Europei Salto Ostacoli - Il deprecato ventennio
Il mondo è già così pieno di croci che alzarne altre ed inchiodarci Emanuele Gaudiano o Marco Porro per la disastrosa finale degli Europei di San Siro, è antisportivo e soprattutto inutile. L’Italia dopo vent’anni di batoste è abituata a non portare la squadra di salto ostacoli ai Giochi e poi gli inguaribili ottimisti (ma perchè dargli torto) pensano che se il miracolo a Milano non c’è stato, forse avverrà a fine mese nella finale mondiale della FEI Nations Cup di Barcellona.
Quello che conta è se il deprecato ventennio fuori dai Cinque Cerchi ha insegnato qualcosa alla FISE. Soprattutto in termini di cavalli, perchè questo è il baratro dell’Italia che salta (ma anche del completo e del dressage) non quello in cui è precipitata oggi la squadra azzurra nello storico ippodromo meneghino. Quei pochi soggetti su cui il buon Marco Porro può fare affidamento sono costantemente a rischio infermeria, le scuderie italiane (i proprietari) che rischiano qualche soldino si contano si e no sulle dita di una mano, l’allevamento nazionale c’è ma non si vede e soprattutto non viene chiamato a collaborare e a cominciare a giocarsi la faccia.
Tanto per non far nomi, Bruno Chimirri, un cavaliere che a Piazza di Siena ha fatto alzare in piedi gli spettatori, lavora intensamente con i cavalli Masaf (i sella italiani), perché non chiedergli di iniziare un lavoro federale con gli allevatori, ai quali però bisognerebbe dare oneri ma anche onori di vedere i loro prodotti in azzurro.
Infine, se proprio c’è da parlare degli Europei, ci sarebbe da chiedersi dell’esclusione di Francesca Ciriesi e della sua Cape Coral, un binomio di guerriere che nell’ultima Coppa delle Nazioni a Villa Borghese ha fatto scintille. Chi è stato però a metterle fuoricampo a Milano? i veterinari? Porro o qualcun’altro? Una cosa è certa, senza le “due modenesi” l’Italia si era già leccate le ferite nella Coppa 2022 di Piazza di Siena, anche lì estromesse senza un perchè veramente valido.
Pure stavolta "eravamo pronte a lottare per l’Italia e per la qualifica olimpica” (parole di Francesca) ma niente, “no tu no”. Come cantava Enzo Jannacci, proprio a Milano.