Cavalli e detenuti si incontrano nelle carceri di MONTORIO E di OPERA
A Verona si è recentemente parlato di progetti inclusivi legati al mondo equestre.
Sappiamo che il cavallo è un animale che non giudica e non chiede nulla ma regala opportunità a chi ha la possibilità di instaurare un rapporto con lui.
La prima iniziativa riguarda la Casa Circondariale di Montorio, il carcere di Verona. Qui, nel 2015, una piccola scuderia è nata al suo interno grazie alla collaborazione con l'Associazione Garibaldini a Cavallo e Veronafiere (l'inaugurazione è avvenuta proprio nella Fieracavalli di quell'anno).
Dopo il ruolo di apripista tracciato dal carcere di Bollate, a Milano, nel 2007 tramite l'associazione ASOM di Claudio Villa, un carcere italiano ospita un'altra scuderia.
La struttura ha accolto tre equini sequestrati dal Corpo Forestale dello Stato dando l'opportunità ad alcuni detenuti di imparare la professione di groom per mezzo di un corso di Tecnico di Scuderia, ideato per aiutare il loro reinserimento lavorativo una volta scontata la pena.
Un gruppo di detenuti si è occupato quotidianamente dei cavalli non solo attraverso la pulizia dei box ma imparando a gestire gli animali stessi, a monitorarne le condizioni psico-fisiche e approfondire la conoscenza legata all'assetto emotivo dell'animale. Oltre a lezioni teoriche e pratiche sulla gestione di una scuderia, si è studiato etologia del cavallo, alimentazione e tecnica equestre con l'intervento di figure professionali quali veterinario e maniscalco.
Inoltre, è stato introdotto un corso di yoga per migliorare lo stato emozionale e la respirazione dei partecipanti affinché l'avvicinamento al cavallo non portasse il disagio e la negatività della condizione vissuta dal detenuto. I cavalli sono animali terapeutici perché estremamente sensibili ma da approcciare con le giuste modalità: in tal modo, insegnano a tenere sotto controllo le emozioni anche al di fuori del maneggio.
I carcerati che possono usufruire dei permessi per svolgere attività all'esterno del penitenziario si recano presso la vicina Corte Moloton, gestita dall'associazione Horse Valley, dove fanno attività di volontariato e collaborano con lo staff del maneggio nella gestione dei cavalli, spesso impegnati in attività con disabili.
La direttrice della Casa Circondariale, Dr.ssa Maria Grazia Bregoli, ha ricordato quanto l'attività con i cavalli sia stata costruttiva per il recupero di molti detenuti che, all'inizio, non erano nemmeno in grado di prendersi cura di sé. Grazie al corso di Tecnico di Scuderia, riconosciuto dalla Regione Veneto, queste persone hanno riscoperto il piacere di dedicarsi agli altri superando i problemi personali, ottenendo anche la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro. Stare a contatto con i cavalli aiuta, prima di tutto, a stare bene con sé stessi e a ritrovare l'equilibrio perduto.
Ultima attività in ordine temporale è il corso di teatro equestre iniziato a luglio 2021, sempre in collaborazione con l'associazione Horse Valley Corte Molon, oltre che con FISE Veneto.
È l'opportunità, per cinque detenuti, di acquisire le nozioni basilari utili per instaurare una relazione di reciproca fiducia con il cavallo, apprendere tecniche equestri specifiche e, allo stesso tempo, lavorare sull'interpretazione dei ruoli, l'espressione delle emozioni e l'assunzione di responsabilità. I risultati sono stati messi in scena quest'anno nel padiglione 1 e nell'area esterna A di Fieracavalli con uno spettacolo di teatro equestre.
Le parole di uno dei partecipanti sono significative: "Avevo paura ad avvicinarmi ai cavalli, invece adesso li adoro. Mi danno una sensazione di fiducia che si guadagna e non si compra. Quando ci chiedono cosa sia la libertà, non sappiamo mai cosa rispondere perché pensiamo a una cosa e in realtà è un'altra, ma quando la provi andando a cavallo è una cosa che ti arriva e che ti fa stare sereno e tranquillo. Libero veramente!".
La Casa Circondariale di Montorio ospita anche, dal 2016, un laboratorio di falegnameria gestito dall'impresa sociale Reverse di Verona che realizza artigianato a basso impatto ambientale offrendo ai detenuti occasione di rieducazione e reinserimento lavorativo dopo la pena. Lo stand del padiglione quattro in cui si sono svolte le conferenze di Fieracavalli è stato realizzato, anche quest'anno, dalla falegnameria del carcere utilizzando legni di recupero o da filiera controllata lavorati con tecniche che garantiscono trattamenti ridotti e qualità del prodotto. La struttura viene riutilizzata ogni anno, associando inclusione a sostenibilità, mentre Reverse ha coordinato le varie conferenze ospitate.
Un altro progetto inclusivo è quello realizzato nel carcere di Opera, a Milano, dove è stato inaugurato, nell'ottobre del 2020, un percorso di rieducazione e reinserimento per i detenuti in una struttura posta al suo interno che comprende un maneggio e una fattoria didattica.
Il maneggio, accessibile anche agli esterni e dedicato soprattutto ai ragazzi disabili, ospita cavalli sequestrati alla criminalità organizzata. Nella fattoria didattica sono presenti asini, maialini thailandesi, pavoni, tartarughe pappagalli.
Il nome della struttura è Freedom: da un lato, favorisce lo scambio tra società e luogo detentivo mentre, dall'altro, testimonia quanto lo svolgimento di attività con gli animali offra una concreta possibilità di "correggere" le violazioni e gli errori commessi dai detenuti per affrontare la vita fuori dal carcere attraverso una possibilità di reinserimento sociale e lavorativo. Un modo per dare concretezza alla finalità riabilitativa della pena prevista dalla Costituzione Italiana e dall'Ordinamento Penitenziario.
A Fieracavalli era presente il Dr. Giuseppe Gandini, presidente di UNOM, Unione Nazionale Operatori Maniscalcia, che, contattato dal presidente delle Giacche Verdi Lombardia Giuseppe Scabioli, è stato invitato a organizzare a Freedom un corso di aiuto maniscalco, profilo di cui vi è grande richiesta nell'ambiente equestre.
Gandini ha colto l'invito visitando la struttura e, superati gli iniziali timori e pregiudizi, ha supportato l'iniziativa con entusiasmo.
Il corso è stato seguito da otto detenuti all'interno del maneggio che hanno sostenuto un esame finale e conseguito una certificazione.
Le difficoltà, soprattutto burocratiche, sono state numerose: per svolgere il tirocinio di due mesi dopo l'esame finale era necessario ottenere i permessi per far uscire i detenuti dal carcere ed effettuare il periodo di pratica presso il maniscalco, il cui mestiere é "itinerante".
Gandini ha ricordato che si è trattato di un'esperienza umanamente molto positiva che ha arricchito non solo gli allievi ma anche i docenti, regalando un'intensa emozione, ed augurandosi che venga realizzata anche in altre regioni, data la richiesta di questo profilo professionale.
La direttrice della Casa Circondariale, Dr.ssa Maria Grazia Bregoli, ha concluso affermando che: "È molto semplice lavorare quando si trovano persone con cui condividere gli stessi obiettivi: persone che hanno sensibilità orientata verso il sociale e che valutano gli altri senza pregiudizi anche se il loro percorso è diverso dal nostro".
Fieracavalli e il mondo equestre hanno dimostrato di possedere questa sensibilità ma, prima di loro, la dimostrano ogni giorno i nostri amici cavalli.