charnia Falls, prima anche Erno, Frignano, Luxor e in ostacoli Nordio, Honest Boy e Naturns. Diacono e La Zanzara i due strabilianti capolavori della sua seconda giovinezza.
Ah quel pomeriggio di magia della primavera 1964, noi eravamo lì. Luigi, Diacono e Marcellino Andreucci in sella si fecero beffe di tutti, si inchinò sul palo il seguitissimo Maxim con alle spalle Sion e Old River. Il figlio di Jaddo e Damigella rese felice come non mai Neni Da Zara che coronò, grazie a Luigi Regoli, il sogno della sua vita e di quella di ogni proprietario.
Chissà, forse Diacono nel cuore di “Luigino” potrebbe avere avuto un posto addirittura più importante di un fuoriclasse come Orsenigo per il quale vincere era una formalità. In ogni caso Diacono fu anche secondo fin sui 2800 del St Leger. La Zanzara , una Sea Hawk stupenda fu forse una delle ultime lezioni che Luigi Regoli impartì al mondo del Turf. Un cammeo, di più un capolavoro: Elena e seconda di Oaks e poi trasferita in Usa ribadì di essere vera campionessa.
Anche Federico appese presto la sella al fatidico chiodo, i trenta anni furono una sorta di soglia anche per lui tuttavia in quella dozzina abbondante in cui montò la sua stella fu di una luminosità tale da oscurare quasi tutte le altre. Immenso. Derby a 18 anni con Gianpietrina cui seguirono fino al numero di ben otto Meissonier, Ghiberti, Michelangelo, Melozzo da Forlì, Cima da Conegliano, Lui e Apelle. Vinse due volte il Milano con Burne Jones e con Cranach, cui aggiunse quelle singole di Ghiberti, Scopas e del gigantesco Cavaliere d’Arpino che il Mago sempre considerò il più grande.
Tre volte fece suo il Regina Elena con Giampietrina, Duccia di Buoninsegna e Delleana. Quattro volte il Parioli con Burne Jones, Canova, Ansaac e Delleana. Poker anche nelle Oaks grazie a Giampietrina, Sifadda, Giovanna Duprè, Neroccia.
Se sommiamo le vittorie nelle quattro classiche attuali siamo alla sbalorditiva quota di 19 cui vanno aggiunte anche le quattro ottenute nel St Leger per un massimo di 23. Aggiungiamo tre Omnium, cinque Turati ora Vittadini, tre Italia, tre Amedeo, idem nel Gran Criterium e nel Chiusura. Come per altri grandi cravaches , pensate a Carlo Ferrari, anche Federico ( sempre o quasi in sella a Dormello) aveva problemi di peso faticando a scendere sotto i 55 in epoca in cui i pesi leggeri montavano persino a 45.Con Scopas anche la soddisfazione della Coppa di Maisons Laffitte.
Nel 32 accettò la proposta di Mario e Vittorio Crespi vale a dire la Razza del Soldo ed iniziarono cosi 25 anni di straordinari meravigliosi trionfi come allenatore. Sono gli anni dal 30 ai primi dei 70 in cui i fratelli Regoli in maniera straordinaria hanno contribuito a creare il fantastico retroterra culturale della nostra golden age del galoppo. Un patrimonio di classe, qualità, esperienza , professionalità che si traduce appunto in un solo mirabile termine : Cultura.
Il suo start fu incredibile : Crapom e Pilade. Il primo , Paolino Caprioli in sella, dopo quello di Ortello diede all’Italia il secondo Arco di Trionfo nel 34. Dopo gli anni della formazione nerovioletto, Federico verso la fine degli anni 50 prese in cura i numerosi effettivi della Mantova , altra gigantesca formazione del nostro Turf. Un sodalizio estremamente ricco di successi ma la Mantova ad inizio anni 70 chiuse i battenti ed allora Federico diventò allenatore pubblico ( anche il Soldo aveva chiuso la sua avventura, stava finendo la golden age) a ben 70 anni suonati.
Furono ancora lustri stupendi, lezioni entusiasmanti , momenti esaltanti con i cavalli della Vedano, di Guest, della Gibi e della Ticino per citarne alcuni. Con Stratford un’altra perla a Baden Baden dove aveva vinto anche nel 38 con Procle e nel 61 con Rio Marin. In Italia il derby con Pilade, Archidamia ( ultima femmina ad averlo vinto e nel 36) con Arco suo figlio, con Gladiolo, Stigliano mentre quello di Rio Marin del 59 era ancora sotto le insegne del proprietario Gino Mantovani.
I Parioli furono addirittura ben otto, di Regina Elena si contano quelli di Archidamia e Dir el Gobi, sono invece sette le affermazioni nelle Oaks, ben nove quelle nel Repubblica e sei nel Milano, cinque nel Turati, altrettante nell’Italia, addirittura 12 nel Sempione poi Federico Tesio, quattro quelle nel St Leger, altrettante nel Di Capua prima Besnate, poker anche nel Jockey Club e nel Gran Criterium, sei volte nel Tevere e sette nel Chiusura secondo gli insegnamenti del Senatore ed infine sei volte a bersaglio nel Roma più tutto il resto ovvero le altre corse di selezione che costellano il nostro calendario.
I cavalli ? Archidamia, Crapom, Pilade, Caorlina, Alberigo, Capo Bon, Rio Marin, Sirte, Arco, Gladiolo, Stratford, Veio, forse i migliori, certamente non gli unici sia chiaro.
Ah, le poche pagine o righe in cui comprimiamo la Storia meravigliosa e coltissima dei fratelli Regoli hanno le fattezze delle mura spietate di un ghetto…. Ne servirebbero ben altre di più … A loro il nostro Turf deve tantissimo, deve soprattutto uno stile , una classe purissima, una cultura meravigliosa che è ancora oggi indispensabile retroterra del nostro mondo . Sono le nostre auree radici, la nostra linfa preziosa nella quale troviamo la forza di continuare ad essere grandi. Guai a reciderle !