Cavalgiocare, bambini e cavalli verso il futuro
“IL FOLCLORE è costituito da eventi e azioni di cui ci rimane solo la forma esteriore e che vengono compiute e ripetute nonostante se ne siano persi i significati e le motivazioni profonde”.
Cavalgiocare è nato da un'esigenza di correttezza nei confronti degli animali e dei bambini. Oggi gran parte del fare e del dire equestre in cui ci imbattiamo giornalmente è solo la rimanenza di qualche cosa che in passato ha avuto un senso e di cui si è perso il significato. Il cavallo che è stato compagno di vita in guerra, nel lavoro, nelle esplorazioni, è diventato attrezzo per lo sport.
La vita dei cavalli prigionieri nei centri equestri condannati a poche ore di aria alla settimana. L'allevamento selezionato per le specialità agonistiche. I costumi di cavalieri ed amazzoni, il gergo, l'ignoranza arrogante, l'idea del possesso, l'uso di droghe e il dolore come sistema educativo sono effetti di un mondo basato sul folclore. E gli istruttori!!!! Gli istruttori sono un caso folcloristico tutto speciale, molti urlano come sergenti, alcune parole d’ordine: Gammmmbe!! Basse e ferme quelle mani!!! Talllloni bassi!!! Aperte quelle spalle!!
Le parole poi hanno tutte perso il loro significato, quanti sanno che “addestrare” voleva dire render abili nel movimento verso destra i cavalli che naturalmente sono sinistri. Così il destriero era un cavallo reso abile per la battaglia perché capace di eseguire i movimenti utili per il combattimento di un uomo destro.
“Allevamento e doma” facevano parte dell’arte di rapportarsi con i cavalli e hanno rappresentato per secoli le prime e più importanti forme di comunicazione e istruzione del cavallo.
“Allevare”, letteralmente tirare su, significa prendersi cura dei giovani e prestare particolare attenzione alle loro specifiche esigenze di crescita. Oggi allevare significa produrre, e la scienza della produzione equina aiutata dai regolamenti sportivi, tende ad appagare più le esigenze umane che non quelle dei giovani equini. Lo sviluppo delle tecniche di alimentazione e di conduzione dell’allevamento ha avuto come obiettivi la riduzione forzata di tutti i tempi della crescita; svezzamento anticipato e pianificazione delle gravidanze, controllo dello sviluppo osseo e muscolare, rappresentano i fronti sui cui si misura l’evoluzione. Facilitare lo sviluppo psichico ed emotivo, il gioco, la vita sociale e la conoscenza delle regole di convivenza, la conoscenza di se e delle proprie capacità, la felicità e la serenità, non sono più obbiettivi di un allevamento del cavallo diventato scientifico ed insieme folcloristico.
“Domare” vuol dire addomesticare ma fa pensare al dominio e alla sottomissione ottenuti anche con l’uso della forza, ma questo significato meno corretto è quasi ridicolo se riferito ad erbivori miti come i bovini e gli equini.
“Doma o addomesticazione” sono sinonimi, parole che contengono la radice latina domus che sta per casa o famiglia; hanno il senso di azioni volte a rendere familiare ad un animale il rapporto con il genere umano. Domato o addomesticato è un animale che è stato aiutato a superare il timore dell’uomo e dell’ambiente tecnico ed artificioso in cui l’uomo vive. Reso domestico, l’animale che ha acquisito familiarità attraverso la conoscenza e l’esperienza del contesto umano, non scappa più e non ha più comportamenti offensivi, può quindi essere istruito a collaborare con l’uomo.
Pony Clubs, Pony Games e quanto altro si propone di affidare un cavallo ad un bambino pensando che sia parte di un gioco educativo, crea un assurdo pedagogico. Solo chi non conosce il ruolo del gioco nell'età in cui il gioco é vita, un educatore folcloristico e ignorante potrebbe pensare di dare una pistola vera, magari piccola, ad un bambino per giocare ai banditi o un cavallo piccolo a chi gioca ai cavalli.
Doma, addestramento, allevamento, e anche cavallo e bambino, gioco, educazione e sviluppo delle diverse intelligenze, in Cavalgiocare non sono concetti folcloristici, sono orientati al loro vero valore. Nelle nostre menti e nell’agire di uomini, di genitori e di moderni educatori diventano anche gesti di un fare pratico e rispettoso, di una convivenza serena e di una continua scoperta.
Cavalgiocare parte da tutto questo e da molto altro ancora, è cominciato come un progetto per cambiare l’insegnamento e insieme l’apprendimento delle attività equestri, da alcuni anni è diventato un metodo, nuovo ma antico, per rivivere il fascino della relazione con gli animali addomesticati.
Oggi Cavalgiocare è il risultato del nostro progetto sul metodo per insegnare la comunicazione tra uomini e cavalli e migliaia di bambini hanno sperimentato il piacere di Cavalgiocare, un giocare senza l’assillo di dover diventare cavalieri. Penso che qui stia la forza ed il piacere del gioco, un gioco orientato al cavallo come la terra è orientata al sole; giochi scaldati, illuminati, resi magici dal cavallo, ma giochi!!!
Cavalgiocare è una attività a cui possono prendere parte bambini, adulti e cavalli di qualunque età, condizione fisica, mentale ed emotiva. Essi sono i soggetti e sono al centro di un gioco che si adatta sempre alle possibilità dei giocatori..
Lo strumento didattico scelto è il gioco con le sue energie, atmosfere, regole ed implicazioni. Anche se nato nel contesto delle attività equestri, cavalgiocare rappresenta solo in parte un occasione per favorire la pratica di questo sport. Nell’azione educativa il gioco con i cavalli non è il fine, ma un mezzo potente di crescita. Il cavallo non è un oggetto o un giocattolo con cui sviluppare la propria azione ludica, il cavallo è soggetto che gioca, il cavallo….è!!!
Il cavallo partecipa ai giochi con tutto l’insieme dei suoi movimenti, con la personale espressività, con le sue emozioni. Il livello tecnico e professionale degli operatori abilitati, i “maestri dei giochi”, deve essere qualitativamente alto e si differenzia per contenuti e conoscenza da quello dei tecnici che hanno lo scopo del risultato agonistico.
Cavalgiocare è gusto vista e ascolto, è mani odori e ritmo. È intuizione della globalità e al tempo stesso attenzione per ogni singola personalità in gioco.
Questa poesia é stata lasciata a Cavalgiocare da una giovanissima giocatrice di Bologna (BiBi 2005)
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I cavalli sono come angeli
della terra
i loro occhi sono come
stelle
non vanno rinchiusi come piante
in una serra,
ma vanno lasciati
alla natura e alle sue
cose belle