L'ippodromo Capannelle riuscirà a sopravvivere?
Caro Direttore, fino a quando potrò continuare ad essere un frequentatore di Capannelle? Come noto l’impianto della Via Appia, di proprietà comunale, versa in una situazione di grave criticità, come la gran parte degli ippodromi d’Italia, dovuta alla caduta delle scommesse ippiche ed alla situazione di dissesto dell’UNIRE (ora ASSI) che appare ormai un perno disassato del sistema ippico italiano.
Il combinato disposto dei due fattori ha fatto sì che i rapporti di convenzione tra UNIRE (ASSI) e gli ippodromi vivano oggi (ma ormai da tempo) una stagione di assoluta precarietà: vengono infatti protratti di mese in mese sulla base della convenzione ormai scaduta e non rinnovata.
E’ da notare che i ricavi da convenzione costituiscono oltre il 90% del monte ricavi totale della società e, dunque, la precarietà dei rapporti UNIRE/Società di corse è il principale fattore di pericolo concreto per la continuità aziendale.
E’ prossima ormai – a quanto si dice – la data dell’udienza fissata dal Tribunale Fallimentare di Roma per pronunciarsi sull’ammissibilità o meno alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale chiesto dalla Hippo Group Roma Capannelle.
Condizione per la ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale è la decurtazione dei costi fissi dell’ippodromo, segnatamente un radicale taglio, per il passato ma anche per il futuro, del canone di concessione da riconoscere al Comune di Roma, che nel frattempo ha maturato crediti scaduti a tale titolo per circa 10 milioni di euro.
Vale la pena di ricordare che il canone concessorio in vigore è frutto di una gara tenutasi anni fa e che – se rivisitato – non esclude che verosimilmente darà vita a un contenzioso per i ricorsi proposti da parte dei concorrenti non risultati aggiudicatari.
Non è da trascurare che l’Amministrazione Comunale – a quanto risulta – dopo aver notificato l’ingiunzione di pagamento dei canoni non onorati ha anche avviato la procedura di decadenza della concessione: procedura evidentemente non conclusa.
Ad oggi quindi c’è da chiedersi che fine farà l’ippodromo, che, al di là dello svolgimento delle riunioni di corse, ospita circa 1.000 cavalli con quel che ne consegue di addetti agli stessi ed alla “cura” dell’impianto ed è anche da chiedersi se sia legittimo traslare il fallimento gestorio di Capannelle sulle già disastrate casse comunali (ricordiamoci che per il Comune di Roma sono in vigore norme eccezionali relativamente alla definizione dei debiti pregressi).
Tali aspetti, che rientrano nella responsabilità dell’Amministrazione Comunale, disegnano un terreno minato e il Sindaco deve muoversi tra mille bocche di fuoco: l’inadempienza del concessionario; la precarietà della sopravvivenza della Hippo Group Capannelle; il rischio crescente di lasciar maturare un monte crediti che non sarà mai recuperato; una ipotesi di condono di dubbia legittimità (di canoni passati e futuri) che non appare compatibile con la pregressa gara e, soprattutto, un provvedimento privatistico, quale è quello del Tribunale Fallimentare, che invade – senza rispetto di competenze – la procedura ad evidenza pubblica di diritto amministrativo in tema di concessioni. Ciò senza tener conto del danno erariale che ne deriverebbe.
Meglio tutelare il settore a discapito dei cittadini?
Mi chiedo da frequentatore dell’ippodromo a cosa sia dovuto il silenzio non solo delle parti in causa ma anche dei proprietari, dei professionisti ippici, dei sindacati e della stampa sull’intera vicenda. Dei frequentatori e degli appassionati come me, purtroppo, sempre più scarsi nessuno tiene conto e tutti si adoperano a coprire con una coltre di silenzio una situazione che meriterebbe ben altra attenzione.
Grazie per l’ospitalità
ANTONIO DE MARCHIS