2017, un anno importante per l'equitazione italiana
Il 2017 sfidando ogni supersitizione è stato un anno da ricordare e da cui ripartire per il Salto Ostacoli italiano. Già dai primi mesi dell'anno le “nostre” due stelle dell'equitazione Lorenzo De Luca e Alberto Zorzi ci hanno reso orgogliosi per le splendide performances messe a segno nei più disparati campi internazionali, ma a consacrare questi due atleti come miti assoluti è stato il loro immenso e decisivo contributo nella vittoria in Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena. Certo, l'Italia ha vinto anche San Gallo ma vincere a Roma dopo un tempo che sembrava infinito è stato un regalo che gli italiani non dimenticheranno facilmente.
Due grandi cavalieri, due fuori classe. De Luca ha portato il tricolore nei primi posti del ranking FEI, Zorzi in quelli, seppur provvisori del circuito di FEI World Cup. Siamo stati per diverso tempo a capo della prima divisione europea di Coppa delle Nazioni, insomma i successi e le emozioni quest'anno sono state veramente moltissime. Vittorie e soddisfazioni che hanno sbrinato l'Italia da quel gelo, quel disincanto e quella mancanza di speranza che negli ultimi decenni aveva ormai ingabbiato gli spettatori del Salto Ostacoli.
Questi nostri due cavalieri sono riusciti a riportare l'equitazione sulle pagine generaliste, in televisione, nello sport di prima serata. Possiamo solamente ringraziarli.
Purtroppo, o per fortuna, per poterli ringraziare dobbiamo andare all'estero, in Olanda e in Belgio, perché come è ben noto questi campioni del tricolore in realtà fanno parte di due scuderie del nord Europa. Per fortuna perché, naturalmente, è grazie a queste scuderie che hanno potuto montare cavalli del calibro di Fair Light, Cornetto K, Contanga o Limestone Grey, Halifax van Het Kluizebos o Ensor de Litrange, è grazie a queste scuderie che hanno potuto fare esperienza per diventare i campioni che sono oggi. Purtroppo perché, fondamentalmente è inutile negarlo, giustamente dobbiamo dividere questi cavalieri con i progetti di Jan Tops e la Sthepex Stable.
Alberto Zorzi e Lorenzo De Luca rappresentano per i giovani italiani del salto ostacoli quel “sogno americano”, in questo caso europeo, del successo lontano dal bel paese, rappresentano una speranza, la possibilità di potercela fare anche senza un grandissimo patrimonio alle spalle.
Sono tanti i ragazzi che scelgono e decidono di partire, prima un'estate, poi sei mesi, poi un anno per cercare lavoro nelle scuderie di Europa. La speranza, oltre all'indubbia crescita tecnica, è quella di venire notati e magari essere ingaggiati da qualche scuderia di livello superiore fino ad approdare ai livelli di quelle di Zorzi e di De Luca.
Un motivo di plauso per la determinazione dei nostri giovani cavalieri e amazzoni, un motivo di rammarico perché non è l'Italia il paese che può offrirgli una possibilità.
È un po' come quando una madre non può dare un futuro al proprio figlio e, per questo, lo manda via... è un gesto d'amore che provoca un dolore inimmaginabile.
Sicuramente siamo una grande culla e un grande vivaio per talenti che però, giunti ad un certo punto, dobbiamo salutare per permettergli di spiccare il volo, quel passo in più per arrivare a renderci orgogliosi e felici di averli fatti andare oltre il confine.
Un anno nuovo è alle porte e la speranza di tutti gli appassionati di cavalli e equitazione è che questa stagione di risultati positivi si prolunghi non solo nel 2018 ma per molti anni a venire. Il desiderio è quello di leggere altri nuovi nomi italiani alle vette delle classifiche più importanti del mondo vicino a quello di Zorzi e di De Luca. Il sogno è assaporare un cambiamento di rotta nel mondo e nel pensiero equestre di questo paese, di respirare magari un po' più di competente gioventù, di sincerità, di battaglie importanti.
Il desiderio è quello di veder cambiare le cose anche dal punto di vista burocratico, dal punto di vista dell'inquadramento fiscale e professionale dei tecnici che ogni giorno lavorano per creare i nostri campioni. Il desiderio è quello di un maggiore buon senso da parte di tutti i protagonisti del settore, di una maggiore educazione, di veder crescere e formarsi più gente di cavalli che meri atleti.
Perché per arrivare in altro ci vuole la tecnica, i mezzi, buoni cavalli ma anche tanto lavoro, tanta pazienza e tanto cuore.
Se non possiamo coltivare i nostri frutti fino alla fine, almeno, cerchiamo di curare e rinforzare le radici nel migliore dei modi.