Giornalismo, Opposizione e le occasioni mancate
E’ IMPORTANTE avere delle cose da dire. Ma è importante anche saperle dire. Quando capita, invece, di non avere niente da dire e pretendere di dirlo lo stesso, viene fuori sempre qualcosa di irricevibile. Vale a dire che nessuno, tanto meno i giornalisti, è esente da critica. Ma per criticare occorrono argomenti. Forti e sostenibili. In mancanza, tacere è intelligenza. Che non è una condizione dello spirito, ma semplice saper stare al mondo. E non a tutti, pare, è dato. Ma veniamo ai fatti.
Abbiamo dato conto dell’ultima conferenza stampa della Fise, riportando il detto e astenendoci da qualsiasi giudizio sul non detto. Nel contesto degli ormai fin troppo noti conflitti interni, ci saremmo aspettati una iniziativa concreta da coloro che si sono costituiti in Opposizione alla attuale presidenza. Infatti quale miglior ribalta dell’opinione pubblica per ribattere punto su punto le affermazioni del presidente? Quale migliore occasione per dare evidenza alla fondatezza della proprie ragioni di scontro? Non è accaduto. E questo non è un giudizio. E’ un dato di cronaca .
Si obietta, in modo per la verità incomprensibilmente parossistico, ‘non era quella la sede opportuna’. Bene! Allora va ricordato che l’ultima volta che gli associati si sono incontrati nella sede opportuna (assemblea di Camaiore) il presidente della federazione ne è uscito confermato e rafforzato. Se questo non è un problema per l’Opposizione, non può esserlo, di certo, per il giornalismo di settore. L’Opposizione, come tutte le opposizioni che agiscono nel quadro di regole condivise, o è in grado di costruire iniziative sostenute da un progetto di rinnovamento chiaro e convincente, o è pura e innocua testimonianza.
Qualunque sia la scelta, chi fa informazione ne prende atto e ne dà conto. Ciò non toglie che si formi pure una opinione. Alla sua libertà e autonomia esplicitarla se, quando e come più gli pare e piace. Senza tirare la volata a nessuno. In democrazia funziona così. E così funziona Cavallo2000. Se ne facciano una ragione tutti coloro che si ergono a giudici del lavoro altrui senza saper fare neanche il proprio. Per giudicare servono i fondamentali. E non si comprano all’asta.