Cucce Felici: un canile fonte di aggregazione sociale
Il canile “Cucce Felici” è un rifugio gestito dalla Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Sezione di L’Aquila – e ospita mediamente 400 cani. Il fenomeno del randagismo nel territorio de L’Aquila è ampio e complesso (sono stimati nel territorio da 4 a 6mila cani vaganti, anche se un censimento non è mai stato effettuato) e la situazione è diventata allarmante in seguito al terribile terremoto che ha colpito duramente la zona. Nato alla fine del 1998 in seguito allo smantellamento del vecchio canile municipale e al trasferimento degli ospiti (smistati fra due strutture) questo rifugio si pone oggi un obiettivo ambizioso, da aggiungere attraverso un progetto che ne prevede la trasformazione da luogo di “reclusione” per gli ospiti a uno spazio che possa diventare un’occasione preziosa di apertura, formazione, educazione e aggregazione sociale. A raccontarci questa esperienza e il progetto l’educatore cinofilo SIUA (www.siua.it) Cristian Evangelista e Francesca Fagioli, responsabile web e social media LNDC.
Cristian, raccontaci com’è iniziata questa avventura…
A fine 2017 Caterina Bonati, la vice presidente della LNDC-Sez. L’Aquila che gestisce il rifugio “Cucce Felici”, mi contattò su consiglio di Piera Rosati, Presidente della LNDC Nazionale, con un’accorata e quasi disperata richiesta di aiuto: il rifugio era saturo, ospitava oltre 420 cani e le adozioni erano pochissime! Una situazione diseperata.
Così ci siamo incontrati, ho visitato il loro rifugio, mi sono fatto raccontare la loro storia, ho raccolto dati e informazioni. Mi ha raccontato che hanno preso in mano lo stesso nel 2007 e fino al 2009 erano riusciti a gestirlo bene ma, dopo il terremoto, gli ingressi sono ovviamente aumentati in maniera esponenziale e inversamente proporzionale alle adozioni (a causa dello spopolamento ma anche del trasferimento nei MAP e nei Progetto CASE dove sarebbe risultato veramente difficile per molti tenere un cane).
Che cosa hai pensato di fare? Come risolvere una situazione così complicata?
Come primo passo ho analizzato la situazione. La struttura a mio avviso aveva, ha, grandissime potenzialità, poiché si sviluppa su oltre un ettaro e ha ampie possibilità di ampliamento, visto che sorge in campagna, in un bel posto, vicino a un ruscello e a una piccola montagna. Ci sono molti recinti, tutti in terra battuta e discretamente tenuti, ombreggiati in estate da robinie maestose e alberi da frutta.
Mi sembra ottimo, ma… quale è dunque il problema?
Il fatto è che i cani purtroppo sono difficilmente adottabili, poiché la maggior parte sono guardiani degli armenti adulti o anziani, quindi cani di grossa taglia e scarsamente socializzati, contornati da qualche cane da caccia fobico. Inoltre mancava in questa struttura uno sgambo (i cani “più bravi” ogni tanto venivano lasciati sgambare nei corridoi tra i recinti), ma la cosa più rilevante era la mancanza di forza lavoro: 5 operatori (poi divenuti 4) che lavoravano 5 ore al giorno per la gestione di 420 cani e nessun volontario!
È in effetti impossibile poter gestire così tanti cani con poco personale, perché così poche persone, non ci sono volontari disponibili?
Certo che è impossibile, un rifugio senza volontari non può essere gestito. Non è pensabile che un rifugio con 420 cani in un capoluogo di regione di 70.000 abitanti non abbia volontari, e molti nemmeno sanno che esiste! Occorre attrezzarsi partendo dalle cose più semplici, come andare in giro la domenica con i classici banchetti a promuovere adozioni o donazioni. Fondamentale anche potenziare il nucleo delle Guardie Zoofile (le uniche riconosciute dalla prefettura e dalla regione) che sono troppo poche. Importante anche la parte della comunicazione, come spiegherà meglio di me Francesca Fagioli, a partire dal sito internet che deve essere assolutamente migliorato e dalla pagina FaceBook che è necessario aggiornare quotidianamente. A questo si devono poi aggiungere dei problemi burocratici e amministrativi che sempre si incontrano ma si stanno risolvendo in maniera esemplare. Insomma, la situazione era, ed è ancora, drammatica.
Che cosa hai proposto?
Ho offerto subito la massima disponibilità per provare a dare un nuovo impulso alle adozioni, chiedendo però di seguire le indicazioni e i passi concordati; abbiamo cercato di individuare la strada più lineare ed efficace per affrontare le criticità riscontrate oggettivamente. E così ho presentato un progetto di modifiche strutturali, logistiche e organizzative nonché, di micro obiettivi funzionali al raggiungimento di un macro obiettivo ben più ampio: arrivare a portare le scuole in canile.
In che senso le scuole in canile?
Quello di portare le scuole in canile è un obiettivo che nasce da un annoso problema che riguarda tutti i canili e i rifugi, ed è legato alla mancanza della giusta cultura. Ebbene secondo me è il canile che deve fare cultura, uscendo fuori per aprirsi alla popolazione. Nel momento in cui tramite il servizio sanitario o qualche proprietario irresponsabile i randagi entrano in canile, diventano “un problema” di tutti. Da quel momento infatti è la società stessa che deve assumersi l’onere di cercare di farli stare meglio. Quindi bisogna fare in modo che tutti possano entrare nei canili per vedere con i propri occhi una realtà troppo spesso sconosciuta. Oggi il canile è aperto al pubblico solo la mattina dalle 10 alle 12. Domani sarebbe bellissimo che fosse aperto almeno dalle 9 alle 18. Almeno.
Inoltre organizzeremo visite guidate e laboratori didattici per le scolaresche, per gli anziani, per i disabili. Si organizzeranno eventi e seminari, in modo che il canile diventi un luogo “aperto” e di più: di aggregazione sociale.
L’idea che il canile possa diventare un luogo di incontro e di socializzazione anziché di reclusione ed esclusione è molto bella. Quali i passi concreti da poter fare?
Primo passo: la forza lavoro. In primavera ho organizzato un corso di formazione per gli operatori, per renderli più consapevoli del loro lavoro e anche di chi fossero i loro ospiti. Interagendo con cani ritenuti “aggressivi”, hanno compreso che le etichette sono più pericolose dei cani a cui erano state attaccate.
Siamo riusciti a rientrare in un progetto di servizio civile finanziato dalla Comunità Europea chiamato “Garanzia Giovani” e a partire da ottobre per un anno intero abbiamo in forze altri 5 ragazzi pagati dalla Comunità Europea, inoltre dalla prossima primavera avremo per un anno altre 6 persone facenti parte del servizio civile nazionale. Un traguardo questo che, oltre ad aver avuto una risposta senza pari sul territorio, credo che non abbia precedenti in Italia (quantomeno nei canili LNDC).
Inoltre stiamo portando avanti le pratiche per poter coinvolgere dal penitenziario locale persone da impiegare in lavori socialmente utili.
Infine sempre a primavera, quindi a breve, partiremo con un corso per volontari, che sia aperto a tutti. In seguito smisteremo le persone tra le Guardie Zoofile, gli addetti alla comunicazione che andranno a fare i banchetti informativi e i volontari di canile. In un rifugio così grande c’è bisogno di tutti: chi pulisce, chi distribuisce il cibo, chi annaffia i fiori, chi fa manutenzione, chi interagisce con i cani. Ognuno può dare il suo importante contributo.
Questo per quanto riguarda il personale, e per la struttura?
Siamo riusciti a ottenere un altro bel pezzo di terra al confine del canile dove stiamo creando due recinti da dedicare allo sgambo dei cani, al lavoro di riabilitazione, alla valutazione dei cani, agli eventi e alle adozioni. Particolarmente importante sarà per le adozioni, poiché troppo spesso gli aspiranti adottanti vengono in canile con un'idea di cane molto “materiale”, legata all’aspetto fisico dell’animale. In questo caso avremo invece la possibilità di far “provare” a interagire i due soggetti nella speranza di riuscire a trovare le partnership più coerenti, aspetto indispensabile per una buona adozione.
E sui cani come pensi di lavorare?
Ho chiesto agli operatori di suddividere i cani in tre grandi categorie: quelli adottabili (VERDI), quelli non adottabili (ROSSI) e quelli con cui occorre lavorare (GIALLI). Stiamo analizzando il del fatto che quel 25% di cani verdi ancora è dentro, e il motivo pare essere legato alla stazza, all’età o a problematiche fisiche. Su questi cani opteremo per un’opera mediatica particolarmente intensa, fatta anche di incontri informativi sulle peculiarità di queste categorie di cani, punti di forza, debolezza, gestione.
I cani gialli saranno valutati in campo uno per uno, al fine di provare a smistarli tra i verdi e i rossi. Quelli che rimarranno gialli lavoreranno con me e, spero, con altre persone preposte. I cani rossi per ora dovranno attendere il loro turno, che speriamo possa arrivare presto.
E come gestire poi cani così diversi fra loro?
I cani saranno suddivisi in aree comportamentali funzionali alle loro problematiche. Le esigenze degli anziani e dei disabili sono diverse da quelle dei giovani, così i cani fobici hanno delle necessità e gli aggressivi altre ancora. C’è la possibilità concreta che i “cani rossi” debbano rimanere ancora molto tempo in canile, se non addirittura per sempre, quindi avranno bisogno di aree che permettano loro una piacevole (per quanto possibile) permanenza. Questo non vuol dire assolutamente dividere i cani “per problematiche” come si potrebbe pensare: nessun principio di “esclusione”, semplicemente si dovrà cercare di creare dei gruppi che siano funzionali a una piacevole convivenza e, per quanto possibile, a un miglioramento. Questo vale anche per la scelta del recinto, delle persone che gestiranno i vari cani, di eventuali oggetti presenti all'interno del recinto e molti altri elementi.
Si lavorerà per creare un percorso per i visitatori curato nei minimi particolari (quindi anche nella scelta dei cani che vi si affacceranno), il parcheggio, l’ingresso e l’area accoglienza. Stiamo anche valutando l’idea di affidare il lato di “sistemazione scenografica” ai bambini delle elementari sotto la guida artistica di una illustratrice di libri per bambini.
Questo dal punto di vista “pratico”, ma poco fa hai parlato, giustamente, anche dell’aspetto legato alla promozione e comunicazione, oggi strumento indispensabile per qualsiasi buon progetto…
Certamente. Oltre agli eventi dentro e fuori il canile, che dovranno avere una cadenza almeno mensile, alle visite guidate, sarebbe molto importante avere una pagina FaceBook attiva e creare un sito internet che permetta a chiunque di riempire un questionario online che identifichi in qualche modo quali cani potrebbero andare bene all’utente. Vorrei fosse possibile collegarsi con delle webcam che mostrino alcune parti del canile e alcuni lavori che facciamo. Soprattutto però vorrei creare un numero verde del canile al quale chiunque possa rivolgersi per la gestione di qualsiasi problema, sia che occorra un dog sitter, una pensione, un educatore, un aiuto per mettere lo spot-on al cane, ma anche un riferimento per la gestione tempestiva di un problema grave, come un avvelenamento, una torsione gastrica, o una gastroenterite acuta. Ci piacerebbe che la Lega Nazionale per la Difesa del Cane potesse far fronte anche a questo servizio.
Francesca Fagioli, responsabile web e social media LNDC, come si sta muovendo l’associazione su questo fronte?
Coinvolgere persone come Cristian è un primo, fondamentale, passo: da sempre sosteniamo che il volontariato non è solo circondarsi di persone dotate di buona volontà, ma anche e soprattutto di professionisti che possano portare un valore aggiunto a quella che è la mission dell’associazione.
La nostra visione del Rifugio è quella di un luogo di transito dove gli animali possano essere recuperati dal punto di vista fisico e psicologico, prima della reintroduzione in famiglia. Purtroppo, in una realtà come quella aquilana, dove il randagismo è molto presente, ma è il vagantismo a farla da padrone (l’abitudine di lasciare il proprio animale “passeggiare” da solo, senza controllo, esponendolo a qualsivoglia pericolo e foraggiando, inoltre, situazioni poco piacevoli laddove si tratti di cani/gatti non sterilizzati), c’è molto da fare sotto il profilo della comunicazione e dell’informazione: sterilizzazione e anagrafe canina (unici strumenti concreti contro il randagismo) sono ancora lontani dall’essere utilizzati da tutti e la mancata applicazione della normativa è incentivata dall’assenza pressoché totale dei controlli.
Al momento, riusciamo ad affidare i nostri amici con la coda quasi esclusivamente grazie ai nostri colleghi delle altre sedi territoriali di Lega del Cane, che ospitano alcuni cani provenienti da L’Aquila, più facilmente adottabili in realtà come quelle del nord Italia.
È ovvio che vorremmo, al più presto, poter affidare a L’Aquila e dintorni – se non in maniera esclusiva, almeno nella maggioranza dei casi: ma il lavoro che ci aspetta, anche se siamo ottimisti, è grande.
I prossimi step saranno senz’altro il Corso per Volontari di Canile, di cui ha parlato Cristian, con cui vorremmo far avvicinare le persone alla nostra realtà, all’approccio al cane e al lavoro di gruppo in Rifugio; vorremmo in futuro anche organizzare un percorso aperto ai cittadini e al proprio cane, per dare indicazioni in merito alla corretta convivenza in un contesto urbano. Abbiamo, in passato, partecipato a incontri con i bambini, nei centri estivi, assieme agli Agenti del Nucleo di Guardie Zoofile Volontarie di LNDC: un’esperienza senz’altro da ripetere al più presto, anche nelle diverse fasce d’età.
Proporremo degli Open Day, per invitare chi lo vorrà a visitare il Rifugio, conoscere gli ospiti e vedere il lavoro quotidiano di chi opera in LNDC.
Il tutto andrà ad affiancarsi alle nostre consuete iniziative di fundraising – quali gli stand e le cene benefit per sostenere le attività dell’Associazione.
Ci sono altre realtà che si stanno muovendo in questo senso?
Posso parlare della realtà che conosco, che è quella dei miei colleghi di LNDC sparsi in tutta Italia: ci sono tante sezioni virtuose che hanno messo in piedi progetti di grande spessore anche in zone sfortunate – sotto il profilo dei diritti animali – e difficili. Penso al progetto Zero Cani in Canile attuato dalla sezione di Vieste di Lega del Cane. Ma sono tanti i rifugi dove si lavora affinché gli animali abbiano non solo un’esistenza il più possibile serena all’interno della struttura, ma soprattutto per gettare i presupposti per aumentare l’indice di adottabilità.
Il lavoro dei volontari è davvero enorme e, fortunatamente, sempre più professionalizzato: anche se ci si imbatte ancora in “cagnari improvvisati” che, convinti di agire per il bene degli animali, non fanno che peggiorare la loro situazione (penso agli “stalli” selvaggi e alle “staffette”, per dirne un paio), c’è sicuramente nuova linfa nel mondo di chi combatte per i diritti dei “senza voce”.
Il canile de L’Aquila sarà quindi un progetto pilota?
In Abruzzo sento di dirmi senz’altro di sì e forse anche nel centro Italia: per questo saremo ben lieti di “esportare” la nostra esperienza alle altre realtà di LNDC nella penisola, affinché altri possano farne tesoro.
Che cosa si può fare per aiutare questo e tutti i progetti simili?
Sostenere il più possibile il lavoro dei volontari e vigilare affinché gli Enti preposti facciano il proprio dovere. La normativa – seppur perfettibile – c’è e dobbiamo batterci perché venga rispettata: le associazioni devono essere di supporto e stimolo nei confronti delle Istituzioni, non sostituirsi ad esse.
Grazie a Cristian e Francesca, per le loro parole e per quello che concretamente stanno facendo, l’augurio è che non soltanto possano realizzare questo sogno ma che il loro progetto diventi un esempio per tante altre realtà.
Come si dice in questi casi… In bocca al lupo!
Cristian Evangelista è un istruttore ed educatore cinofilo SIUA (www.siua.it) che vive a L’Aquila, ha lavorato alla realizzazione del cortometraggio appena uscito Angelo, vita di un cane di strada, si occupa particolarmente delle problematiche relative alle dinamiche di gruppo.
Francesca Fagioli è una volontaria della Sezione di L’Aquila di LNDC dal 2001, per la quale si occupa di comunicazione e fundraising. Dal 2013 lavora per la Sede Nazionale di Lega del Cane, in qualità di Responsabile Web e Social Media.