Codice di comportamento FEI, seconda puntata
Su Cavallo2000 la seconda puntata delle riflessioni di Tiziano Bedostri sul Codice di comportamento Fei in merito ai principi etici che dovrebbero guidare la nostra relazione con il cavallo.
1.Tutte le cure mediche somministrate al cavallo devono essere volte ad assicurarne la salute e il benessere.
Prendersi cura…
Un giorno decisi di dedicarmi ai cavalli perché avevo scoperto che essi, a differenza degli umani, per loro natura non possono mentire.
I cavalli non parlano, ma ci comunicano il loro stato d’animo attraverso semplici gesti ricchi di significato che l’uomo attento, con un atteggiamento orientato all’ascolto, può cogliere, prendendosi cura e accudendo in maniera adeguata quel prezioso compagno di
cammino che è il cavallo.
Ciò determina la differenza tra un cavaliere e un “uomo di cavalli”.
2.Un livello ottimale deve essere incoraggiato e mantenuto nei campi dell’alimentazione, e della salute, igiene e della sicurezza.
Compromesso…
Una forma di agire e di porsi sempre più utilizzata dagli umani, un approccio che spesso offre alibi alle coscienze, una modalità che consente facili scappatoie…
E allora, nella pratica quotidiana del governo del cavallo, se: il fieno e il mangime sono di scarsa qualità, le lettiere sono insufficienti e maleodoranti, non viene dedicato sufficiente tempo per la ginnastica funzionale quotidiana, la verifica dello stato di salute non procede con regolarità periodica, i ricoveri sono inadatti e fatiscenti…
Allora, è questione di COMPROMESSI!!!
Dimenticando che il compromesso è definito genericamente come: “accordo, impegno reciproco assunto da più persone di procedere a un’azione d’interesse comune …” (vocabolario Treccani)
In questo caso le scelte e decisioni sono univoche…
3.Un ambiente sano dovrà essere mantenuto durante il trasporto dei cavalli. Devono essere prese delle misure adeguate per permettere la buona areazione, nonché per foraggiare ed abbeverare regolarmente i cavalli.
Si, viaggiare …
Il cavallo è istintivamente portato a frequenti spostamenti, seguendo un impulso innato che madre natura gli ha fornito, trasferimenti indispensabili alla propria sopravvivenza, necessari per procacciarsi il cibo ed essere meno vulnerabile nei confronti dei predatori.
L’osservazione dei cavalli inselvatichiti ci conferma la loro attitudine a spostarsi in branco, la capacità di percorrere lunghi tragitti e quella di adattarsi ad ambienti estremamente differenti tra loro.
Nell’incontro con l’uomo il cavallo ha messo a disposizione la sua mobilità, forza, resistenza e velocità, il suo formidabile senso di orientamento, ha favorito lo scambio commerciale e culturale tra i popoli, sacrificando il bisogno di vivere in branco, rinunciando ai propri ritmi.
Poi, un giorno, l’uomo inventò la locomotiva e successivamente i mezzi motorizzati… allora per il cavallo gli spostamenti divennero più rapidi, innaturali, l’orientamento più complicato e la capacità di adattamento difficoltoso…
La partenza di un cavallo con un van è sempre accompagnata da prolungati nitriti, a tratti pare di cogliere attimi di disperazione, sovente questi richiami durano per alcuni chilometri, fino a quando i ricettori sensitivi perdono il contatto con i segnali arcaici che i cavalli si inviano tra loro.
Evitando ogni dietrologia, sarebbe sufficiente che l’uomo, ogni tanto, salisse sul van di fianco al cavallo e, semplicemente, lo osservasse, ne trarrebbe stimoli di riflessione interessanti.
E come recitava una nota canzone:
“Si, viaggiare, evitando le buche più dure…”