La commovente storia di Sark, piccolo grande cavallo di montagna
“Quando ti ho conosciuto eri un ronzino della scuola che tossiva spesso, rassegnato al suo destino, conteso per il buon carattere da tanti capricciosi ed inesperti ragazzi, preoccupati solo di farti ubbidire strattonandoti senza tregua.
Finita la lezione poi ti lasciavano sudato e triste nel box: anch’io non avevo tempo per te, tutti i miei pensieri e i miei sforzi erano per Vladimiro, un purosangue italiano, da cui stavo imparando l’arte del salto ostacoli. Grazie alle sue capacità i successi non mancavano ed io ero sicura e felice perché le mie attenzioni e il mio affetto erano ricambiati da Vlady nello stesso modo. Fu così anche quel sabato, quando giunsi da Milano a tutta velocità per arrivare prima possibile a montarlo, perché con lui era come danzare in sintonia, sospesi in un equilibrio di perfezione…. Vlady era morto qualche ora prima e Tino ed Alì che mi vogliono bene, lo avevano portato via subito per evitarmi un dolore ancora più grande. Ma non è stato così, mi sono sentita svuotata e impotente come non mai. E così tu sei stato acquistato da papà lo stesso giorno, per attenuare un po’ la mia disperazione e hai dovuto sopportare per qualche tempo la mia rabbia perché tu eri vivo e lui no! Con diffidenza è cominciata la sfida: insegnarti tutto e rendere un po’ meno grigio il trascorrere del tempo. Più mi dedicavo a te, più cambiavi il tuo atteggiamento e il tuo sguardo. Eseguivi scrupolosamente e con intelligenza il lavoro che ti veniva proposto facendo progressi impensati ed imprevedibili, così che tutti quelli che ti avevano conosciuto prima, stupiti, verificavano gli straordinari progressi e ripetevano la loro meraviglia. Con il muso venivi a strofinarti contro di me ed io ti accarezzavo e mi complimentavo distrattamente, paragonandoti sempre ad un modello nella mia mente, perfetto ed irraggiungibile. Era ormai passato un anno e mi avevi portato alla vittoria più volte, quando mi sono accorta di te e di un fatto straordinario: tu avevi, per una sorta di magia, assorbito e concentrato le doti del tuo predecessore e assunto una nuova identità. Mi sono ritrovata con il volto rigato di lacrime, commossa e consapevole di una nuova entusiasmante realtà. Il tuo nome da quel giorno è Sark di Vlady, perché sei diventato come lui, meglio di lui! Ai Campionati Regionali Lombardi ancora una volta hai dimostrato d’essere grande, il più grande perché hai superato cavalli con mezzi ben superiori ai tuoi. Ancora una firma e avrò la patente di primo grado e devo ciò al tuo cuore e a questa mia consapevolezza di te che ci permette di essere in campo una cosa sola. Abbiamo entrambi 13 anni e ancora tanto da costruire insieme!”
Sono passati ormai 18 anni e nulla è cambiato. Sark di Vlady ha dimostrato come, con tempo e costanza, si possano raggiungere ottimi risultati. Ha gareggiato sino a 19 anni: con lui ho conseguito il 1° grado FISE e partecipato per tre anni di fila ai Giochi della Gioventù, entrando sempre nei primi dieci classificati, così come ha vinto, sempre nei Giochi della Gioventù, la medaglia di Bronzo a Squadre per la Lombardia montato da mia cugina Erika e con lei poi ha stupito tutti vincendo per due anni di seguito il Trofeo del Gruppo Italiano di Dressage nella cat.F. Niente male per un cavallino cui non davano due lire! Tanti me l’hanno chiesto ripetutamente, ma nessuna cifra sarebbe stata abbastanza per separarmene. Dopo il ritiro dalle gare per altri sette anni, ha percorso tanta strada sotto la guida attenta del suo cavaliere: mio padre. Ogni scusa era buona per un giro in montagna, alla ricerca di qualche cervo, di qualche porcino o anche solamente di un bel panorama… Gli anni poi hanno iniziato un po’ a farsi sentire, e così ha aiutato tanti ragazzini a prendere confidenza con questo straordinario animale che è il cavallo, perché Sark con il suo carattere sicuro e sereno, li faceva innamorare tutti!
Questa storia è stata scritta tempo fa. Nella notte tra il 2 e il 3 di aprile di quest’anno, dopo essere stato riportato in valle, nella sua valle, la terra che gli ha dato i natali, ha deciso di chiudere gli occhi per l’ultima volta.
Caro il mio piccolo, grande Sark. Mi hai accompagnato per una vita intera. Ci sei sempre stato, per me, per Erika, per papà, e per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di poter percorrere un po’ di strada al tuo fianco.
Hai aspettato di tornare a casa, tra le tue montagne e i tuoi pascoli per lasciarti andare. Sembrava ridessi quando sei sceso dal camion e hai respirato l’aria buona di qui… sgroppavi e correvi felice nei prati della scuderia dove hai passato tanti anni quando eri giovane… Chi ti ha conosciuto sa che fantastico animale eri.
Spesso, pensando al tuo muso morbido e a quella macchiolina inconfondibile, torno con la mente a tanti anni fa, alla storia che ho raccontato e a quel giorno buio in cui sei diventato parte del mio cammino e mi accorgo di quanto, da quel momento in poi, tu sia riuscito a illuminare la mia vita..silenziosamente,costantemente e incondizionamente. Grazie. Sei stato, sei e sarai sempre nella mia anima.