Imboccatura o non imboccatura? questo è il dilemma
Più volte mi sonochiesta se fosse meglio montare con o senza imboccatura la risposta è sempre stata la medesima. Cosa stiamo montando? Un essere vivente o un oggetto? Il cavallo è un essere senziente che ha una propria intelligenza, un cuore, il proprio modo di comunicare con il corpo.
Io non discuto l'utilizzo dell'imboccatura, poiché questa caratterizza il mezzo per comunicare correttamente con il cavallo. Ciò che non tollero assolutamente è vedere come la stragrande maggioranza delle persone utilizza l'imboccatura come se fosse il freno di una motocicletta, percuotendo e distruggendo letteralmente la bocca del cavallo, il quale, andando in difesa dalla mano insapiente del cavaliere, per evitare il forte dolore contrae la muscolatura bloccando le spalle, rovesciando la schiena, assumendo posizioni antalgiche. E non è raro vedere tali atteggiamenti in gare anche ad alti livelli! Ovviamente, il cavallo in questione è in totale disequilibrio e, oltre al dolore di tutto il rachide, spesso, con il tempo, subisce lesioni ai tendini e ai legamenti.
Queste da me descritte sono solo alcune delle conseguenze fisiche subite dai cavalli, senza contare quelle psichiche dettate da stress, paure, ansie, difese anche gravi, tali da mettere a rischio l'incolumità del binomio.
Allora cosa bisogna fare per evitare tutto ciò? Semplice, bisogna studiare come comunica e come si muove un cavallo. L'etologia equina (scienza che studia il comportamento e la comunicazione dei cavalli) e la biomeccanica (modo naturale in cui il cavallo si muove nelle andature) sono due materie fondamentali che tutti i cavalieri dovrebbero conoscere!
Un tempo, tali materie erano comprese nell'equitazione naturale proposta da Federigo Caprilli. Una intuizione “inconsapevole” visto che nel periodo storico nel quale egli visse l’etologia non era ancora stata riconosciuto come materia scientifica e quindi non poteva essere certo applicata all’equitazione.Oggi, purtroppo, nonostante gli studi di settore, scientifici e non, l'equitazione è diventata commerciale e l'arte equestre, sia essa Caprilliana o Classica, sopravvive in qualche sporadico maneggio dislocato qua e là ed è destinata a scomparire se non facciamo qualcosa per recuperarla.
Ma veniamo a noi e alla domanda con cui inizia il mio articolo: io e mio figlio montiamo senza imboccatura, ma come è possibile, vi starete chiedendo? Semplice, la risposta è nella comunicazione. Il cavallo, oltre a comunicare con il linguaggio del corpo, ha la capacità di imparare ciò che gli viene insegnato attraverso un addestramento fine, basato sulla comunicazione: il principio di "pressione/rilascio" ne è la base.
Non si pensi che basti mettere una capezza per affrontare un percorso di salto ostacoli o una ripresa di dressage, o più semplicemente una passeggiata, perché potrebbe essere pericoloso. L'addestramento in capezza va affrontato con competenza, pazienza, conoscenza, serenità e condivisione, oltre che con connessione ed empatia con il proprio compagno/cavallo.
In estrema sintesi, montare in capezza è molto più difficile che farlo con una semplice imboccatura, sebbene il principio della comunicazione e l'addestramento siano praticamente identici, se affrontati con cognizione di causa. Chi sa utilizzare correttamente una imboccatura può senz'altro, con un minimo di preparazione etologica e biomeccanica addestrare un cavallo in capezza. Chi monta correttamente in capezza può montare qualsiasi cavallo con qualunque imboccatura.
Mio figlio è un ragazzo di 14 anni che sta imparando adesso la monta in capezza e quando si trova in difficoltà torna indietro finché l'esercizio del momento non è affrontato perfettamente o quasi. Solo dopo aver concluso bene un esercizio si passa al successivo elevando l'addestramento di cavallo e cavaliere ed un livello più alto ed una comunicazione più fine.
Noi possiamo senz’altro montare i nostri cavalli con l'imboccatura, ma perché mai dovremmo farlo, se loro rispondono perfettamente alle nostre richieste con una semplice capezza?
L'equitazione, sia essa sportivo/agonistica che amatoriale è fondata sulla reale comunicazione, sul rapporto che si crea con il proprio compagno. Se non si capisce questo vedremo sempre strattonate in bocca, frustate, calci in pancia e sul costato, cavalli rovesciati, incappucciati, contratti, bloccati, zoppi, in difesa, rassegnati, tristi e morti nel cuore.
Ecco perché monto in capezza perché voglio dimostrare al mondo, anche al mio piccolo mondo attorno a me, che montare con amore e con rispetto il proprio compagno deve essere il cuore e la ragione principale di questo splendido sport. Il fulcro di tutto ciò risiede nella preparazione tecnica e nello studio delle materie di etologia e biomeccanica che insegnano ai cavalieri come montare correttamente un cavallo, sia esso con o senza imboccatura.