Erika Franceschini, "animale" da palco di grande talento
Adesso, per colpa (cioè merito) della laurea, tocca chiamarla Dottoressa ma il titolo e -letteralmente- la carica più adatta per lei sarebbero "Stella", "Trottola", "Tempesta" o anche "vattelapesca" perché, in fondo, racchiudere in una sola parola la forza e la vita, l'energia, l'amore per l'arte, le forme e il talento di questa ragazza non sarebbe soltanto stupido ma anche impossibile.
Lei è Erika Franceschini, bellezza marchigiana (4 anni fa ha conquistato il titolo di Miss Marche e la finalissima di Miss Italia per la sua Regione) "golosa" e "saporita" più di un'oliva ascolana, fiera delle sue terre e grata alle proprie origini (e all'amore di mamma), divisa però per tempi, passioni e lavori tra Roma e Milano con la prima che l'ha contagiata in calore e più nei termini che nella cadenza e Milano che invece niente, le piace per qualche angolo ma è Erika che prova a infiammarla e, qualche volta, ci riesce.
Una farfalla dai tanti amori, senza tradirne mai neppure uno, dando tutta se stessa per ogni petalo dei suoi fiori, dei sogni che ha fatto, che vive ed ancora ha da fare e inseguire, imparare: le passerelle, le foto, la moda, apparire speciale perché lo si è e prima e per sempre la danza, il cinema (a giugno protagonista in sala con "Finalmente Libera") , il teatro (che studia ed insegna), la musica (quella dei musical da "cantattrice" e adesso come interprete ora leggera, ora sensuale, intensa e profonda di canzoni che arrivano al cuore perché il cuore, a cantare, Erika, ce lo mette davvero".
Ha il dinamismo e la semplicità dei grandi, l'umiltà delle artiste vere, la personalità senza tempo di saper scegliere senza mai rinunciare e il più importante dei superpoteri: la determinazione.
Erika è così femminile "da apparire a tratti illegale" e, insieme, un maschiaccio che se chiudi gli occhi e la immagini la vedi benissimo ballare sinuosa che (non importa se sei uomo o donna) il sangue ribolle e la scena dopo è lì che ti impreca con l'arbitro: "cazzo sei proprio cecato, è rigore"...
In finale, a Miss Ippodromo (dove come prova libera di talento porterà proprio un brano inedito), c'è già stata due volte: una come finalista nazionale (arrivò seconda, battuta di un ciuffo da Alessandra Russo anche perché in una posa un cavallo le spiaccicò un piede e quindi poi niente tacchi) e, l'anno successivo, come presentatrice.
Stavolta si è messa di nuovo in gioco e nonostante avesse deciso di chiudere con i concorsi di bellezza si è ripresentata alle Selezioni perché punto primo (anche se giura che "il risultato non mi interessa") quel ciuffo del ciufolo non le è andato giù, secondo perché appunto c'è da lanciare una bella canzone e terzo perché c'è quell'amore unico, tra tanti amori, per il palcoscenico. Un amore ricambiato in tutto e per tutto.
Il palco ama Erika, eterna bambina che si è fatta donna a colpi di sogni.
Di lei ama i contorni e l'essenza, la passione, la voglia, l'artista...
Perfino la laurea che, in fondo, nessuno è perfetto, Dottoressa...