Fieracavalli, una manifestazione contraddittoria che va ripensata
Quest’anno Fiera Cavalli Verona è stata senza dubbio una buona occasione per uno spunto di riflessione sullo stato attuale del mondo equestre. Non è molto che sono nel mondo dei cavalli e non sono ne’ un addestratrice ne’ un istruttrice. Mi ritengo come molti un’appassionata di questi splendidi animali. La mia riflessione riguarda una discrepanza fra ciò che ho sentito e ciò che ho visto con i miei occhi. Durante la manifestazione ho partecipato a diversi convegni e ho potuto ascoltare persone di gran pregio, e come ovvio alcune con posizione condivisibili più di altre, ma questa è un’altra storia. Tutti gli interventi hanno avuto un punto comune … il benessere del cavallo. Sono stata molto colpita da quanto ha affermato uno dei relatori il quale sosteneva che a differenza di altri animali la sofferenza del cavallo è silente. Questo affascinante animale non manda sempre segni chiari ed espliciti della sua sofferenza e quindi è necessario imparare a conoscerlo e ad interpretarli correttamente. Per garantire questo stato di benessere si parla di spazi adeguati, di ginnasticazione e di modalità di addestramento. Ci sono grandi cavalieri che hanno lasciato chi più chi meno la propria testimonianza scritta e alcuni concetti non sono poi così diversi da quelli scritti nel 350 a.c. da Senofonte. Trovo affascinante questa continuità perché parliamo di persone che hanno vissuto a contatto stretto e quotidiano con il cavallo anche a distanza di secoli. Senofonte raccomanda di curare cibo ed esercizio per avere un cavallo sano ed incoraggia ad accarezzare il cavallo nelle parti che gradisce maggiormente; Caprilli dice di trattare il cavallo con bontà e maniere garbate fin dall’inizio del suo addestramento e così via; e ancora nel 2015 la FISE pubblica un documento sui principi di tutela e di gestione degli equidi nei cui principi si legge “Il rispetto del cavallo quale essere senziente”. Leggendo queste pagine mi hanno colpito termini quali “accarezzare” “garbo” “rispetto”. E' bello leggere che ci sono principi che sono rimasti invariati nei secoli. Ma questo è quello che ho ascoltato e ciò che ho letto!
Quello che ho visto è tutta un’altra storia e per me è stata fonte di indignazione. Ho visto Falabella ammucchiati in un box, cavalli con fiaccature sanguinolente per l’azione degli speroni, altri trottare o eseguire piaffé su asfalto e in mezzo alla folla. Ancora conduttori che strattonavano la lunghina quando in realtà il cavallo era tranquillo o semplicemente si è girato perché sentiva un altro cavallo provenire da dietro. Cavalieri montare in sella nelle corsie e tentare di eseguire un piaffè mentre le persone si schiacciavano letteralmente sulle porte dei box per evitare di essere calpestati. Allora mi domando dove è il garbo? Dove il rispetto? Saremmo disposti noi a stare quattro giorni chiusi in un box in padiglioni o all’aperto dove si sentono un miliardo di rumori di diversa frequenza? In box che possono essere raggiunti da tutti i visitatori che non si limitano solo a guardare? Proviamo a metterci nei loro panni e immaginiamo di essere continuamente richiamati, toccati, fotografati…. a me sembra più una tortura!!! E voglio estremizzare la posizione perché questo non è molto diverso da alcune tecniche di tortura che vengono praticate su esseri umani! Ma per quelle, giustamente, ci indigniamo tutti! Ma la coerenza dov’è? Ritengo che sia l’atto in sé ad essere sbagliato non l’oggetto dell’azione!
Che fine hanno fatto valori quali dignità e rispetto che sono di derivazione cavalleresca? Il riconoscimento della dignità e del rispetto verso l’altro, cavallo o uomo che sia!! I cavalli eseguono quello che gli viene chiesto, ma non per questo stanno bene. E il rispetto verso l’umano? Non tutti quelli che entrano in fiera hanno esperienza con i cavalli e non sanno come comportarsi. Ritengo che chi possiede o gestisce un cavallo ha l’obbligo morale di preservare il suo animale ma anche la Res Publica intesa come la moltitudine di cittadini che la costituiscono. E la responsabilità è anche educativa! Che esempio viene dato a chi osserva questo modo di considerare e trattare l’altro? L’esempio fa più di mille parole! Questa è un’occasione da non perdere. Non è la manifestazione che va cancellata ma penso che vada ripensata e regolamentata diversamente, perché mi sembra che si stia rendendo evidente una scissione fra pensiero e azione. Ribadisco fiera cavalli è un’opportunità di incontro e di confronto per gli umani ma per i cavalli che valore ha? Allora magari si potrebbero pensare spazi diversi: uno in cui defluiscono le persone e l’altro in cui passano i cavalli. Guardare ed è un bel guardare ma non toccare. Nessuno morirà per non aver accarezzato un cavallo in fiera ma magari avrà la curiosità di andare ad interagire con lui in un contesto più tranquillo in cui veramente c’è spazio per la relazione. Va difesa e protetta la salvaguardia degli animali cavalli e uomini che siano. Non credo di essere l’unica ad aver fatto queste riflessioni, e mi unisco al coro di quanti hanno già provato e che stanno cercando di modificare questa triste realtà.