In un libro rivive l'ippica dell'antica Roma
AI NOSTRI TEMPI, anche se gli stadi tendono a svuotarsi soprattutto a causa dell’invadenza massiccia della televisione, il calcio resta, in Italia, lo spettacolo sportivo più seguito e popolare. L’ippica,invece, langue e attraversa una crisi veramente nera.
Ma nell’antica Roma, dove pure il gioco con la palla era noto e diffuso, lo sport di gran lunga “il numero uno”era proprio l’ippica!
Le corse dei carri letteralmente furoreggiavano.
Se quelle a tre cavalli,che si svolgevano nel Trigarium, un antichissimo ippodromo situato nella zona dell’odierna Via Giulia, caddero presto in disuso, le corse a due o,più spesso, a quattro cavalli facevano registrare davvero il “tutto esaurito”al Circo Massimo.
Nell’accurato volumetto “Vivere a Roma 2000 anni fa”del prof. Romolo A. Staccioli. noto storico ed archeologo, si può veramente rivivere, anche per quel che concerne i particolari tecnici, l’appassionante mondo delle corse nella Roma imperiale.
Pensate che il Circo Massimo, fatto costruire dal re Tarquinio Prisco alla fine del VII secolo a.C.,occupava nella Valle Murcia, tra il Palatino e l’Aventino, uno spazio di seicento metri per duecento, con una capienza stimata da taluni studiosi in oltre 300.000 spettatori:insomma,altro che lo stadio del Maracanà!
Il Circo era stracolmo di gente di ogni ceto sociale:dai nobili al popolino, per non parlare, poi. delle donne, finalmente libere di sedersi accanto agli uomini(e non separate in appositi settori come al Colosseo).
La presenza degli imperatori non era semplicemente rituale:spesso scendevano nell’arena a gareggiare (Nerone,Caligola,Caracalla,ecc.) e, in ogni caso, erano accesi tifosi soprattutto della scuderia dei “verdi”(che se la batteva con quelle dei bianchi, dei rossi e degli azzurri).
Gli antichi Romani, da grandi organizzatori quali erano, coinvolgevano gli spettatori per l’intera giornata, con un nutrito programma articolato,in genere, in dieci gare(sotto Domiziano, peraltro, si arrivò a disputarne anche cento, a seguito della riduzione da sette a cinque dei giri da percorrere).
Per di più, nelle pause tra una gara e l’altra il pubblico era intrattenuto da spettacoli di giocolieri, mimi, animali ammaestrati ecc.
Il movimento delle scommesse era molto alto,considerato che gli antichi Romani amavano lo sport e lo spettacolo, ma anche il gioco!
Gli aurighi plurivittoriosi, come attestano anche alcune epigrafi funerarie, guadagnavano cifre iperboliche(paragonabili a vari milioni di euro!) sotto forma di premi,ingaggi e regali di ogni genere, magari lanciati dal pubblico a fine corsa.
I cavalli migliori valevano una fortuna e rimanevano con i loro trionfi nella memoria duratura dei tifosi.
Che tempi gloriosi!
In questi anni di “vacche magre” non ci resta allora, per consolarci, che rivedere le sfolgoranti immagini di “Ben Hur”con la strepitosa sequenza della corsa delle quadrighe (e non delle bighe,come erroneamente viene ricordata!).
Aggiungiamo i filmati delle mitiche imprese di Varenne e Ribot, per ripensare,con tanta nostalgia,ad epoche in cui l’ippica era davvero al top!