Cavalli e psichiatria, nuovi studi nel Lazio
DA DIVERSI ANNI a questa parte la riabilitazione in psichiatria si è sempre più orientata verso interventi mirati a giovani psicotici, agli esordi o comunque in fase non particolarmente avanzata di malattia. Dalla introduzione delle legge Basaglia (anni ’80) il panorama psichiatrico è profondamente cambiato. La necessità di intervenire su pazienti cronici, istituzionalizzati, da reinserire nel contesto sociale è stata sostanzialmente sostituita dall’obiettivo di impedire la defettualità e la marginalità sociale nei giovani malati, spesso affetti anche da patologie connesse all’abuso di sostanze. Diviene quindi sempre più centrale la necessità di strutturare progetti che in maniera pratica e specifica siano mirati non solo all’intervento sulla disabilità in senso generale, ma anche al reinserimento sociale e lavorativo, fondamentali strumenti di autonomia e libertà individuale.
Intervenire su di una fascia di età giovane, di area psicotica, vuol anche dire agire in un contesto che vede nel suicidio la seconda causa di morte, ed in senso prospettico su di un gruppo di patologie che già adesso costituiscono l’ottava causa di disabilità nel mondo (dati OMS) ma che sono destinate nei prossimi dieci-venti anni a raggiungere i primi posti della classifica.
L’Ippoterapia, meglio definita attualmente come Riabilitazione Equestre (RE) o Terapia per Mezzo del Cavallo (TMC), rappresenta uno strumento potenzialmente di notevole rilievo in questo ambito. Essa, sfruttando le peculiari caratteristiche del rapporto tra cavallo e umano, all’interno di percorsi specifici di intervento relativi alle diverse aree del dis-funzionamento (cognitivo, affettivo, motorio) è in grado di determinare un marcato miglioramento del livello di autonomia e benessere del paziente. Originariamente utilizzato per aspetti riabilitativi di tipo strettamente neuromotorio e in patologie neuropsichiatriche del minore (autismo e S. di Down, soprattutto), l’uso del cavallo in riabilitazione si è poi esteso ad alcuni ambiti di specifico interesse psichiatrico: schizofrenia, psicosi affettive, disturbi di personalità, etc.. Nonostante le esperienze in campo strettamente psichiatrico siano meno numerose di quelle attuate negli ambiti classici della Ippoterapia, assolutamente evidente e consolidato è il dato di una azione positiva della RE a livello di qualità di vita, sintomatologia generale e benessere psicofisico dei pazienti.
In linea molto generale possiamo dire che l’effetto terapeutico della RE in psichiatria è basato fondamentalmente su tre elementi distinti anche se altamente integrati tra loro:
- rapporto dialettico e relazionale tra cavallo e paziente;
- valenze simboliche della relazione;
- elementi concreti, fattuali ed organizzativi connessi.
LA RELAZIONE tra animale e paziente si basa fondamentalmente sulla costruzione di un linguaggio comune di tipo non verbale, motorio, gestuale, ricco di aspetti ed elementi sensoriali piacevoli e coinvolgenti da un punto di vista emotivo. E’ inoltre una relazione di tipo fortemente simmetrico: non vi è cioè la sostanziale ineluttabilità ed antropocentrismo del rapporto con i comuni animali d’affezione, ma deve invece essere costruita giorno per giorno, tramite la conoscenza reciproca, la fiducia, la condivisione. Tale processo interviene proprio su di un’area cognitiva specificatamente alterata ad esempio nel disturbo schizofrenico, consentendo quindi, almeno sul piano teorico, un lavoro riabilitativo specifico. Il cavallo è estremamente sensibile al dialogo tonico e non verbale, facilmente condizionabile, ma non è un oggetto inerte o passivo: possiede una spiccata e variegata personalità e la sua docilità è funzionale ad una corretta relazione comunicativa ed affettiva con il cavaliere.
Inoltre il movimento, il tipo di andatura, gli stimoli posturali e fasici che l’andar a cavallo impongono al paziente possiedono una spiccata azione di induzione al coordinamento motorio.
Gli aspetti simbolici amplificano il significato della relazione con l’animale: il suo movimento ritmico, ondulatorio, in qualche modo riporta al significato materno, di coccole ed accudimento. Ma al contempo l’animale con la sua energia, forza, velocità, possanza, riporta ad una figura più di tipo maschile, paterno.
Infine, la necessità che l’”andare a cavallo” comporta in termini organizzativi e sociali permette un intervento su molteplici aree interessate in genere da valenze riabilitative: autonomia ed autocoscienza, attenzione e memoria, bilanciamento tra pulsioni e controllo, autostima e senso del limite, etc..
E’ POI NOTO come i pazienti psichiatrici abbiano una aspettativa di vita media inferiore di quasi un decennio rispetto alla popolazione generale, soprattutto in relazione al marcato aumento di rischio per fenomeni cardiovascolari, diabete, dismetabolismi, patologie respiratorie, obesità, etc.; qualunque intervento che comporti quindi, in maniera diretta e/o indiretta un positivo effetto sulle abitudini di vita (alimentazione, attività fisica, contatto con la natura, etc.) può rappresentare un modo per ridurre i rischi sanitari generali.
Infine, in questo settore produttivo, seppure parzialmente in crisi come altri data la attuale congiuntura, non sono poche le attività artigianali connesse potenzialmente fruibili per attività formative e per inserimenti lavorativi: groomer, selleria, assistenze di maneggio, etc.
Sulla base di queste considerazioni e sui dati consolidati della letteratura al riguardo, la ASL RMF (Civitavecchia) nella figura del Dr. Seripa (Psichiatra) ha inteso avviare un progetto di studio e di intervento, al fine di valutare oltre all’indubbia e ben nota potenzialità riabilitativa delle attività sportive, occupazionali e di gruppo, la specifica capacità del rapporto cavallo-umano di migliorare alcune aree del funzionamento cognitivo di pazienti giovani affetti da forme gravi di disagio mentale. Grazie all’intervento finanziario di una Fondazione Bancaria della zona, a partire dal mese di febbraio e per un periodo di circa 8 mesi un gruppo di giovani pazienti assistiti dai Servizi di Salute Mentale del territorio di Civitavecchia e Ladispoli potranno iniziare un percorso ludico-addestrativo di equitazione da campagna fortemente centrato anche su elementi di etologia equina, comunicazione dolce.
Sede per tale attività sarà un maneggio (“Natura e Cavallo”, di Massimo Morra) già noto in quanto sede di riferimento dei Cavalieri di Pyrgi, vincitori per il Lazio della rassegna Regioni a Cavallo (Leonessa) dello scorso anno. A testimoniare la rilevanza del progetto c’è anche il patrocinio del Comitato Provinciale (RM) del C.O.N.I., che si estrinsecherà nel supporto tecnico ed organizzativo del Fiduciario di zona Pierluigi Risi.
In una conferenza stampa verranno esposti in dettaglio i contenuti, i tempi e le modalità operative specifiche del progetto stesso.
Per chi volesse avere ulteriori chiarimenti o dettagli è possibile contattare
Dr. Stefano Seripa
Dir. I° Livello Psichiatra
ASL RMF – CSM Ladispoli
Responsabile del progetto “Terapia per Mezzo del Cavallo (TMC) in Psichiatria”
Tel.: 069924191
e-mail.: stefano.seripa@libero.it