A Verona un'altra Fiera dei cavalli maltrattati
“LASCIATE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE”
… e mi perdoni il sommo Dante se gli rubo una frase, spero che non sia più coperta dal copyright visto che così tanto tempo è passato da quando la scrisse… Ma era un poeta o un viaggiatore del tempo? Aveva forse avuto modo di visitare la Fieracavalli 2012?
Quasi sicuramente sì, perché così si legge nel canto III dell’Inferno:
"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente...
.... Lasciate ogne speranza, o voi ch’entrate".
Quest’anno ho definitivamente perso la speranza di trovare il tanto blaterato “Benessere dei Cavalli”. Cavalli che continuano ad essere sottoposti, per i quattro giorni fieristici, a un vero e proprio inferno fatto di caos e rumore ben al di sopra dei decibel umanamente sopportabili, figuriamoci per animali sensibili come loro.
Cavalli costretti a trasportare persone in continuazione, da mattina a sera per quattro giorni, a ripetere per un’infinità di volte lo stesso esercizio lungo i viali tra i padiglioni oltre che nelle aree riservate ai loro spettacoli.
Ho definitivamente perso la speranza che venga mostrato ai bambini il vero rapporto che deve instaurarsi con i cavalli, fatto di approccio etico e rispettoso del loro “essere cavallo”, animale erbivoro e timoroso, dedito al pascolo. Nel salone a loro dedicato, dove le scolaresche dovrebbero imparare qualcosa sugli equini, regnava il frastuono più totale, degno di una giornata a Gardaland!
Ho definitivamente perso la speranza di vedere un briciolo di senso logico nella gestione dei cavalli e delle carrozze circolanti lungo i viali, dove incredibili ingorghi e grovigli costringevano i visitatori a pericolosissimi slalom, cercando improbabili passaggi, costretti a strisciare tra posteriori equini e carrozze.
In questa Fiera, dove l’aria è impregnata dell’odore di cibi e fritture, che buona parte degli umani presenti sembra gradire più di quello dei cavalli, gli animali avrebbero dovuto mantenere, nei loro passaggi sui viali tra la folla, esclusivamente il passo.
Se mai questa regola è stata portata a conoscenza degli espositori, quelli che hanno messo in scena la corsa delle carrozze venerdì alle 14.50 non ne hanno tenuto conto, ritenendo più coreografico scatenarsi in una forsennata galoppata incitando i propri attacchi con grida degne dei vecchi film western. Le tre carrozze hanno sfrecciato tra la folla con il loro carico di cavallari vocianti e la presenza delle insegne pubblicitarie e di appartenenza affisse sulle fiancate mi ha fatto considerare quanto sia impensabile sperare nella rinascita di una cultura equestre se le federazioni a livello nazionale non iniziano a far “pulizia” tra i loro associati, perché è quello che gli associati dimostrano di essere nei fatti che vanifica il loro pubblico declamare nobili intenti.
Controllo della sicurezza e del benessere degli animali presenti?
Trovo semplicistico a questo punto pensare di affidarli solo alle segnalazioni dei visitatori e alla puramente decorativa presenza di personale a cavallo… Suvvia, siamo nel 2012 e se il controllo vogliamo davvero farlo, esiste la tecnologia: telecamere e misuratori della rumorosità sono gli strumenti che quotidianamente troviamo in funzione ovunque, dalle strade ai posti di lavoro. Se poi aggiungiamo l’impiego di personale di sorveglianza esperto e super-partes, come potrebbero essere ad esempio le guardie zoofile, forse abbiamo la soluzione. Ovviamente i trasgressori dovrebbero poi essere segnalati alle rispettive associazioni di appartenenza e, come minimo, dovrebbe essere loro impedita la presenza nelle successive manifestazioni…
Così rientro a casa, delusa e poco propensa a ripetere la visita il prossimo anno.
Ma oggi, a freddo, penso che quello che ho visto non è l’atto finale della tragedia di un settore ippico agonizzante. Oggi mi sembra di aver assistito solo all’atto finale di una farsa, rappresentata ormai da troppi anni, che merita come inno quello dell’Armata Brancaleone (altra citazione…): “longo è lo cammino, ma grande è la meta! … Senza armatura, senza paura, senza calzari, senza denari, senza la brocca, senza la gnocca, senza la mappa, senza la pappa, senza cavallo né caciocavallo… Branca! Branca! Branca! Leon! Leon! Leon!”
E allora il prossimo anno ci sarò, se non altro per dimostrare il mio apprezzamento a chi combatte per migliorare questa situazione e a chi si sta dando veramente da fare per promuovere e far conoscere quanto siano belle e versatili razze di cavalli da sempre destinate a finire nei piatti di portata… Ci sarò, perché tra le tante situazioni che era meglio non vedere mi ha risollevato il morale quel cow-boy che si aggirava con due asinelli bianchi, per lui sì che è valsa la pena venire a Verona… Lui non stava facendo spettacolo quando, incurante della gente che gli passava accanto, si è inginocchiato e spostando di pochi centimetri, delicatamente, una zampa alla volta ha convinto a proseguire uno dei suoi asinelli che non voleva più saperne di avanzare.
Lui ha fatto quel che tutti dovremmo imparare a fare con i nostri cavalli: comunicare e cercare di capirli, specialmente quando li portiamo in situazioni completamente opposte alla loro natura… Grazie sconosciuto cow-boy e grazie a tutti quelli che continuano a combattere contro i mulini a vento!























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