Giochi Olimpici, dalla sella al sellino
Cavalli? No, grazie. Sono maleducati e testardi, stessa genia dei muli, alle Olimpiadi di Parigi 2024 ne faremo a meno. L’UIPM (Unione Internazionale di Pentathlon Moderno) ha deciso di abbandonare l’equitazione e introdurre il ciclismo accanto a corsa, nuoto, scherma e tiro a segno. Pare che la goccia traditrice sia stato il brutto spettacolo dato ai Giochi di Tokyo da una giovane atleta che non è riuscita a far saltare il suo provvisorio destriero (i cavalli vengono tirati a sorte fra i concorrenti che hanno poi 20 minuti per creare un dignitoso binomio) nemmeno quando a dargli una mano - anzi una manata - è intervenuta la sua allenatrice. Niente di particolare per chi conosce i partner a quattro gambe, ma l’episodio è stato gonfiato oltre misura dai media e dagli immancabili animalisti in servizio permanente effettivo.
Il cambio di sport nella disciplina ideata nell’edizione di Stoccolma 1912 dal sempre più evanescente Pierre de Coubertin è il cacio sui maccheroni per un Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che, preoccupato dalle poche città candidate ai prossimi Giochi, sposa a scatola chiusa tutto quanto possa alleviare i costi agli organizzatori della manifestazione a cinque cerchi. Vuoi mettere una bella corsa in bici su strada, con impianto a costo zero, contro il dover fornire una quarantina di quadrupedi, scuderizzarli, controllarli, pulirli, sellarli e magari tenerli prima in quarantena? Meglio tagliare la testa al toro, anzi al cavallo, più che mettersi a tavolino a studiare qualche soluzione che lasciasse intatta la cinquina voluta dal piccolo barone francese.
Uno che conosceva bene i meandri olimpici, Donato Martucci, per un trentennio capo dell'Ufficio Stampa di Giulio Onesti al Foro Italico, sosteneva che le assemblee internazionali sono - chi più chi meno - cori a bocca chiusa degni della Madama Butterfly. Per cui ci sarà poco da sperare sulla voce contraria di qualche Federazione Nazionale che in Giappone era presente tra i 72 atleti partecipanti alle gare di Pentathlon. Ne si prevede un intervento della FEI (Federazione Internazionale Equitazione) anche se la cosa dovrebbe fargli rizzare le antenne. Nuove discipline premono (in lista d’attesa ci sono le freccette, abilità magari tanta, gesto atletico zero), sponsor e network tv scalpitano per tenere ai minimi il costo-contatto (molti spettatori con poca spesa) che ai Giochi sta sostituendo l’obsoleto motto olimpico decoubertiniano, e il dressage lo capiscono in pochi davanti al piccolo schermo mentre il completo deve fare, in campagna, i conti con la sicurezza di chi sta sopra e sotto la sella. Tanto che, a forza di semplificare le barriere, ormai si mormora ad alta voce che stia diventando un salto ostacoli fra i boschi.