Duccio Bartalucci, nel Nuovo Mondo con l'azzurro nel cuore
Nato a Modena nel ‘52, romano d’adozione, in oltre mezzo secolo di vita dedicata al Salto Ostacoli, Duccio Bartalucci ha ricoperto praticamente tutti i ruoli: debutta in Nazionale giovanissimo, a Copenaghen nel ‘72 ed é, con oltre 40 presenze in Coppa delle Nazioni tra i cavalieri di punta della squadra azzurra fino al 1997; 23 le partecipazioni a Piazza di Siena, un Campionato del Mondo (Dublino ‘82), 2 Campionati d’Europa (Hickstead ‘83 - Mannheim ‘97) ed il titolo di Campione d’Italia a Salice Terme nel 1980.
Nel mezzo anche un quadriennio da Presidente del Comitato Regionale FISE Lazio Umbria Molise e Abruzzo (1981-1984).
Due volte (1998 - 2006 / 2018 - 2021) CT azzurro con oltre 150 caps all’attivo, nel 2018 mette la firma a Piazza di Siena sulla doppietta capolavoro Coppa delle Nazioni/Gran Premio Roma che mancava all’Italia dal ‘77.
Conclude la sua collaborazione ultra ventennale con la FISE lo scorso 31 dicembre da Direttore Sportivo delle Discipline Non Olimpiche, incarico assunto nel 2015 che lascia insieme ad un bottino di più di 60 medaglie conquistate - tra Campionati del Mondo e d’Europa - dagli atleti azzurri nelle varie discipline (Attacchi, Endurance, Horseball, Polo, Reining e Volteggio).
Il 23 gennaio di quest’anno, la FEC (Federazione Ecuestre de Colombia) annuncia l’ingaggio di Bartalucci - primo tecnico italiano della nostra storia recente a cui viene affidata la direzione della Prima Squadra da una Federazione straniera - come nuovo Commissario Tecnico della Nazionale di Salto.
Come è arrivata la proposta della Federazione Colombiana?
Nell’ultimo anno ho ricevuto diverse proposte da Federazioni straniere, tutte interessanti e che mi hanno davvero lusingato: l’ultima della Colombia, per l’entusiasmo che è riuscito a trasmettermi fin da subito il Presidente della FEC Mauricio Bermudez nonché per la totale sintonia su quelli che entrambi consideriamo valori e regole imprescindibili per pensare di ottenere qualche risultato in questo sport, é quella che più mi ha entusiasmato e che alla fine ho poi accettato.
Un impegno che ha come obiettivo Parigi 2024 ed il sogno della prima qualificazione alle Olimpiadi della squadra colombiana?
Abbiamo firmato un contratto di 2 anni finalizzato alla messa a punto di un modello organizzativo funzionale alla crescita della Prima Squadra. Ovviamente sarà un processo di crescita progressivo, che richiede tempo e che dovrà necessariamente passare per gli appuntamenti a cui prenderemo parte e che testeranno via via il livello raggiunto dai binomi d’interesse federale: Giochi Centroamericani e Caraibici in giugno a Santo Domingo, diverse Coppe delle Nazioni tra Europa e Nord America e soprattutto l’appuntamento più importante della nostra stagione a Santiago del Cile i primi di novembre: i Giochi Panamericani che assegneranno un pass per Parigi 2024 alle prime tre classificate.
Ti trasferirai a Bogotà?
No. I cavalieri colombiani sono geograficamente dislocati in tre continenti: Sud America, Europa e Centro & Nord America. Roma pertanto, resterà la mia base operativa da cui chiaramente mi sposterò nel corso della stagione per seguire tutti gli appuntamenti ed i progetti relativi all’incarico che mi è stato assegnato dalla FEC.
Hai interpretato il Salto Ostacoli italiano come protagonista in tanti ruoli e sei per certi versi considerato insieme ad Arioldi, Puricelli, Moyersoen, Nuti e altri l’anello di congiunzione tra l’epoca d’oro di Mancinelli e dei Fratelli d’Inzeo e quella attuale. Con questa nuova avventura dall’altra parte del mondo alle porte consideri concluso il tuo lavoro qui o il tuo apporto all’equitazione italiana proseguirà sotto altre forme ed altri impegni?
L’Italia è e resterà il mio Paese. Ho appena tenuto da docente un corso di formazione UD2 riservato agli Istruttori di Primo Livello a Pontedera per il Comitato Regione FISE Toscana e ne terrò altri più avanti. Con mio figlio Jacopo, che farà parte del mio Staff con un ruolo chiave anche in questa mia nuova avventura sudamericana al servizio della FEC, abbiamo lavorato e portato avanti diversi progetti qui in Italia che sono prossimi ad essere annunciati; iniziative di carattere privato, nell’interesse dello sport, innovative nel concept e nell’attuazione, finalizzate a supportare economicamente ed incentivare tecnicamente la crescita dei campioni di domani.
La FISE è entrata nell’anno pre-olimpico con la sola qualifica per Parigi del comparto paralimpico ma con buone probabilità di staccare - a 20 anni dall’ultima partecipazione a cinque cerchi con te alla guida della squadra (Atene 2004) - nel Campionato d’Europa in casa, a Milano San Siro il prossimo settembre, finalmente il biglietto per i Giochi anche nel Salto Ostacoli. Una speranza ben riposta?
Me lo auguro sinceramente, da ex CT ma soprattutto da loro primo tifoso. Ho sempre detto di ritenere eccellente la qualità dei cavalieri Italiani, speriamo anche che il fattore “casa” dia alla squadra quella piccola spinta che potrebbe essere d’aiuto a rompere finalmente questo tabù che ci perseguita ormai da troppo, troppo tempo.
Uno degli elementi chiave del tuo modo di interpretare il ruolo di CT e su cui da sempre fai maggior leva è “programmazione”. Viste le distanze come intendi applicarlo in questa tua nuova sfida ?
Cercando di abbatterle o quantomeno tentando di ridurle al minimo.Dobbiamo innanzitutto avere un approccio leale e rispettoso, comprendere le loro esigenze ed instaurare con ciascuno dei cavalieri un rapporto di fiducia.Parlerò singolarmente con ognuno di loro e gli dirò che sono a loro completa disposizione, pronto ad ascoltarli e a condividere una programmazione che possa condurre a dei risultati di squadra negli appuntamenti che andremo ad affrontare nel 2023 e, ci auguriamo tutti, anche nel 2024.Come staff, li seguiremo ovunque e cercheremo di non lasciare mai nulla al caso.
La situazione del Sella italiano sembra destinata alla periferia del salto ostacoli internazionale. E’ giusto così?
Questo è un tema che mi appassiona enormemente e ci sarebbe da parlarne per ore approfondendo tutte le dinamiche del caso. Ad ogni modo, la mia speranza oggi è che il rilancio del Sella Italiano venga riconosciuto come un obiettivo fondamentale da tutti gli organi decisori con voce in capitolo affinché possa diventare un giorno non troppo lontano quel supporto per gli Sport Equestri da cui il nostro Paese non può più prescindere per competere ad armi pari ed in maniera continuativa con le Nazioni leader mondiali nelle varie discipline.