Anacaad agli ippici: quale riforma?
Lettera aperta dell’Anacaad agli operatori ippici e per conoscenza ai Presidenti di Camera e Senato e al Presidente del Consiglio “Ormai da troppo tempo e per cause diverse, non si riesce a trovare una linea comune, o almeno condivisibile, per rappresentare le medesime problematiche in maniera chiara e unitaria. Stiamo compromettendo il nostro lavoro e con atteggiamenti contradditori, talvolta per ragioni di mera camarilla, il futuro allevamento italiano del cavallo e, quindi, pregiudicando prospettive di lavoro per le giovani generazioni.
I nostri atteggiamenti si stanno ripercuotendo negativamente sulle scelte della futura “governance” del settore ippico, che rischia, anziché essere migliorativa, di far implodere un sistema complesso come quello ippico equestre italiano, che è fondamentale non solo per i cosiddetti “ippici”, ma per tutta la Società.
Infatti, se l’ex Unione Nazionale Incremento Razze Equine (UNIRE) poi ex Agenzia Sviluppo Settore Ippico (ASSI) hanno fallito, non è stato certo per colpa delle Leggi istitutive, ma per un’applicazione delle stesse in modo difforme allo spirito della Leggi stesse.
Quindi, una privatizzazione del settore, come finora prospettata, non ci sembra strategicamente adatta ed è anche molto azzardata, stante la situazione generale: un pericolosissimo salto nel vuoto.
Si parla tanto di crescita e di investimenti ma, di fatto, si taglia in modo discriminatorio, senza tenere conto della realtà e delle ambiguità, che da tempo e sempre più stanno determinando diseguaglianze. Al momento, non solo è difficile la concertazione ma, avendo il Governo paura di un confronto partecipato all’interno di una “cabina di regia” seria che lo stesso avrebbe dovuto costituire da tempo, si tengono posizioni che non permettono al Parlamento le migliori scelte. Un confronto aperto senza pregiudizi/millanterie è necessario per conoscere bene e, quindi, poter istituire un qualificato “Organismo di Gestione”.
L’A.N.A.C.A.A.D., da quando nel 2004 si è ufficialmente costituita con regolare atto notarile, ha lavorato per tutelare l’allevamento e tutti gli allevatori (anche non soci) del cavallo anglo arabo e derivati, una razza italiana, in passato definita anglo arabo sardo, che ha una storia certificata di oltre 140 anni e che, nonostante tutto ed alcuni detrattori, può continuare ad essere fondamentale nel panorama ippico - equestre della nostra nazione. Sempreché ci sia un’adeguata gestione del Libro Genealogico del Cavallo Anglo Arabo e sia chiara a tutti l’importanza della biodiversità, del benessere umano e animale, dell’economia reale e, in sintesi, della stessa “vita”.
Purtroppo però la locuzione latina “mors tua vita mea” ha ancora troppi sostenitori, nonostante la storia ed il progresso ci abbiano insegnato l’esistenza di una strada migliore. Nell’attesa delle sempre auspicate collaborazioni, un cordiale saluto a Tutti.