Giulia Moretto parla del suo libro Il cavallo e l'uomo, una relazione infinita
L’uomo conosce (e riconosce) la potenzialità terapeutica legata all’attività equestre fin dall’antichità: l’equitazione veniva infatti consigliata per curare l’insonnia, l’epilessia e come riabilitazione a seguito di paralisi almeno fin dal II secolo a.C. E oggi? Che cos’è l’ippoterapia e che valenza può avere per il portatore di handicap e il disabile il rapporto con questo animale, oggi che disponiamo di grandi tecnologie e di una medicina all’avanguardia?
Ce lo spiega il libro di Giulia Moretto dal titolo: Il cavallo e l’uomo, una relazione infinta. Esperienze di ippoterapia (GalassiaArte). Giulia è affetta da tetraparesi spastica fin dalla nascita ma, nonostante le tante difficoltà di movimento e di parola, niente l’ha fermata nel portare avanti le sue più grandi passioni: lo studio e i cavalli. Grazie al sostegno della famiglia e degli amici, ha conseguito prima la laurea triennale e poi la specialistica (in Antropologia culturale, Etnologia e Etnolinguistica), all’università Ca’ Foscari di Venezia. Oggetto della sua tesi sperimentale, neanche a dirlo, proprio la relazione uomo-cavallo, diventata per Giulia motivo di studio e di vita. La sua tesi è stata premiata dalla Fondazione Stefano Benetton ed è stata poi pubblicata in questo suo primo libro, suddiviso in tre parti. Dopo una breve sintesi sul ruolo del cavallo nella storia, nel secondo capitolo si presenta un’analisi dettagliata e attenta di un progetto di ippoterapia indirizzato a bambini con diverse patologie neuropsichiatriche (denominato “La Casetta” e svoltosi a Concordia Sagittaria) che l’autrice ha seguito attivamente in prima persona. Nella terza parte del testo infine Giulia racconta tre diverse esperienze di percorsi di vita – tra le quali proprio la sua – segnati da disabilità motoria, e accomunati dalla passione per i cavalli.
L’ippoterapia è un’attività nota fin dall’antichità eppure in Italia questo tipo di terapia (definita TMC) è stato introdotto soltanto nel 1977, perché?
In Italia, in verità, già nel 1772, Giuseppe Benvenuti dedicò il suo trattato “Riflessioni sopra gli effetti del moto a cavallo” a Sigismondo Chigi, principe di Farnetta con l’augurio di ristabilirsi in salute con questa pratica. Ma è nel 1976 che a seguito di un incontro tra il chirurgo pediatra dottor Luciano Cucchi, il proprietario signor Capponi della Cascina Robbiolo di Buccinasco, la famiglia Dossena, il Lions Club di Corsico e la dottoressa Danièle Nicolas Citterio, nacque l’ANIRE (Associazione Nazionale Riabilitazione Equestre n.d.r.) che nell’anno successivo, 1977 fu ufficialmente costituita. Quindi, in Italia ci è voluta la spinta di un medico affinché la TMC, attualmente ridefinita come “Metodo Globale di Riabilitazione a mezzo del Cavallo - M.R.G.C.® Global Rehabilitation Method with Horse”, venisse riconosciuta come “cura” vera e propria.
Attualmente l’ippoterapia è riconosciuta come un “trattamento medico che prevede l’impiego dei cavalli ai fini della cura di forme di patologie quali l’autismo” (dall’art. 113 D.lgs. 112/1998). Secondo te nel nostro paese ha una buona diffusione? È davvero un’attività accessibile a tutti coloro che la richiedono?
Negli ultimi anni sono nati numerosi centri di Riabilitazione Equestre affiliati all’ANIRE, nonché a Milano, oltre alla caserma Santa Barbara, in cui opera l’ANIRE, all’ospedale del Niguarda c’è il Centro di Riabilitazione Equestre Vittorio di Capua, che funge proprio come reparto dell’ospedale e la seduta è mutuabile, ma è l’unico caso in Italia! L’ippoterapia e la Riabilitazione Equestre sarebbero prescrivibili dal medico, ma raramente succede questo e molte persone si rivolgono privatamente a questi centri, poiché purtroppo questa disciplina non è così riconosciuta, come dovrebbe esserlo, dal sistema Nazionale Sanitario!
Nella tua osservazioni parli di quattro categorie di attivazione nei bambini disabili che praticano ippoterapia. Di che cosa si tratta esattamente?
Le quattro categorie di attivazione presenti nel libro, ovvero:
- sblocco della verbalizzazione, dell’emotività, della socializzazione e della motricità;
- azione tranquillizzante del cavallo sulle crisi dei bambini;
- abbandono delle attività preferite a favore dell’ippoterapia;
- funzione educativa.
Sono derivanti dalle mie osservazioni giornaliere e dalla rielaborazione di queste che io stessa ho redatto senza prendere spunto da nessun libro, grazie alla mia partecipazione come antropologa e volontaria al progetto “La Casetta”, che si svolge ogni estate e che è rivolto a un gruppo di ragazzi con disabilità prettamente intellettiva. Con le attuali ricerche per il mio nuovo libro, ho potuto rendermi conto piacevolmente che queste quattro categorie di mia “invenzione” sono esattamente gli effetti riscontrati da chi fa Ippoterapia e Riabilitazione Equestre a livello professionale.
Quali sono gli aspetti positivi concreti che hai potuto osservare sui bambini che praticano ippoterapia?
Gli effetti positivi sono molteplici, ad esempio per un ragazzo affetto da una grave forma di autismo, che frequenta “La Casetta” il cavallo rappresenta il suo rifugio dopo una crisi: lui sale, ancora con il nervosismo addosso, fa il primo giro, chiude gli occhi e riprende il controllo di sé e sta su anche 20 minuti. Questo è il caso più affascinante a mio avviso! Poi c’è il ragazzo timido che a cavallo si trasforma, diventando sicuro, autorevole nella conduzione autonoma di Nina (la cavalla adoperata in questo progetto), e sorridente. Il cavallo rappresenta anche una funzione sia di divertimento ma anche di educazione, ovvero i ragazzi de “La Casetta” sanno che se si comportano bene e rispettano le regole durante tutta la mattinata avranno la loro passeggiata: questo ha funzionato e funziona tuttora, dopo 4 anni, soprattutto per un ragazzo con la sindrome di Down, per lui l’idea di andare a cavallo è un grandissimo incentivo!
Nella terza parte parli di tre casi di disabilità motoria e di grande passione per il cavallo. Raccontaci qualcosa della tua esperienza. Che ruolo ha il cavallo nella tua vita?
Il cavallo è entrato nella vita della mia famiglia, non per me, bensì per aiutare mia sorella maggiore. Causa la mia condizione, infatti, i miei genitori hanno dovuto concentrarsi su di me e questo ha comportato in mia sorella maggiore una forte gelosia nei miei confronti. Così, mio padre ha cercato una soluzione a questo problema e ha cercato di coniugare la sua passione per i cavalli con quella di mia sorella, decidendo di comprare un pony. Da quel momento i cavalli sono sempre stati nella mia vita e parte integrante della mia famiglia. La visita all’Ospedale Niguarda di Milano (primo centro in Italia a praticare l’ippoterapia negli anni ‘80), all’età di circa quattro anni, ha permesso a mio padre di prendere ancora più consapevolezza dell’importanza del cavallo, come strumento di “terapia”. Il percorso coi cavalli, quindi, incominciò per un fattore riabilitativo fisico, ma successivamente, si rivelò curativo anche per l’anima. Infatti, i cavalli sono la prima immagine che vedo alla mattina, sono il mio rifugio nei momenti di tristezza, sono il mio divertimento quando si rincorrono e giocano come dei bambini, e, soprattutto, sono l’unico modo che ho di guardare il mondo dall’alto, abbandonando per un po’ la mia compagna di vita, la carrozzina. Grazie a loro la mia vita relazionale e quella familiare si è amplificata, creando nuove amicizie e nuove prospettive lavorative che si stanno consolidando col passare del tempo. Il mio rapporto con loro ha fatto sì che io comprendessi l’importanza di scrivere un secondo libro avente come obbiettivo l’analisi della Riabilitazione Equestre in diversi campi: storico, antropologico, riabilitativo nei suoi vari settori (fisico, neuropsicologico, sociale), legislativo ed internazionale.
Nell’esperienza di Rossella invece, di cui parli nel libro, salire a cavallo dopo l’incidente che l’ha costretta in carrozzina, è risultata un’esperienza molto difficile. Per quale motivo?
Rossella, purtroppo, ha subito una grave lesione celebrale, che ha causato una disabilità molto importante, perciò per lei che montava in modo impeccabile, ritrovarsi sopra un cavallo tutta piegata in avanti, con due persone che la sorreggevano, era solo una sofferenza. Anche l’ambiente dove veniva portata non ha aiutato, perché non era un centro riservato e specializzato, ma era un maneggio normale, dove chiunque poteva vederla e ciò le provocava una profonda vergogna verso sé stessa. All’epoca del libro, Rossella riusciva comunque ad avere un rapporto con i cavalli tramite le carezze, ma attualmente ha chiuso totalmente questo rapporto, forse perché il ricordo di lei a cavallo prima dell’incidente è ancora troppo doloroso per poter instaurare una relazione nuova con questo animale.
Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi desidererebbe provare un’esperienza di ippoterapia ma nutre timori e insicurezze?
L’Ippoterapia e la Riabilitazione Equestre non sono adatte a tutti: per alcune patologie sono controindicate, ad esempio chi ha una forte scogliosi o ha una fobia per il cavallo non può praticarle, e comunque va sempre valutata la possibilità di intraprendere queste discipline terapeutiche in base alla persona.
Per chi volesse intraprendere questa avventura deve rivolgersi ad un centro di Riabilitazione Equestre affiliato all’ANIRE, visitare il posto, valutare la competenza delle persone che ci lavorano e decidere se la persona interessata si sente a suo agio in quel contesto, oltre che ad assicurarsi che sia l’attività giusta da svolgere.
Quali sono i prossimi passi? e i progetti futuri?
I miei prossimi passi saranno, ovviamente, la pubblicazione del mio secondo libro, che sarà un approfondimento sulla Riabilitazione Equestre. Inoltre, il 19 aprile terrò una conferenza dal titolo “Relazione uomo-cavallo” a Guidizzolo (Mantova), con Claudio Villa, presidente dell’Associazione “Salto oltre il Muro” e con la Dottoressa Beatrice Garzotto, dove verrà analizzata sotto molteplici aspetti la relazione terapeutica con il cavallo!
Il libro di Giulia è acquistabile attraverso diversi siti internet, oppure tramite ordinazione in qualsiasi libreria di Italia, chi desidera contattare l’autrice può farlo attraverso la pagina Facebook “Il cavallo e l’uomo una relazione infinita”.