Veterinaria: zecche, incubo dell'estate.
LA DR.SSA CARLA DE BENEDICTIS, medico veterinario omeopata, debutta tra i nostri collaboratori con questo articolo sui problemi dell’estate.
LE ZECCHE tramite il loro morso, possono trasmettere all’uomo, al cane al gatto ai cavalli e ai bovini, malattie sostenute da organismi formati da una sola cellula, che si localizzano nei globuli bianchi o nei globuli rossi, dando origine a malattie che coinvolgono vari organi e apparati.
Nel cavallo sono la Piroplasmosi (babesiosi) e l’Erlichiosi (Anaplasmosi).
La PIROPLASMOSI impropriamente chiamata malaria, è una malattia trasmessa dalle zecche. Ha come incubazione circa tre settimane dal morso della zecca infetta. E’ un protozoo, cioè né batterio né virus, ma un organismo unicellulare che possiede organi per il movimento e che può progredire nel liquido in cui vive. Il suo nome è Babesia e ne esistono due tipi: la Babesia Equi e la Babesia Caballi.
Sono parassiti dei globuli rossi, che invado e rompono, creando anemia emolitica (cioè da rottura di globuli rossi), febbre elevata, emoglobinuria (il pigmento rosso che dà il colore al sangue si riversa nel circolo sanguigno libero) e nei casi non trattati anche morte.
I segni clinici sono abbattimento, anoressia (mancanza di fame), e temperatura elevata. Col progredire della malattia e dunque dell’anemia emolitica, le mucose si pigmentano di giallo (ittero).
La disidratazione è sempre presente .
Cosa fare se il nostro cavallo malauguratamente si ammala? Prima cosa, a parte chiamare il veterinario, è misurare la temperatura più volte al giorno, per capire l’andamento della malattia.
Alcuni cavalli presentano febbri altissime( 41-42°C) altri meno alte e questo dà una valida indicazione al veterinario sulla terapia da seguire.
Non sempre questi sintomi sono riconducibili alla piroplasmosi. Io consiglio sempre un prelievo di sangue per rendersi conto del grado di anemia e per accertarsi che sia veramente una malattia emolitica.
Col dosaggio della bilirubina siamo in grado di stabilire ciò anche senza il risultato del sierologico.
Dico questo perché molto spesso ho visto somministrare la Carbesia (farmaco d’elezione contro la babesiosi) in modo imprudente e inutile, perché gli stessi sintomi possono essere dati dall’
EHRLICHIOSI sempre trasmessa dalle zecche. Ehrilichia Equi è un batterio, gram negativo,del genere ehrlichia, famiglia rickettsiacee, che ha il cavallo come ospite naturale. E’ un parassita dei granulociti (globuli bianchi). Nella nuova nomenclatura si chiama ANAPLASMA Phagocytophyla
I sintomi sono simili alla piroplasmosi, ma la terapia è completamente differente. (ossitetraciclina in vena per 7-10 giorni)
Con le analisi cliniche riusciamo a capire di quale forma si tratta, perché diminuiscono sensibilmente i leucociti e le piastrine.
Ecco il motivo per cui molto spesso somministrando la Carbesia, la febbre persiste per molti giorni. Era sbagliata la diagnosi.
Oggi con i laboratori di analisi all’avanguardia , siamo in grado di avere un sierologico di babesia e ehrlichia in poche ore e il veterinario può decidere la terapia adeguata.
Molto spesso le due forme le troviamo insieme e in base alle Igm O Igg, gli anticorpi recenti o passati possiamo decidere la priorità
Nella mia esperienza reidratando il cavallo con soluzione fisiologica e supportandolo con rimedi omeopatici, i tempi di guarigione si accorciano moltissimo.
Un rimedio omeopatico unico, prescritto in base alla legge dei simili, somministrato prima dell’inizio delle terapie convenzionali, rinforza incredibilmente l’organismo già debilitato e consente una sinergia con la cura tradizionale, che come sappiamo è molto aggressiva. Nella fase di recupero, sempre il rimedio unico, consente una ripresa molto veloce, sia dal punto di vista fisico che energetico. La loro somministrazione è molto semplice, sciolti in acqua, sono inodori e insapori, direttamente in bocca o nel beverino.
LA LOTTA ALLE ZECCHE è comunque sempre il primo passo.
Se il cavallo sta al paddock, controllarlo tutti i giorni nei punti in cui si insediano :perineo (sotto la coda, tra ano e vulva nella femmina), piega delle mammelle, dentro le orecchie, tra la criniera e nelle pieghe in generale.
Se torniamo da una passeggiata in un bosco, controllare attentamente l’animale, le zecche adorano il sottobosco, si attaccano alle coperte stese per il pic-nic e possiamo essere noi stessi che le trasportiamo da un posto ad un altro.
Ricordiamoci che le zecche sono pericolose anche per l’uomo e per i nostri amati cani e dunque quando si frequentano ambienti a rischio bisogna proteggersi adeguatamente dalla loro aggressione con pantaloni lunghi e repellenti alle parti distali degli arti. Controlliamo anche i cani che ci sono venuti dietro durante una passeggiata.
Se troviamo femmine gonfie di sangue, non schiacciamole, ha l’effetto di spargere le uova in giro. Stacchiamole con delicatezza ed eliminiamole col fuoco.
La zecca è un problema per tutti, proteggiamoci!>