"Il disastro dell'ippica si chiama Politica"
Lettera di Roberto Benedetti vicepresidente del Consiglio Regionale della Toscana: "Da nove anni vado ripetendo in varie sedi, in incontri pubblici, in dibattiti e finanche in sedi istituzionali che mi ritengo un “ippico prestato alla politica”. Da nove anni, ovvero da quando sono stato eletto consigliere regionale della Toscana.
E da ippico “puro” ho ricoperto, prima in AN e poi nel PdL, la carica di responsabile nazionale del settore.
E dallo stesso numero di anni cozzo contro un muro di gomma alzato dalla politica nazionale, riuscendo ad ottenere l’unico risultato di inserire nel Piano agricolo regionale toscano la possibilità di erogare contributi alla filiera ippica regionale. Poco, ma meglio di niente…
La responsabilità principale, non l’unica, dello stato in cui si trova l’ippica italiana è della politica. Tutto inizia nel 1999, quando per legge si decide di abolire gli enti tecnici, di dar vita ad un calderone di nome UNIRE e di togliere allo stesso l’unico scopo della sua esistenza: la gestione, la promozione ed il controllo delle scommesse, passando il tutto ad un soggetto esterno ed estraneo. È l’inizio della fine. La fine del principio che fino ad allora aveva fatto dell’ippica italiana una delle più ricche d’Europa e, secondo i principi della Legge Mangelli, padrona del proprio destino. Da allora in poi un precipizio continuo, con la cancellazione progressiva delle competenze tecniche, con l’impoverimento del settore, con il crollo vertiginoso della raccolta di scommesse. Senza nulla dire dei tentativi di devastazione e saccheggio a cui, negli anni, abbiamo assistito.
La politica ha prodotto questo disastro, la politica dovrebbe fornire le risposte ed indicare alcune soluzioni per evitare la fine dell’ippica italiana.
Purtroppo non sembra interessata a farlo… l’unico problema realmente sentito è quello di liberarsi del settore, di sbolognarlo ad altri, come prevede il Decreto Legge sull’argomento, senza intervenire in nessuno dei gangli vitali che sono in forte sofferenza.
Senza una riforma ed un rilancio delle scommesse ippiche, i cui dati di raccolta sono preoccupanti e costantemente in calo, senza un adeguamento dei pay-out con gli altri giochi, in primis con quello delle corse virtuali, senza iniziative organiche di promozione del prodotto, senza un piano industriale serio e calendarizzabile. Con queste prospettive, con risorse sempre più esigue e incerte, senza gli interventi auspicati appare evidente che nel 2017 – se ci arriveremo – verrà consegnato “ai privati” non un settore, ma un cadavere da seppellire. Mentre assistiamo ai residui balletti per smembrare quello che resta delle spoglie.
Alcuni interventi sono urgenti ed essenziali per la sopravvivenza, in mancanza dei quali non resta che una proposta e una soluzione shock: la formalizzazione immediata di un bando di concorso europeo per assegnare la gestione complessiva delle corse e delle scommesse ad operatori privati. Allora ci saranno interessati, francesi, inglesi e anche italiani, disposti ad intervenire qualificando il prodotto, promuovendolo, rilanciandolo, organizzandolo, razionalizzandolo. Essendo evidente che, come avviene in tutti i “paesi ippici” avanzati, l’unico modo per rilanciare il settore non può prescindere da un forte aumento della raccolta di scommesse.
Tutto il resto rischia di rimanere teoria e questa nota non vorrei lasciarla come epitaffio."