Transizione a Gestione Naturale: cambia il carattere?
E’ ormai dal 2007, dopo la conoscenza con il Dott. Stefano Sabioni, che mi occupo di Gestione Naturale del cavallo domestico, facendolo in maniera razionale, organizzata e non improvvisata.
Tanta acqua è passata sotto i ponti, cioè, tantissimi cavalli che mi hanno insegnato come “aggiustare il tiro” per personalizzare il loro percorso di transizione da gestione in box a gestione in spazi aperti e in socialità, compreso il passaggio a un'alimentazione sana, somministrata seguendo ritmi e dosi “naturali” per il cavallo.
Dopo avere scritto il libro “Guida al Rispetto del Cavallo” (Equitare), il mio successivo progetto è stato quello di iniziare a documentare la transizione di un ex cavallo da corsa, dalla gestione in piena attività nelle piste alla gestione naturale, analizzandone tutti gli aspetti, da quelli pratici di tutti i giorni al programma di addestramento per la conversione a sella. Così mi sono messa a cercare e, lo scorso novembre, ho acquistato come mio cavallo personale Keep On Search, una bellissima e giovane cavalla di grandi promesse nel mondo delle corse di galoppo ma che, infine, si è rivelata non abbastanza veloce. Ho scelto questa tipologia di cavallo per il mio progetto perché questa razza è considerata tra le più “delicate e difficili” da portare in gestione naturale, compreso l'aspetto di sferrare gli zoccoli, resi sensibili da una ferratura precocissima. Per il resto è stato facile, sul piano equestre adoro questi cavalli!
In questo articolo voglio parlarvi di un aspetto a volte trascurato nella transizione, il possibile cambiamento a livello caratteriale del nostro cavallo. Vi racconterò di lei perché il problema si è presentato e, per quanto non tornerei indietro per nulla al mondo, non è stato di facile soluzione.
Andiamo per gradi. Nello sviluppo della personalità del nostro cavallo influiscono molti fattori, come il sesso, l'età, la predisposizione e le esperienze maturate. Il sesso implica differenze a livello ormonale, come la variabilità umorale di alcune femmine secondo il ciclo, fattore che si manifesta ma che, nella mia esperienza, se troppo esagerato, è il segnale di allarme per qualche disequilibrio da indagare. Tra castroni e stalloni ovviamente vi sono enormi differenze, soprattutto correlati ad alcuni stadi di crescita e alla presenza o meno di femmine per le quali competere.
In termini generali di età, il carattere si sviluppa e cambia nel tempo. Pensate ad alcuni soggetti “impegnativi” durante quella che sarebbe la nostra adolescenza, oltre al fatto che il raggiungimento della maturità sul piano caratteriale, in un cavallo mediamente stimolato da un corretto ambiente gestionale, per mia esperienza non avviene prima degli 8 anni. Ovviamente il carattere poi cambia un pochino anche invecchiando, è logico. Arriviamo però al fattore che ritengo normalmente il più influente: gli stimoli e le esperienze maturate.
Un soggetto privato dei necessari stimoli e delle esperienze autonome, come è il cavallo cresciuto in box o in isolamento sociale, non ha gli strumenti per realizzarsi in maniera equilibrata come individuo adulto e autonomo, quel cavallo non è il cavallo che sarebbe se gli fossero stati garantiti i giusti stimoli. A volte si manifestano come soggetti apatici, o scontrosi, irrequieti, poco collaborativi, ma alle volte anche come assuefatti e placidi “bravi” cavalli. Qualunque sia il punto di partenza, intraprendere un corretto percorso di naturalizzazione della vita del nostro amico, provocherà in lui i cambiamenti che non sono stati possibili precedentemente. Questo vale anche ogni volta che riusciamo a garantirgli una gestione migliore partendo da una già buona ma meno stimolante. Basti pensare al problema dell'iniziale legame morboso con gli altri cavalli del soggetto che viene introdotto in un nuovo e affiatato gruppo. Aspetto che comunque personalmente affronto fin da subito attraverso un rinnovato impegno del proprietario per rafforzare la relazione con l'animale, in un momento di grande destabilizzazione. Al migliorare delle condizioni di vita, il cavallo può inoltre, diventando più forte e atletico avere più carte in mano per mettere in discussione la nostra leadership ma, essendo questa comunque un percorso e non una conquista, fornirà solo l'opportunità per sviluppare un rapporto migliore tra due soggetti più competenti e, uno dei due sicuramente (il cavallo) e di riflesso anche l'altro (noi), più felici. Non vi ho descritto i casi di un ipotetico peggioramento per spaventarvi, ma per onestà e per toglierci il sassolino dalla scarpa. Nella maggioranza dei casi infatti, dopo un primo assestamento, il miglioramento di carattere e delle condizioni del cavallo sono subito evidenti, sia perché sta bene sia perché i suoi bisogni etologici sono soddisfatti. . Un caso a parte però riguarda quei “bravi perché repressi” cavalli di cui vi ho parlato. Loro sono un salto nel buio, può essere che ritrovino semplicemente la gioia di vivere e l'entusiasmo anche nel lavoro con l’uomo, grazie al miglioramento dello stile di vita che siamo riusciti a garantirgli, ma può anche essere che inizino a
“dire di no”. Una vita stimolante ti dà anche gli strumenti per discutere se nessuno ti ha mai insegnato a dialogare correttamente. Questo aspetto è fondamentale: non è la gestione naturale il problema, ma i mancati stimoli e una repressione comportamentale , attuata tramite la gestione e/o tramite l'addestramento, durante la gestione precedente.
Questi cavalli prima si aprono, esce quel che deve uscire dal vaso di Pandora, e poi si rieducano alla collaborazione attiva con l'uomo, dandogli soprattutto buone ragioni per entrare in comunicazione con noi.
Alla luce di questo, quando mi si chiede consiglio sull'acquisto di un nuovo cavallo, indirizzo sempre verso realtà e allevamenti in cui gli animali facciano prima di tutto la vita da cavalli, quindi siano addestrati in una maniera gentile sulla base di una comunicazione reciproca. In questo modo, sapremo di stare prendendo con noi il cavallo che abbiamo davanti e non sua versione repressa o frustrata.
Questo buon consiglio, ovviamente, non l'ho considerato per me stessa nella scelta di Keepy, d'altronde, anche questa difficoltà poteva potenzialmente essere utile al mio progetto e alle persone a cui è rivolto.
Keep On Search a tre anni era una puledra inserita in una metodica routine di allenamento in ippodromo, viveva in box ed usciva in giostra tutti i giorni. Aveva un ottimo rapporto con la sua allenatrice che le dava sicurezza, così come gliene dava lo stile di lavoro, molto impegnativo ma estremamente costante e ripetitivo. Da sella era ubbidiente, mentre da terra non aveva nessuna formazione, sapeva fare benissimo solo quello che aveva sempre fatto, cioè allenarsi in pista con il fantino sul dorso, stare legata, farsi ferrare e vestire. Non aveva altre nozioni perché la sua vita era questa routine. Portata a casa, alla corda mi trascinava ovunque facendomi anche cadere, in arena non potevo liberarla perché correva il serio rischio di farsi male, dovemmo fare i conti con un mare di energie date dal passaggio tra un serrato allenamento, attraverso un lavoro atleticamente molto impegnativo finalizzato a correre in pista, alla drastica riduzione di movimento giornaliero pur vivendo h 24 in paddock. Iniziai a risolvere il problema cambiandole alimentazione per adattare il regime alimentare alla nuova vita e dedicai tempo fin da subito alla relazione con lei. La portavo a fare
lunghe camminate a piedi, anche due volte al giorno quando necessitava,. Questa scelta oltre a stemperare le sue energie (e consumare le mie!) senza che corresse come una matta ci consentì di iniziare a conoscerci, ed a porre le regole della conduzione. Esplorammo e passammo bellissimi momenti insieme mangiando l’erba nelle nostre escursioni. Questo programma è quello che consiglio a ogni proprietario che inizi la sua avventura con un nuovo cavallo, in particolar modo per evitare un morboso attaccamento al nuovo gruppo in cui viene introdotto. Personalmente non faccio mancare la vita sociale ma mi impegno fin da subito per condividere moltissimi momenti piacevoli con il nuovo soggetto perché scelga, e sviluppi le competenze emotive, per staccarsi fin da subito qualche ora al giorno dagli altri cavalli.
Senza soffermarmi troppo sul lavoro che è seguito nei mesi successivi con Keepy, tema di altri articoli, vi racconto dei suoi cambiamenti caratteriali e di umore. Inizialmente, a parte le sue enormi energie in eccesso per la nuova vita, ciò che mi stupì incredibilmente fu la sua capacità di farsi accettare dal branco di casa. Chiamo il mio gruppo “branco” perché in effetti vive insieme da moltissimi anni, sono individui socialmente molto competenti e si considerano una vera famiglia, ognuno con il suo ruolo all’interno di essa. Osservandoli ho capito che la scelta più decisiva nell’ammettere nuovi soggetti è quella di Honey, la matriarca, in base al potenziale sociale del nuovo soggetto, cioè se può essere utile o meno alla crescita ed armonia del gruppo. Se Honey dice “Keepy è il cavallo giusto, la facciamo entrare” non ho nessunissimo problema nell’introduzione, neppure da parte del maschio che gerarchicamente “appare” superiore alla matriarca. Così fu, e Keepy si presentò e si fece accogliere dal gruppo con un atteggiamento che, ho capito negli anni, essere tipico dei cavalli con molto carattere: passivo, persistente, neutrale. Questo approccio
prevede che il nuovo cavallo si adegui alle esigenze di ogni soggetto per essere accettato velocemente e senza intoppi, prevede una fortissima consapevolezza di se, degli altri e un chiaro progetto in mente: usare strategie mirate ad essere integrato prima possibile, tramite una modalità lenta e gentile con ogni membro del gruppo. Ho assistito spesso a un atteggiamento simile anche tra maschi, in cui ad esempio un castrone molto competente si lascia placidamente sottomettere dallo stallone, come per non avere problemi nella fase iniziale, ma in qualche settimana, o addirittura in qualche giorno, il primo sottomette il secondo e, proprio grazie al suo atteggiamento, riesce magari a coglierlo di sorpresa e a non ricorrere a particolari scontri fisici.
Torniamo a Keepy, a marzo compiva 4 anni, era serena, brava e pacifica con tutti i cavalli con cui viveva in paddock/pascolo, un angelo nella relazione con me, serena e sicura anche da sola lontana da casa. Una gioia! Quest’età è molto importante e, se gli viene data la possibilità tramite la gestione, i cavalli fanno enormi progressi verso gli individui adulti che diverranno.
Keepy divenne una presenza sempre più forte all’interno del branco, fisicamente divenendo di imponente struttura e, di pari passo, caratterialmente. Iniziò a spostare la sua amica del cuore, l’ultima nella gerarchia, manteneva un bassissimo profilo con altre due femmine più forti e competenti, tra cui Honey, e approcciava il vecchio maschio capobranco per avere le sue grazie.
Quando se lo fu sufficientemente lavorato, iniziò a scacciarlo per rubargli i suoi integratori, tanto che dovetti intervenire per evitare il furto al momento della somministrazione. Questo maschio è fortissimo e molto attaccato al cibo, vi assicuro che impossessarsi della sua risorsa era un diritto riservato esclusivamente, e comunque raramente, solo a Honey, sua compagna da 11 anni.
Intervenendo ogni volta al momento della somministrazione riuscii a riportare keepy al suo posto, almeno in questo frangente. Mano a mano che il suo carattere si definiva, dalla tenera e amorevole cavallina verso la bulla del gruppo, questo aspetto si rivelava anche nella relazione con me, soprattutto da terra dove il condizionamento della sua “prima vita” era meno forte. Condizionamento che comunque sarebbe stato perso perché basato su una routine ormai dimenticata e non su una vera competenza sviluppata e consolidata. Dovetti tirare fuori una parte di me che tenevo in un cassetto, dare regole ferree alla mia adolescente, chiare, giuste, coerenti e, soprattutto, sostenute da un grande amore e da una enorme calma, caratteristiche che segnano il
confine tra regole comprensibili per il cavallo ed inutili pretese scambiate quasi sempre da entrambi con aggressività.
Eravamo ad agosto/settembre, Keepy mi ha aiutata a integrare nel mio carattere questo aspetto importante, che avevo ma che tentavo in ogni modo di non utilizzare perché faticavo a inserirlo nella mia visione della relazione, in cambio io ho aiutato lei a trovare la sua dimensione, sono anch’io infatti un tassello non indifferente della sua vita. Keepy si è tranquillizzata, è tornata collaborativa e felice di condividere tempo con me, senza discutere inutilmente. Siamo felici insieme e il suo sviluppo psico-fisico degli ultimi mesi l’ha portata ad essere una cavalla meravigliosa, e ha solo 4 anni!!
E nel branco? È di nuovo serena, non prepotente, ma il suo ruolo è decisamente evoluto, siamo a fine ottobre. Proprio ieri guardavo il piccolo gruppo interagire, Keepy ora si affianca al maschio capobranco, lo corteggia con classe e lui la adora al punto da non lasciare, in certi momenti, che Honey le si avvicini. Keepy non si è mai minimamente scontrata con la matriarca, ha fatto in modo di non averne bisogno, ma è chiaro che aspira al suo ruolo di prima donna. Non ricorre allo scontro con lei in nessuna maniera, le è bastato per mesi lavorare sul maschio, quello che nessuna femmina era mai riuscita ad allontanare dalla storica compagna. Con l’atteggiamento di chi è forte e intelligente, molto competente anche se così giovane, Keepy sta cercando di prendere il ruolo di Honey, magari riuscirà ad ottenerlo l’anno prossimo o forse chissà... mi spiace per Honey ma è un dispiacere del tutto umano, la sua figura rimarrà comunque importantissima e, vista la sua saggezza, conto sia un’ottima maestra per questa guerriera, mi verrebbe da dire fredda e calcolatrice, che lei stessa ha scelto di accogliere nel suo branco.
Ora so che cavalla ho preso quasi un anno fa alle piste di galoppo e, posso dirvi, mi piace parecchio!
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