Camargue, la festa dei gitani a Saintes Maries de la Mer
Nello splendido parco regionale della Camargue, riserva naturale di 85.000 ettari che salvaguarda circa 400 specie avicole selvatiche, .il paesaggio è costellato di stagni d'acqua salata e di prati o "sansouries", dove si incontrano tori e cavalli bianchi, chiamati, appunto “Camargue”, assolutamente in libertà.
Toro e cavallo: grande passione degli abitanti del luogo.
Il cavallo di Camargue, bianco e di piccola taglia, resistente e valoroso, vive indisturbato nel delta del Rodano. Oltre ai Camargue, sono molto apprezzati i cavalli da tiro, un tempo utilizzati per i lavori agricoli, perché impiegati nelle frequenti feste locali delle “manades”.
Famose le esibizioni spettacolari di uomini e cavalli che vivono in libertà proprio sulle spiagge di Saintes Maries de la Mer, come quelle di Lorenzo de Camargue.
Il cavallo occupa tutto lo spazio possibile nella cultura locale : non vi è festa senza cavalieri, non una sola città o paesino senza centro equestre, né strada senza allevamento e, specie in questa stagione, le manifestazioni tradizionali abbondano.
Il cavallo Camargue si distingue per la piccola taglia (tra 1,35 m e 1,50 m al garrese) e il manto bianco. Guida e controlla il bestiame insieme all’uomo all'interno delle “manades”.
In questa regione, cavalli e uomini sono abituati a calore estremo d'estate e umidità, vento e freddo d'inverno. Tuttavia proprio queste caratteristiche termiche conferiscono perennità, rusticità e resistenza alla razza.
Le passeggiate a cavallo e in carrozza (molto utilizzata per il turismo equestre) permettono di apprezzare la sua stabilità, il carattere docile e la facilità con cui percorre il paesaggio paludoso.
Carrozze e cavalli popolano le numerose feste locali dal sapore antico, tra le quali la festa dei gitani di Saintes Maries de la Mer che si tiene ogni 24 maggio.
I gitani di tutta Europa si incontrano ogni anno per questo appuntamento che permette la diffusione della “vera” cultura di quel popolo, spesso non correttamente comunicata dai media.
Il pellegrinaggio dei Gitani a Saintes Maries de la Mer, piccolo villaggio della Camargue, nel sud della Francia, è uno spettacolo difficile da descrivere a chi non lo ha mai visto.
Una folla, composta da prelati, zingari e turisti, musicisti e cavalieri, accompagna il viaggio della statua di Santa Sara dall'antica chiesa fino al mare. La massa colorata di uomini e donne, che segue la processione, è accompagnata anche dai cavalli che avanzano montati dai "Gardians" camarguesi mentre Sara La Nera ( la santa venerata dai gitani) percorre quel pezzo della strada che la portò fin qui.
La leggenda vuole, infatti, che le Sante Marie (Maria Jacobè e Maria Salomè, accompagnate da Lazzaro, Maria Maddalena e altri), vittime di persecuzioni in Palestina, dopo essere state arrestate, venissero abbandonate a bordo di una barca senza vela e remi. Quindi, guidate dalla Provvidenza, sbarcarono in terra provenzale.
Le due donne si fermarono sul litorale della Camargue per predicare la parola di Gesu’ ( la Provenza è terra di vangeli apocrifi).
Questo pellegrinaggio esiste grazie ad un nobile dalle origini italiane, Folco Baroncelli, nato nel 1869 ad Aix- en- Provence, marchese di nascita e "manadier" per vocazione, che difese i diritti della minoranza gitana ed ottenne nel 1935 che i Gitani potessero festeggiare pubblicamente la loro patrona.
Alla festa si incontrano non solo cavalli “camargue” ma tantissimi attacchi assolutamente unici: cavalli da tiro pesante, allevati insieme ai camargue e gipsy, che trainano “roulotte” coloratissime usate come abitazione proprio dai Gardians piu’ che dai gitani.
Si possono facilmente incrociare per la strada, insieme alle carrozze che portano i turisti a visitare la laguna; si possono ammirare a Saintes Maries de la Mer per la festa dei gitani; si possono ammirare sulle rive del Rodano con i loro sgargianti colori.
La festa non è solo per cavalli e carrozze: i gitani cantano in ogni angolo delle strette stradine del paese, in ogni bar e invitano il pubblico a unirsi ai loro cori; donne e uomini, in costume arlesiano, tipico della zona, passeggiano sul lungomare .Giochi con cavalli e tori senza sangue, danze arlesiane, sfilate di interi gruppi in costume integrano perfettamente lo spettacolo della festa dei gitani.
Una terra di gente di cavalli, simile ai nostri butteri, che vive nella tranquillità di paesaggi contadini dove esiste la “Natura”.
Paola Corsaro GIA