Cavalli a Roma, si parla della "relazione che cura"
Si sono chiusi i cancelli di Cavalli a Roma e gli equidi sono tornati a casa: in attesa del prossimo appuntamento, la sensazione è che la fiera equestre capitolina abbia segnato un punto di passaggio, nell’edizione 2017.
Il panorama equestre è cambiato profondamente, negli ultimi anni: da ambiente elitario qual era in origine, è andato aprendosi al “resto del mondo”: la necessità di nuovi bacini di utenza, contro la crisi, è andata di pari passo con la consapevolezza delle potenzialità che il cavallo offre, oltre la tradizione consolidata.
Ecco, forse Cavalli a Roma è riuscita a mettere insieme le tante anime del cavallo e a unire passato e presente in un circolo virtuoso: la Fiera è diventata il “campo prova” in cui si sono confrontati e “messi insieme” sport di alto livello, spettacolo, la cultura militare da Caprilli in qua, la falconeria e tutte le attività arrivate dalla storia da un lato e dall’altro l’approccio etologico, la danza del volteggio, i bambini da fare crescere nel rispetto del cavallo e il cavallo “socialmente utile” che oggi cominciamo a conoscere e frequentare.
Un bell’esperimento, insomma, di integrazione, che è passato per una serie di eventi e iniziative volte a valorizzare il cavallo “nuovo” insieme a quello della tradizione . Un esempio per tutti – e non da poco visto che mette in gioco questioni importanti come il benessere umano e del cavallo – è stata la tavola rotonda ASI sugli Interventi Assistiti con gli Animali, a due anni dall’approvazione delle Linee Guida Nazionali in materia.
Il Ministero della Salute ha di fatto aperto i lavori, presente il Direttore Santucci, illustrando la situazione attuale: solo cinque Regioni mancano all’appello del recepimento delle Linee Guida, che hanno fatto chiarezza sul concetto di IAA e delineato percorsi formativi omogenei a tutela di utenti, operatori e animali coinvolti. Il modello italiano – Istituzioni promotrici, valutazione del pregresso per le realtà esistenti, sinergia continua anche sul territorio – si è rivelato valido ed è stato riconosciuto all’avanguardia a livello internazionale: un motivo in più per continuare nella strada intrapresa. Infine la necessità di una validazione scientifica per gli IAA: la misurabilità dell’efficacia permette di valutarne la fattibilità economica l’opportunità sanitaria, ovvie priorità del Ministero preposto alla salute umana e animale.
Il vicepresidente ASI Minunzio – nella veste di organizzatore della tavola rotonda –ha ricordato l’impegno dell’Ente di promozione e la necessità di distinguere tra sport e Interventi assistiti, per non creare aspettative negli utenti e confusione in chi opera: lo sport è un valido strumento di integrazione, ma per la riabilitazione si deve guardare altrove, seppure in una linea continua verso il benessere.
Sul filone dello studio scientifico l’intervento del dr. Vetrano, medico e ricercatore alla Sapienza, con un’ipotesi di ricerca sulle “Carezze che curano” degli IAA rivolti a donne operate al tumore al seno: la relazione con gli animali come adiuvante nel ritorno alla salute delle “amazzoni” del ventunesimo secolo.
Anche rispondendo alle sollecitazioni del pubblico, si è tornato a sottolineare la necessità di chiarezza tra le tante applicazioni possibili del lavoro con gli animali e tra le figure impegnate in campo: a fare cosa? Pari dignità e importanza a sport e IAA, senza figli e figliastri e rispettando le specifiche competenze, l’esortazione della responsabile formazione sociosanitaria ASI, dr. Angelini, poi la parola è tornata al pubblico, che si è confrontato con il tavolo.
La tavola rotonda si chiude sull’intervento di Rodolfo Lorenzini, uomo di cavalli e d’arte, che ricorda come la relazione sia la chiave di qualsiasi interazione Uomo-Animale: se oggi si parla di IAA è perché cinquemila anni fa si è creato un legame magico con il cavallo, ancora strettissimo. Per fortuna.