Donne e cavalli, insieme incontro al destino
C’è sempre uno scarto nel destino di una persona e nell’ippica è il momento esatto in cui una donna diventa amazzone. L’ippodromo può essere solo la prospettiva visiva delle tue giornate eppure un giorno può trillarti il cellulare e in un messaggio qualcuno ti chiede se ti va di guidare un sulky, di correre su una pista di sabbia e, cinghie strette in pugno, di portare il cavallo fino al traguardo per la “Corsa delle Stelle” e tu che sei una atleta, che ami gli animali (proprio da un video con un delfino ti hanno scelta!) ma che nella vita studi Ingegneria e non hai mai considerato il mondo equestre parte della tua via, riesci solo a dire un Sì che cambia tutto. Quel sì che porta il tuo viso dalle riviste di moda a quelle dell’ippica, dal trucco impeccabile a quello sciolto sotto agli schizzi di fango.
E poi c’è un altro destino, quello che ti aspetta, che è attorno a te mentre te ne stai a cavallo già nella pancia di tua madre, stimatissima fantina di galoppo, e tuo padre è un veterinario, allenatore e driver professionista. Un destino che è tuo, ma che devi conquistare per diventare la prima donna del trotto a vincere “Lo Scudetto dei Gentlemen”, il campionato dei guidatori del trotto non professionisti, quello in cui le donne sono così poche che non vengono nemmeno considerate nel titolo che vincono; raramente definite Ladies, più spesso chiamate Amazzoni. Questo è il destino di Jessica Pompa e Elena Villani, amazzoni.
Ci sono opinioni diverse che riguardano l’etimologia di questo termine, una di queste è quella legata al mito delle Amazzoni, un popolo di guerriere che per meglio combattere con arco e lancia, tagliavano un seno alle figlie femmine, da qui a-mazos, senza seno, anche se questa tesi non trova alcun riscontro nell’iconografia. Ai maschi nati in questo popolo di guerriere andava peggio: venivano uccisi, accecati secondo altre tradizioni o ammessi tra loro solo in condizione di schiavi. Il mito delle Amazzoni viene spesso utilizzato dai sostenitori delle tesi matriarcali per cui in queste società il potere, anche politico, era in mano alle sole donne. La più famosa tra le amazzoni della mitologia greca, quella che trova una maggiore rappresentazione artistica, è senz’altro Pentesilea che capì nel momento in cui uccise per sbaglio la sorella Ippolita, che il suo destino era segnato e dopo aver tenuto lontano il suo popolo di guerriere dalla guerra di Troia, accettò la sua fine e sfidò nella sua ultima battaglia Achille.
Jessica e Elena non sono solo le migliori sul sulky, sono donne che affermano in un ambiente tanto mascolinizzato il loro diritto di esserle belle senza che ciò intacchi la loro professionalità (andò peggio a Pentesilea che nel mito fu condannata da Afrodite ad essere violentata da ogni uomo avesse visto il suo bellissimo corpo, e per questo si coprì sempre da un’armatura!) Jessica non è solo la “stella” che batte il campione driver Di Nardo, ma è quella che continua a scalare la classifica delle corse gentlemen rigorosamente “senza frusta” e porta la sua idea di corsa non violenta fino in Parlamento con una proposta di legge, il DDL Primavera, lo stesso nome della sua cavalla abituata a correre e vincere senza frustino, come in Svezia in cui l’uso della frusta è già proibito ai driver e concesso solo per evidente pericolo. Questo modo di gareggiare diventa simbolo anche della necessità di rinnovamento dell’immagine di questo sport e non solo per ragioni legate al benessere dell’animale.
Lo stesso simbolo, “Il Frustino d’oro” che Elena vince nel 2020 facendo la storia come prima donna a potersi cucire lo scudetto sulla casacca, quello che la incorona, grazie a tutti i sacrifici e nonostante le ingiustizie, la migliore guidatrice nel “campionato Gentlemen”, l’amazzone migliore in una gara di uomini…lo dice anche il nome!
Quando i greci crearono i loro miti femminili (come quello delle terribili Lemnie destinate ad avere un cattivo odore dalla dea Afrodite, la stessa che condannò Pentesilea alla violenza degli uomini alla faccia della solidarietà femminile!, e che uccisero tutti gli uomini che le tradirono con le schiave tracie a causa della loro dysosmia) non immaginarono società in cui le donne governano sugli uomini tra uomini, ma comunità di sole donne ed è per questo che erroneamente, come scrive la storica Eva Cantarella nel suo libro L’ambiguo malanno, vengono prese a modello di società matriarcali. Le Amazzoni più che essere per loro un esempio di autorità femminile, sono piuttosto un mito con cui viene “esorcizzato” questo potere con una rappresentazione mostruosa di donne crudeli e guerriere che perdono le loro peculiarità negative solo quando termina la loro separazione dagli uomini.
Le nostre amazzoni in pista sono donne che si distinguono per bravura e capacità in un ambiente maschile, ma che fanno proprio delle loro doti “femminili” la differenza, come l’approccio non violento di Jessica o che si arricchiscono del sostegno “maschile”, come Elena allenata dal padre e sostenuta dal fidanzato che con lei condivide questa passione.
Le donne nel trotto, per quanto la guida sia influenzata da differenze di carico, hanno dimostrato di poter competere con successo in gare miste, e che sono proprio entusiasmanti per questo, perché se è vero che “il fantino lo fa il cavallo”, la vittoria si ottiene anche con qualità che riguardano il mondo più femminile e che vengono esaltate in contesti maschili.
Queste campionesse aprono la strada alle donne nel mondo del trotto, ma dopo di loro il vero successo è che non siano più le sole, che la componente femminile sia costante negli ippodromi e valorizzata al di là della “quota rosa” delle corse di sole donne e che non siano più chiamate solo amazzoni, che vissero sole tra loro, ma vincano in un “Campionato di Gentlemen e Ladies”.
Pentesilea accettò il suo destino ma lo fece suo nel momento esatto in cui capì di dover scendere in campo e combattere, così anche Jessica Pompa, che ha visto cambiare la sua vita con un messaggio social, ha deciso di allontanarsi dalle corse e trasferirsi a Dubai perché un destino ha scelto che lei diventasse amazzone, ma lei se ne è costruito anche un altro diventando Ingegnera. Così Elena Villani che un giorno mi ha detto: “La Lotteria per me è qualcosa di magico” ha corso ad Agnano nella giornata riservata ai non professionisti. Anche lei al destino che era suo e si è costruita.
In tutto questo poi ci sono gli uomini e sapete che destino toccò ad Achille? Quello che uccise Pentesilea in battaglia? Che quando questo eroe la spogliò dell’armatura con cui si era nascosta e la vide in volto, se ne innamorò perdutamente. Ed è questo che deve succedere nel mondo troppo maschile dell’ippica: amare le sue amazzoni, delle loro capacità di guida, del loro intuito, della loro forza e in pista chiamarle Lady!