Flicka, la cavalla che galoppa fra le generazioni.
Ci sono dei personaggi animali - di solito squisitamente antropomorfi – che attraversano molte generazioni di spettatori. Pensiamo alla tenerissima coppia di dalmata protagonista della "Carica dei 101", prima in animazione e poi in carne e ossa. O a Lassie, la collie che per oltre quarant'anni ha campeggiato sugli schermi di tutto il mondo. Battezzando, fra l'altro, l'esordio di Liz Taylor bambina. Ma questa volta, in onore alla rubrica che si intitola "cavalli di celluloide" parliamo di un equino, per la precisione di una cavalla, che alla sua prima apparizione, nel 1953, ha come comprimaria proprio la celebre Lassie: Flicka.
Si parte - come spesso succede - da un libro per ragazzi: "Il mio amico Flicka", uscito nel 1941 a firma di Mary O' Hara, scrittrice (e sceneggiatrice a Hollywood), americana ma di ceppo irlandese. Dopo la morte precoce di sua madre Mary cresce nella fattoria delle zie, con gli occhi immersi nei meravigliosi panorami della Pennsylvania, abitati da una fauna libera e selvaggia, una sorta di "imprinting" immaginativo che mai dimenticherà. Si sposa, si trasferisce a Los Angeles, diventa madre di due bambini, si separa e per tirare avanti accetta un posto di sceneggiatrice alla Metro Goldwin Mayer. Sono ancora gli anni del muto, ma Mary scrive dei film destinati a entrare nella leggenda e ad avere nuova vita nel futuro sonoro: "Il prigioniero di Zenda" e "Bravehart" solo per citare due titoli. Non film d'amore, non commedie brillanti. L'avventura è la sua vera passione. Tanto che con il secondo marito acquista un ranch, dove scriverà molti dei suoi romanzi. Primo fra tutti "Il mio amico Flicka", del 1941. Due anni dopo il romanzo diventa un film, per la regia di Louis King. Il protagonista è un ragazzino, interpretato da Roddy McDowall, che riceve in dono dal padre una puledra sdoma, Flicka, nata da una bizzosa cavalla selvaggia. Il ragazzino riuscirà a intendersi con Flicka, che avrà anche il merito di avvisare l'allevatore della presenza di un puma, salvandogli la vita. Film pedagogico, non particolarmente melenso (in cui - come abbiamo scritto - compare anche la cagna Lassie) che si fa apprezzare per le riprese spumeggianti in technicolor di branchi di cavalli selvaggi. Il gradimento del pubblico fu tale che nel '45 esce un sequel (allora non si chiamavano così) intitolato "Il figlio del fulmine" in cui lo scettro da protagonista viene ereditato da un giovane puledro di nome Folgore. La trama è esile, ma il regista Louis King ( fratello del più celebre Henry King) ha un vero talento nel filmare i cavalli in corsa per le praterie. Tant'è che nel '48 dirigerà un terzo film, inedito in Italia "Green Grass of Wyoming". Anch'esso ispirato a un altro romanzo di Mary O'Hara.
Ma il personaggio di Flicka non ci sta a esser messo da parte. E così ecco nel 2006 (l'abbiamo visto replicato più volte proprio in queste settimane sul piccolo schermo) una nuova, aggiornata versione, intitolata "Flicka - uno spirito libero".
Stavolta la protagonista umana è diventata una ragazzina, svogliata negli studi e a suo agio soltanto in sella. E' lei a incappare in una puledra selvaggia, a portarla a casa, a battersi contro il padre per poterla tenere e addestrare. Lo spirito libero della ragazzina fa tutt'uno con quello della cavalla, che accetta malvolentieri la sella e non ha voglia di obbedire. In questo film si ventila il problema dei Mustang, i cavalli selvaggi che il governo ritiene ormai in sovrannumero, ipotizzando - con l'appoggio incondizionato di Trump - degli abbattimenti. E che per la loro indole poco rassegnata non vengono considerati per la sella. La giovane Katy (interpretata da Alison Lohman, un po' troppo matura per il ruolo adolescenziale ma ben salda in sella) finirà per vedere accolte le sue istanze e accettata la presenza della cavalla che - corsi e ricorsi storici - mette in fuga un puma. Il film ha avuto ben due seguiti per l'home video, inediti in Italia, "Flicka 2" e "Flicka: Country Pride".
Su tutta questa lunga serie di racconti campeggiano due figure ormai divenute leggendarie. La prima è proprio lei Flicka, cavalla ombrosa, abituata alla propria animale indipendenza, disposta a patteggiare e non a cedere. L'altra - in verità meno celebre - è la sua madre ideativa: Mary O' Hara, che appena diciottenne ha lasciato la fattoria delle zie per venire a fare un tour in Europa di due anni, mantenendosi da sola, che ha poi voluto un ranch da cui ha tratto fonte di ispirazione (superando alla guida della fattoria la terribile crisi del '29), e che è morta nel Maryland a 95 anni. Un fiore d'acciaio, un vero spirito libero. Come la cavalla inventata da lei.