La Corsa dell'Arno, la nonna del galoppo
E' DI NOBILE METALLO l'albo dell'"Arno", la corsa di galoppo più antica d'Italia che si svolge il 25 aprile all'ippodromo del Visarno. Il vincitore della prima edizione, disputata il 5 novembre del 1827, fu un grigio di quattro anni, Riber. In quell'epoca Firenze era il crocevia culturale, sportivo e mondano dove approdavano gli esponenti delle più importanti corti europee, attratti da quel fiorire di idee e di opere che il Granducato rappresentava. Il principe russo Anatoli Demidoff, il polacco Carlo Poniatovski ai quali si aggiungono altri nobili italiani e inglesi, si contendono all'intorno di quell'elite culturale e mondana la supremazia sportiva e l'affidano a quella meravigliosa galoppata sull'erba che ancora oggi è incastonata in una sublime scenografia, la Cupola del Brunelleschi e il Campanile di Giotto che compaiono nel binocolo quando i cavalli percorrono la piegata di pista grande.
LE SCUDERIE PIU' GLORIOSE - Da sempre le più importanti scuderie nazionali, in particolari romane e milanesi hanno inviato i loro migliori purosangue alle Cascine puntando al successo nella corsa dell'Arno. Ci sono tutte le grandi giubbe del galoppo italiano nell'albo d'oro della classica fiorentina. Frank Turner (8 vittorie dal 1922 al 1932), la Scuderia Mantova che vinse nel 1942 con Torcello e nel 1971 con Petesso, che aveva in sella il jockey prediletto dal pubblico delle Capannelle, Carlo Ferrari. La Razza Ticino si impose nel 1953 con Vittorio Veneto, montato da Marcello Andreucci. La seconda parte degli anni Cinquanta, vedono l'Arno dominato dai purosangue dell'Avvocato Paolo Mezzanotte. Nel '56 e nel '57 vince con un cavallo che ricorda un grande della musica, Gershwin. E il proprietario milanese che sarà anche un grande dirigente del nostro galoppo, apre gli anni Sessanta con l'affermazione nel prestigioso handicap delle Cascine di Firebird. Dieci anni dopo il testimone passa ad un'altra formazione di noblesse del nostro turf. La giubba e' quella della scuderia Ignis, cara alla famiglia Borghi. Il cavallo si chiama Surtees e lo monta Marcello Andreucci. Gli anni Ottanta si colorano del bianco rosso e verde di un inimitabile cultore dell'ippica italiana, l'avvocato Carlo d'Alessio. Sceglie Gemmano e il suo fantino di scuderia, Gianfranco Dettori, per un doppio nella corsa piu' bella della Toscana che galoppa: 1981 e 1983 sono le edizioni vinte da Gemmano con la giubba della Cieffedi.
Memorabile il secondo successo di Gemmano, con in sella il 'Mostro' che lo indirizzò al largo allo steccato opposto. Un boato della tribuna salutò lo scatto al largo del purosangue della Cieffedì che aveva eletto favorito al betting quel 'vecchio caro amico dell'Arno', spinto anche dal fascino di una scuderia che con Wollow aveva conquistato l'Inghilterra. Se D'Alessio rappresentava il galoppo della capitale al massimo livello, Rencati e' una delle migliori espressioni delle scuderie milanesi. Colori cari al brianzolo Salice fatti conoscere in tutto il mondo dal campionissimo Falbrav. E che nell'Arno trovarono il proscenio nell'edizione del 1991 vinta da Sicuterat. Ricordate chi lo montava? Antonio Di Nardo, il jockey di Sirlad, il biondo che vinceva Parioli e Derby di un'intera dirittura e portò a San Siro diecimila persone accorsi al mercoledì per un suo rientro. Ancora Milano con la Siba che ha un gran feeling con la corsa piu' antica d'Italia. Quattro successi per questa formazione che da sempre affida i propri cavalli ad Alduino e Giuseppe Botti. Radames nel 1996, Ice And Glacial nel 1998, Cocodrail nel 2005 e Basaltico, montato da Umberto Rispoli, nel 2008.
Nelle ultime edizioni della classica, le formazioni toscane si sono fatte valere con i successi di Fascino, Sunsu Desura ed El Biba d'Or, tutti appartenenti a scuderie del Granducato, mentre nell'edizione dello scorso anno il successo è andato a un cavallo proveniente da San Siro, STORM MOUNTAIN, montato da Dario Vargiu per il training di Bruno Grizzetti. Un cavallo di classe che nella carriera vanta anche il secondo posto nel Derby e che adesso è stallone vicino di paddock del re del trotto Varenne.
I FANTINI - Arno come ribalta anche per i grandi jockey del turf nazionale. Nelle prime venticinque edizioni della corsa, montano e si affermano fantini inglesi. La prima vittoria di un italiano è del 1854, in sella a Bold Davie (appartenente al duca Anatoli Demidoff) c'è un ragazzo di Barbaricina, il grintoso Ranieri Galletti. Quello per lui è il primo di cinque successi. Analogo numero di vittorie vantate dall'altro pisano Polifemo Orsini (dal 1913 al 1926). Il primatista è Thomas Rook, l'inglese di Barbaricina che vinse 8 edizioni della "nonna" del galoppo. Il poker è riuscito a Gianfranco Dettori, negli anni Ottanta il fantino piu' competitivo e continuo della Lega dei purosangue. Non solo italiana, perché quello che oggi é conosciuto come il papà di Lanfranco allora era il fantino piu' stimato e temuto da sua maestà Lester Piggott. Che storia magistrale l'Arno: aneddoti, nomi illustri che passando da Firenze e la sua corsa piu' bella hanno scritto pagine belle di carriere importanti. Ancora una volta andremo al tondino di questa corsa che se oggi è soltanto un handicap principale e non una corsa di gruppo, ha il respiro magico, infinito, i brividi che ti percorrono davanti ad un'opera d'arte.