Donne e cavalli: un incontro fatto di armonia e bellezza
Se, come dice un vecchio adagio cinese, le donne sostengono una metà del cielo, in un ippodromo sono l’altra parte del turf. Di questo se ne accorse ben più di cento anni fa, Giuseppe De Nittis che alla fine del 1800 si fece interprete della vita mondana. Impressionista, italiano che trovò a Parigi la sua fortuna, levò il suo sguardo dalla pista e in “Alle corse di Auteuil” lo posò su una elegante signora, in piedi sulla seggiola, come usava ai tempi negli ippodromi e la raffigurò così, bellissima e charmant, alle spalle di un uomo, intenti entrambi a guardare una corsa.
Non fu il solo ritratto di dama che De Nittis realizzò in cui le corse sono evocate attraverso gli occhi attenti delle donne che davanti alla dirittura d’arrivo partecipano all’emozione della gara; il pittore coglie come in un’istantanea altri momenti del mondo del turf: gesti più spontanei e naturali come quello di sporgersi sulla pista, chiacchierare sulle tribune o allungare un piede verso la stufa, scoprendo la maliziosa caviglia, per contrastare il freddo di Parigi.
Le donne già allora erano parte di questo teatro dell’ippica e anche se non avevano accesso direttamente alla dinamica delle corse, poterono essere invece teatranti di ciò che più le riguardava da vicino: moda e bellezza.
Solo dopo poco più di un ventennio da quando De Nittis aveva raffigurato la femminilità sobria delle toilette scure delle spettatrici, la rivoluzione della moda era pronta per compiersi e aveva scelto come palcoscenico mondano proprio un ippodromo. L’intuito fu quello della stilista parigina Morgaine -Lacroix che nel 1908 fece debuttare le sue creazioni facendo entrare a Longchamp tre modelle vestite con abiti in Jersey di seta elastici che delineavano i fianchi, fasciavano la figura e addirittura mostravano la gamba fino al ginocchio grazie a uno spacco audace. Siamo lontani dalla figura femminile sobria degli abiti vittoriani ma ciò che fece scandalo, che inalberò le menti più bacchettone e che paradossalmente contribuì ad aumentarne la popolarità, fu la mancanza del corsetto: le donne mostravano finalmente il loro corpo, senza costrizioni, si arrogavano il diritto di farlo e lo fecero proprio qui, in uno dei più importanti ippodromi francesi.
Longchamp non fu solo per quell’occasione passerella per il lancio di nuove mode, anche la famosa Coco Chanel fece indossare una sua creazione proprio qui e così le donne, grazie ai suoi cappellini semplici, si liberarono dei monumentali copricapi sorretti da pesanti strutture e immagino che poterono alzare finalmente la testa e godersi la corsa proprio come sembrano fare le donne ritratte da De Nittis, precorritrici di un cambiamento che di lì a poco avrebbe investito la società e la figura della donna.
In cento anni, gli ippodromi sono stati testimoni di una rivoluzione femminile tutta equestre. Non sono più state unicamente figuranti o accompagnatrici (negli ippodromi francesi potevano entrare nei recinti solo se sposate!) ma sono salite in sella, sono diventate jockette, driver, proprietarie, allevatrici, artiere e, inutile negarlo, in un ambiente così maschile (o maschilista?) come quello dell’ippica, in cui la bellezza può essere un’ombra sulle proprie capacità, ecco, loro, le donne dell’ippica sono rimaste bellissime.
Etimologia vuole che il termine “Amazzone” venga proprio dall’uso delle guerriere di amputarsi il seno destro per meglio tirare con l’arco, per avere una forza maggiore. In oltre cent’anni però le donne negli ippodromi non hanno mai negato la loro femminilità, non si sono private di questa per aver maggiore vigore, tutt’altro, e la bellezza dei cavalli è legata a quella femminile in un rapporto mai antitetico. Sempre esaltante.
Le fantine scendono dalla sella per un tacco dodici, le driver tirano le guide di cuoio con unghie smaltate e noi sulle tribune al derby restiamo a guardarle coi i nostri cappellini e vestiti eleganti e qui poco importa essere procaci o meno, alte, grasse, giovani e agée, negli ippodromi le donne rimarcano il loro diritto di sentirsi belle.
Domenica 10 Aprile verrà eletta Miss Ippodromo e, a detta degli organizzatori, le concorrenti non sono state scelte seguendo criteri di misure o centimetri ma secondo un concetto di bellezza legato al talento, alla sensualità e femminilità.
I concorsi di bellezza, antichi dai tempi in cui Paride assegnò il premio alla dea dell’amore, hanno passato più o meno indenni, battaglie femministe e ciò che ne rimane va ben oltre una donna seminuda (non dimentichiamo però il diritto di vivere senza bustini e strutture sulla testa!), ma la pretesa dei giudici è quella di decretare una bellezza totale, che unisca corpo, mente e in questo caso anche l’amore per i cavalli.
Ciò che invece potremmo domandarci piuttosto è se sia il caso, in tempi tanto bui, di dedicarci a manifestazioni così frivole ma pensateci bene, quello della “pace nel mondo” al giorno d’oggi, non è anche un po’ il vostro sogno? Quanto sarebbe bello se Miss ippodromo 2022 pronunciasse questa frase e oggi sembrerebbe più significativa e attuale che mai.