FISE, il bilancio in rosso per oltre 7 milioni
Dopo soli dieci mesi dall’assemblea elettiva della Fise, l’Alta Corte di Giustizia del Coni sulla base di un esposto (si presume presentato a settembre da un circolo ippico toscano) ha decretato, come si sa, l’annullamento dell’assemblea determinando di fatto il commissariamento della federazione. Spetterà alla giunta Coni (prevista per il 9 luglio) decidere il nome del commissario chiamato a gestire, per un tempo attualmente non definibile, il mondo dei cavalli da sella e ci auguriamo che i vertici dello sport italiano sappiano riflettere bene sulla scelta da compiere.
Gettando un occhio al quadro dei conti in rosso della federazione, presentati questa mattina da Antonella Dallari in una affollatissima conferenza stampa, verrebbe da pensare che la scelta a rigor di logica dovrebbe cadere su un serio commercialista in grado di fare chiarezza sulla voragine economica lasciata dalle precedenti gestioni federali. La commissione congiunta Coni–Fise infatti ha calcolato, grosso modo, un deficit che supera i 7 milioni di euro: una cifra da record assoluto così come da record sono gli 85 contenziosi accumulati negli ultimi quattro anni e i tre bilanci(2009/2010/2011) mai approvati dal Coni. A tutto questo ha fatto riferimento nel suo appassionato intervento Antonella Dallari rivendicando un percorso “svolto a difesa della politica sportiva, della pulizia e della chiarezza” e sottolineando le enormi difficoltà nelle quali si è venuta a trovare. “La federazione – ha detto la Dallari- da decenni è stata abituata a nascondere la polvere sotto il tappeto, non tutelando né i cavalieri, né i cavalli."
Ed a proposito di cavalli, impossibile non affrontare l’altra decisone presa dall’Alta Corte: quella di accettare il ricorso del Presidente del comitato regionale Fise Lombardia annullandone il commissariamento. Dopo aver proiettato il video incriminato, la Dallari ha rivendicato con forza le motivazioni etiche alla base della sua decisione chiamando “a testimoni” i regolamenti della Fei, l’interpellanza parlamentare della Senatrice Amati ed una lettera inviatale dal sottosegretario del Ministero della Salute Paolo Fadda.
Effettivamente, definire “richiamo dell’attenzione” una tecnica antica e purtroppo tuttora in voga quale la pratica di sbarrare il cavallo risulta essere piuttosto ipocrita. Non è che cambiando nome si riesca a cambiare anche la natura dei nostri atti e quello che è stato compiuto, lo si voglia chiamare come si vuole, è e resta una atto di grave maltrattamento nei confronti di un animale inerme e forse (ahi lui) fiducioso nel proprio cavaliere.
Certo, per dirla con una frase fatta molto in voga di questi tempi “le sentenze non si discutono”. Certo bisognerà comunque aspettare di conoscere le motivazioni della sentenza Coni per esprimere un giudizio definitivo. Resta il fatto che a traballare sotto questa sorta di tsunami è l’immagine stessa del nostro sport ed a “perdere la faccia” rischiamo di essere tutti, noi compresi, che i cavalli siamo soliti cercare di montarli nella correttezza e nel rispetto.