FISE. Candidature e riforme che non convincono
Caro Direttore, cerchiamo di vederci chiaro. Credo che tutti si sia concordi nel ritenere che la circostanza del Commissariamento della FISE è indicativa di una crisi culturale del modo di gestire la federazione con accordi e intrallazzi. A partire da novembre dell'anno scorso, in occasione della FieraCavalli di Verona, abbiamo dato vita ad un processo di revisione della gestione del nostro sport, ne abbiamo identificato le aree strategiche ed abbiamo concorso a raccogliere idee progettuali per un programma da portare avanti nei prossimi anni, abbiamo inoltre indetto le primarie per designare candidati alla presidenza ed al consiglio.
In questi ultimi mesi, di fronte ad una presunta data di assemblea elettiva, sono venute fuori tre candidature e forse una quarta è già al nastro di partenza. Queste candidature sono venute fuori perché i personaggi che le hanno presentate ritengono di poter far qualcosa per la federazione.
Il profilo delle persone che si sono ufficialmente candidate, ed anche di quella che si candiderà, è quello di persone che hanno avuto ruoli importanti nella vita federale ed incarichi a vario titolo nelle precedenti gestioni federali. Corre l'obbligo di porsi una prima domanda: è possibile che queste stesse persone che hanno accompagnato il degrado culturale degli ultimi 15 anni possano ora cambiare davvero?
Possibile che in questi giorni, dopo l'approvazione del bilancio 2013, dicano che va tutto bene? Che la Federazione è sana? Che la candidata uscente rivendichi il ruolo di risanatrice? E la base che chiede di essere ascoltata da anni (tesserati, genitori e centri), la degenerazione dei comportamenti, i casi di giustizia "ritagliati" come un'opera di sartoria, le cambiali pagate nell'assegnazione dei posti? Tutta "fuffa" inventata? Altra domanda: possibile che nessuno dei candidati ufficiali si indigni e rivendichi il ruolo di autonomia federale di fronte "all'imposizione" di una riforma statutaria voluta dal Coni? Intendiamoci, per autonomia intendo quella giusta marginalità dovuta alla nostra peculiare federazione che ha due figure a praticare lo sport, l'uomo ed il cavallo/atleta. Voglio fare un esempio, nella nuova riforma della Giustizia sportiva, a far parte dei giudici sportivi nazionali sono ammesse ulteriori categorie professionali come i notai, i commercialisti ed esperti contabili, ora una domanda sorge spontanea ma queste figure cosa mai ne capiscono di doping sui cavalli? E' l'ingresso ad una tavola a cui devono sedersi tutti per motivi clientelari? Tutte le persone delle categorie espresse saranno prese anche da gente in pensione, ma non dovevamo fare largo ai giovani?
Sono altre le cose incongruenti con la nostra Federazione che ho rilevato, i giudici di stile o ancora quelli di equitation, che pur fanno parte dei collegi giudicanti e contribuiscono con le loro valutazioni alla classifica finale di tante categorie che devono scegliere se fare l'atleta o giudicare, ma dovrei scrivere altre pagine in un linguaggio troppo "legalese" e dunque noioso.
In definitiva da una parte abbiamo una linea di continuità col passato con qualche idea e slogan di cambiamento scopiazzata e dall'altra un movimento nuovo nato dalla base che vuole "riformare e discutere" anche col Coni su base delle effettive necessità dell'intero comparto equestre, dei tesserati sempre più privati di diritti insieme al cavallo. Scrivo come candidato alle primarie, in procinto di sciogliere la riserva quando avvieremo le votazioni nel prossimo mese di ottobre, come del resto avevamo indicato nella nostra timeline, con la coerenza di chi vuole portare avanti una progettualità.
Cordialmente
MASSIMO ARCIONI