Dormello vince a San Siro, rivivono sogni e speranze
MILANO. Il bianco-rosso di Dormello che torna a brillare sul verde di San Siro, una lunga storia d’amore mai finita, perché ai quei colori è legata la nostra giovinezza, i nostri sogni, le nostre più accese speranze, e il rivederli svettare sul traguardo, è ogni volta una recherche appassionata, un riannodare la storia, che ci ricorda tante figure leggendarie portate via dal tempo, indissolubilmente legate a quei colori: Tesio, Mario ed Enrico Incisa, Vittorio Ugo Penco, Enrico Camici.
La vittoria se l’è confezionata metro su metro Lorenzetta nel Premio Bessero, un percorso tortuoso, passaggi e vachi sfruttati al millimetro, abile e tempestivo Colombi in sella alla grigia, e poi alla fine quel duello incerto e serrato con Sporty Doll, anch’essa meritevole di lode, per la tenacia e il coraggio messi in campo nell‘ultimo tratto. Tu chiamale se vuoi emozioni, ma i ricordi corrono veloci e Lorenzetta ci ha trasmesso un brivido, come nell’epoca d’oro del turf quando bastava il debutto di un rosso-crociato per attirare gente esperta all‘ippodromo, pronta a valutare un puledro, a scrutarne il modello e le assonanze con genitori illustri, e ad applaudirlo sul palo con la mente già rivolta a un futuro di gloria.
Giorno dopo giorno Lorenzetta si è fatta una signora cavalla , 5 anni ben portati si direbbe, generosa e puntuale nelle sue esibizioni recenti, successi mancati di un niente, percorsi talvolta sofferti, ma la certezza, da parte di Santini, di poter contare su una cavalla piena di verve, con la testa nel ghiaccio, seria e motivata, approdata con tutti gli onori alla sua listed. Le tessere del mosaico si vanno componendo, non è facile certo, occorre impegno, occorre accortezza, occorre mestiere, ma il trainer fa egregiamente la sua parte e non solo con Dormello sono arrivate soddisfazioni in buon numero che ne attestano bravura e talento.
Nella quiete di Bolgheri si lavora con impegno e all’ombra dei cipressi i campioni usciti dal guscio non si contano, eleganti e pieni di fascino, purosangue che rubano l’occhio, qualità che traspare in modo chiaro dal portamento e dalla grazia dei lineamenti, e allora il cuore torna bambino se il palcoscenico li saluta vittoriosi come Lorenzetta a San Siro nel Bessero.