Cavalli a fine carriera, macellazione clandestina e viaggi della morte
Il 17 dicembre del 2019, a Orvieto sono stati sequestrati sei cavalli. Gli agenti in borghese della polizia giudiziaria li hanno notati nei pressi di un centro commerciale: due erano tenuti alla briglia mentre gli altri quattro si trovavano all'interno di un furgoncino.
Gli animali erano sprovvisti di documenti e certificati sanitari mentre tre, dotati di microchip, risultavano di provenienza italiana anche se, in realtà, venivano da Ungheria e Romania.
Gli equini erano feriti e contusi perché il veicolo che li trasportava era piccolo e non idoneo. I cavalli sono stati sequestrati e affidati alle cure dei veterinari mentre i quattro uomini che li detenevano, tutti pluripregiudicati, sono stati denunciati per maltrattamento e importazione clandestina.
Gli equini, a cui erano stati limati i denti per farli apparire più giovani ed ottenere un prezzo migliore, erano sicuramente destinati alla macellazione clandestina che hanno evitato grazie all'intervento della polizia di Orvieto, già distintasi in precedenza con diverse operazioni a tutela di animali.
Un fenomeno preoccupante, quello della macellazione clandestina dei cavalli in un paese come il nostro, tra i maggiori consumatori di carne equina perchè da un lato provoca la sofferenza degli animali e, dall'altro, mette a rischio la salute dei consumatori, non permettendo la tracciatura del prodotto.
Molti di loro, infatti, provengono dai circuiti delle corse clandestine, da attività sportive per le quali non sono più performanti o da furti, col rischio di essere stati sottoposti a trattamenti con farmaci e sostanze pericolose al consumo umano.
A settembre 2019, IHP, Italian Horse Protection, una ONLUS che aiuta i cavalli maltrattati e sequestrati, ha presentato una denuncia nei confronti degli autori di un video, girato in Sicilia, dove si mostra una corsa clandestina su una strada asfaltata. Il vincitore ha anche postato una foto in cui mostra orgoglioso il denaro vinto.
Nel filmato, i poveri animali vengono incitati e costretti a folli andature su un terreno assolutamente non adatto alle loro zampe, una strada pubblica, creando anche pericolo per chi circola.
Le corse clandestine sono diffuse in molte regioni italiane ma, soprattutto, in quelle del Sud e sono legate a un giro di affari controllato dalla mafia. Oltre al denaro derivante da scommesse e compravendite, possedere cavalli vincenti costituisce un'esibizione di potere da parte dei boss.
Gli equini vengono spesso dopati per aumentarne le prestazioni, utilizzando anche cocaina. Uno sfruttamento che, non appena la capacità degli animali diminuisce per età o infortuni ha, come conseguenza, il macello.
Il consumatore, quindi, si ritrova nel piatto un cibo che può contenere sostanze nocive alla salute, talvolta senza nemmeno sapere che si tratta di carne di cavallo, come accaduto qualche anno fa con prodotti a base di ragù.
I cavalli da corsa sono quelli che, in tutto il mondo, hanno un destino particolarmente incerto: la loro carriera sportiva è breve e l'intensità degli allenamenti favorisce infortuni che, spesso, ne impediscono l'utilizzo amatoriale dopo l'attività agonistica.
In Australia, alcuni stati come il Nuovo Galles del Sud chiedono che ai cavalli da corsa a fine carriera venga garantita un'esistenza anche dopo, da trascorrere in pensione. Sono circa 8.500 gli equini ritirati ogni anno dagli ippodromi in questo continente e le organizzazioni che gestiscono le corse affermano di aver adottato misure per garantirne il benessere durante la carriera e al suo termine. In particolare, la microchippatura e il divieto di inviare ai macelli i cavalli scartati.
L'emittente australiana Abc ha, però, rivelato che queste misure non vengono sempre rispettate e che almeno 4.000 cavalli scompaiono ogni anno. Animali che vengono stipati su camion inadatti, senza acqua né cibo, diretti a macelli dove operatori senza scrupoli li sottopongono a percosse, pungoli elettrici e violenze fino all'atto finale.
Un destino evitato ai sei cavalli sequestrati a Orvieto ma non ai loro sfortunati compagni che spariscono, ogni giorno, in un doloroso silenzio.
Fonte: IHP, Italian Horse Protection