Benessere, attenzione alle mode e viva la capacità critica!
Si è parlato tanto di rispetto del cavallo, gestione naturale, sue necessità fisiche, fisiologiche e mentali. Oggi vorrei parlare di quali sono i nostri doveri fondamentali nei confronti del cavallo.
I contesti in cui il cavallo moderno vive sono sempre molto lontani dalle condizioni naturali in cui
quest'animale si è evoluto.
Per bene che si cerchi di fare, dobbiamo tenere presente che il cavallo domestico ha bisogno di noi. Il concetto di benessere equino ha molte sfumature individuali, ognuno lo interpreta a suo modo in base alla formazione personale. Se il cavallo è per noi fonte di gioia, divertimento, attività fisica, crescita personale e via dicendo, noi dobbiamo rappresentare per lui protezione, tranquillità, conforto e risolvere per quanto in nostro potere i possibili problemi della sua esistenza.
Quello che troppo spesso succede invece, è che gli esseri umani diventino il problema principale nella vita dei cavalli. Cadere in questa trappola è molto facile, soprattutto oggi che nuove correnti di pensiero, per altro condivisibili, aprono quotidianamente nuovi orizzonti agli occhi dei meno esperti.
L'equitazione moderna ha origini in campo militare. Ancora oggi gran parte delle abitudini di maneggio e scuderia sono legate ad esso, si prenda ad esempio il montare e condurre il cavallo dal lato sinistro. Questo tipo di pratica, oltre ad avere nella sua concezione un ragionevole motivo pratico ( la spada portata a sinistra) , presentava altri vantaggi. I soldati destinati ad andare in guerra in cavalleria molte volte non avevano nessuna nozione di base in campo equestre, e la loro formazione doveva essere veloce ed efficace, pena la sconfitta con tragiche perdite umane ed equine. Da qui la necessità di un sistema rigido composto da regole ben precise che si è poi perpetrato nei secoli fino ad oggi, praticamente immutato.
Le nuove correnti di pensiero equestre, di cui io stessa mi faccio portavoce, sono riuscite in poco tempo a scardinare completamente la visione equestre di stampo militare, rendendola superflua e superata. Allora va bene poter condurre e montare il cavallo indifferentemente da destra e sinistra
(visto e considerato che non portiamo la spada!) , con gran beneficio per la sua simmetria, ma quando cominciamo a parlare di gestione naturale, cavallo in branco, piedi scalzi e così via, incappare in un errore potenzialmente molto pericoloso per il cavallo è relativamente facile.
Quante volte ho sentito, in farmacia, persone in buona fede chiedere "un rimedio naturale, che non
abbia niente di chimico!", e al telegiornale si apprende di bambini con gravi problemi di malnutrizione perché i genitori, ad esempio, sono vegani.
Come ho già detto, il nostro dovere è rendere migliore la vita dei cavalli. La cosa più semplice è affidarsi a chi ne sa più di noi, tenendo sempre gli occhi bene aperti e seguendo il nostro buon senso
giorno dopo giorno. Se però siamo decisi ad avventurarci in un campo nuovo, anche solo perché pensiamo che il cavallo potrebbe stare meglio insieme ad un altro nel paddock, teniamo presente che anche la più banale di queste pratiche si fonda su uno studio ben preciso. L'etologia, ad esempio, specializzazione sulla bocca di tanti e nel cervello di pochi.
Siamo pronti ad affrontare la gestione naturale del cavallo? Pensiamo che questo tipo di gestione
si sposi bene con le nostre aspettative di cavaliere? Se siamo in grado di mettere da parte i nostri
obiettivi, o almeno renderli flessibili per il suo benessere, è un buon punto di partenza.
Se la moda è il cavallo scalzo, ma perseveriamo a tenerlo in box, gli faremo più male che bene.
Il cavallo al paddock da solo potrebbe annoiarsi , tuttavia se disponiamo solo di recinti piccoli è meglio evitare esperimenti di amicizia che possono portare ad incidenti anche gravi.
In questo ambito è nostro dovere prima di tutto garantire loro uno spazio per muoversi indipendentemente senza rischi. Se questo è garantito, possiamo metterlo in contatto con altri simili con la clausola che possano decidere di stare anche lontani uno dall'altro.
Tutti possono sbagliare, e a volte anche con le più scrupolose precauzioni arriva l'incidente.
In tal caso è fondamentale la nostra rapidità di reazione, con un primo soccorso tempestivo e l'appello immediato al veterinario. Se non siamo in grado di intervenire, chiediamo immediatamente aiuto ad una persona di fiducia, sempre seguendo le indicazioni del veterinario se la situazione desta anche solo qualche dubbio nella sua gestione. Avere un cavallo vuol dire accettare silentemente questo tipo di contratto non scritto, in cui l'entità della spesa non è negoziabile.
Se tanti incidenti evitabili sono frutto dell'ignoranza, nascondere incuria e disinteresse dietro l'immagine falsa di una gestione naturale è il più colpevole atto che l'uomo può compiere, con gravi
danni per gli animali e se stesso.
Le nostre conoscenze e le nostre capacità sono direttamente proporzionali alla qualità di vita che
possiamo offrire al cavallo, e se Baucher fosse vissuto oggi, avrebbe probabilmente asserito che
tante belle idee moderne, come gli speroni, possono diventare rasoi in mano alle scimmie.
Dedicato a Nicoletta Danieli