Italia in prima linea per salvare il cavallo di Przewalski
A Fieracavalli 2021, nell'area Forum, si è parlato anche del cavallo di Przewalski e del ruolo svolto dal Parco Natura Viva di Bussolengo, in provincia di Verona, nella sua protezione.
Nel 2007 sono infatti arrivati al Parco due esemplari dallo zoo di Praga nell'ambito di un programma europeo di conservazione e reintroduzione di quelli che costituiscono l'ultima specie esistente di cavallo che vive allo stato selvatico.
Nelle pitture preistoriche rupestri della grotta francese di Lascaux, risalenti a circa 18.000 anni fa, si identificano anche questi cavallini dal caratteristico mantello e dalla criniera a spazzola, rappresentati con una voluminosa pancia perché, per sopravvivere durante l'inverno, devono incrementare il peso di almeno il 30% in estate.
Fino al Settecento, erano presenti in Europa nell'area che andava dalla Germania fino alle steppe di Russia, Mongolia e Cina settentrionale. Questa specie selvatica si differenzia dal cavallo domestico per la presenza di due cromosomi in più che, comunque, non impediscono l'incrocio col primo e la produzione di ibridi fertili.
Il generale russo Nikolaj Przewalski, che fu anche naturalista, fu il primo a descriverli nel 1881 durante una spedizione che guidò per accertarne l'esistenza e da lui presero il nome.
Nel 1900 ne furono catturati una quindicina di esemplari e ceduti a diversi zoo.
Durante il XX secolo, la popolazione del cavallo di Przewalski subì un drastico calo a causa della degradazione del territorio e dell'aumento dei pascoli per il bestiame domestico, sopravvivendo solo nelle steppe desertiche della Mongolia come il deserto di Gobi. Ma l'ibridazione e la conseguente perdita di diversità genetica, la competizione per le risorse con il bestiame domestico e le malattie portarono alla scomparsa anche di questi branchi: l'ultimo esemplare allo stato brado venne avvistato nel 1969.
Il cavallo di Przewalski si era quindi estinto ma, nel 1977, venne avviato un progetto per far rinascere e rimettere in libertà i discendenti dei Przewalski che vivevano negli zoo i quali, non essendo mai stati ibridati, conservavano intatto il patrimonio genetico originario.
Dapprima si avviò un programma di scambio di esemplari al fine di limitare gli incroci tra consanguinei, poi un programma volto ad aumentare il numero dei capi.
Nel 1992 vennero reintrodotti i primi 16 cavalli in Mongolia. All'inizio, gli esemplari dovettero affrontare l'attacco di malattie come quelle portate da un tipo di tafano, ma quelli sopravvissuti hanno consentito alla specie di raggiungere, in Europa, il numero di 1900 soggetti presenti nei parchi e negli zoo e di circa 400 allo stato brado nelle aree protette della Mongolia come il Parco Nazionale Hustai.
Questa attività di salvaguardia del cavallo di Przewalski si è svolta nell'ambito dell'European Endangered Project, un progetto sostenuto da membri del WAZA (associazione mondiale zoo e acquari) di cui fa parte il Parco Natura Viva di Bussolengo.
Una cooperazione che tutela diverse specie minacciate: oltre al cavallo di Przewalski ci sono anche il Panda Rosso, il Leopardo delle nevi e la Tigre. L'obiettivo è quello di proteggere gli esemplari per preservarne il valore genetico e limitare gli incroci tra consanguinei per poi reintrodurli allo stato naturale, monitorando il loro adattamento nelle aree in cui vengono reinseriti.
Oggi, gli esemplari di cavallo di Przewalski presenti al Parco di Bussolengo sono quattro di cui due stalloni.
Nella tabella della IUCN - l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – che cataloga il rischio di estinzione delle specie, il cavallo di Przewalski è passato dalla categoria ESTINTA a quella di MINACCIATA.
Nonostante sia un animale dotato di grandi capacità di adattamento, la sua sopravvivenza è ancora esposta al rischio di scomparsa: in particolare, i cambiamenti climatici che minacciano l'intero pianeta costituiscono un concreto pericolo per una popolazione numericamente bassa come la loro.
Gli enti come il Parco Natura Viva di Bussolengo svolgono un ruolo prezioso nella tutela della biodiversità ma, se l'uomo continuerà a distruggere l'ambiente, i loro sforzi verranno vanificati perchè le specie salvate non avranno un territorio che garantisca loro una vita in libertà.