Caterina, Green, il Friendship Training....e la scoperta dell'amicizia!
Alcune settimane fa ho pubblicato su questa stessa rivista un articolo, in cui raccontavo di come io e il mio cavallo Green Spirit siamo approdati, dopo tanto peregrinare, al Friendship Training di Chuck Mintlaff. Quest’introduzione era doverosa, essenziale per far conoscere le premesse e le forti motivazioni che mi hanno spinto ad abbracciare una strada nuova, completamente differente da tutte le altre conosciute.
Sarebbe infatti stato difficile per chi ha il desiderio di seguirmi, capire il valore delle trasformazioni avvenute nel mio partner equino, nel suo rapportarsi con me e il restante mondo animato, senza sapere com'era, chi era egli prima.
Penso sarebbe stato anche poco esauriente omettere le precedenti esperienze avute nel campo dell’addestramento. Questo è un ambito in cui ci si destreggia con difficoltà e ammetto che io stessa ho avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle (mia e di Green Spirit), sia in senso lato che purtroppo molto concreto e doloroso, i limiti di diversi approcci.
Renderli palesi è stato voler dare a chi legge un orizzonte il più possibile esauriente e completo delle mie esperienze, sperando di poter essere d'aiuto ad altri che come me adottano soggetti dal passato ignoto ma fortemente traumatico e che presentano poi, a causa di questo, difficoltà caratteriali e psico-fisiche. Seppur mosse da buon cuore, scelte erronee rischiano di minare le basi per una possibile amorevole relazione.
Con questo non desidero porre sotto accusa nulla o nessuno, le mie scelte e i miei errori sono miei e di nessun'altro. Come mia è la storia e il cavallo; parlo solo di ciò che abbiamo fatto e di ciò che stiamo sperimentando.
Quindi se nel precedente articolo ho parlato del passato, in questo racconterò del mio presente. Per far ciò riprendo le righe dell’ultimo articolo, scritte prima dei doverosi ringraziamenti:
"… Poi però, presa dallo sconforto, ho deciso di tentare l'extrema ratio. I primi giorni di Febbraio ho iniziato il primo modulo del Friendship Training di Chuck Mintzlaff. E non posso essere più felice della decisione presa. I progressi e i cambiamenti di Green sono stati sorprendenti, nei miei confronti, nei confronti del mio compagno, degli altri cavalli. Green mi guarda con occhi diversi."
Prima però di descrivere in modo dettagliato quali trasformazioni sono avvenute e stanno avvenendo in Green, trovo corretto aggiungere alcuni elementi di valutazione riguardanti il nostro percorso Friendship Training.
Innanzitutto ciò di cui sto raccontando è avvenuto, da una parte, in modo molto lento, quasi impercettibile, dall’altra invece in modo evidente e repentino. Sto parlando di avvenimenti e cambiamenti che accadono con tempi e modalità prettamente equini quindi, per noi umani, talvolta sconosciuti e incomprensibili.
Stiamo parlando di una relazione, un’interazione fra esseri viventi di due specie diverse, condotta senza alcun elemento di coercizione o condizionamento. Quindi il processo, nel nostro caso la cancellazione e ricostruzione del rapporto, ha dovuto tenere conto di variabili spettanti all'interiorità di ambo i soggetti, Caterina e Green. I traumi emotivi di entrambi erano davvero molto profondi: per quel che riguarda me mi trovavo a dover fare i conti, da sola, con un cavallo di cui avevo timore e che non sapevo gestire. Paure dettate da incidenti anche seri, con ripercussioni e conseguenze a livello fisico molto forti. Green d’altro canto avrebbe potuto dire lo stesso nei confronti degli umani in generale, aggiungendo al mio riguardo che, nonostante sentimenti amorevoli, ho adottato tecniche mirate ad avere un risultato.
Quindi il percorso di entrambi di apertura alla comunicazione, alla fiducia reciproca, si è rivelato denso e faticoso. Non solo, è stato piuttosto ondivago e sofferto. Chi desidera trovare il modo di andare incontro ai cavalli, capirli e instaurare un vero rapporto non dovrebbe avere aspettative preconfezionate.
Nel Friendship Training ciò che si desidera viene messo da parte, e al primo posto ci sono veramente le loro esigenze. Siamo noi che, con umiltà e desiderio di apprendere entriamo nel loro mondo.
Ribadisco: il Friendship Training non è addestramento, non consiste in tecniche, è un percorso che fornisce a noi umani indicazioni su come imparare a porci in ascolto dei cavalli. Spesso per far questo sono necessarie forti motivazioni, essere pronti a riflettere, a mettersi in gioco, a cambiare.
Si tratta di amare i cavalli, non provare piacere a montarli o altro. Ma ad amarli e basta. Non mancano momenti in cui ci si perde d'animo, in cui si è afflitti dai dubbi, in cui ci sembra di non andare da nessuna parte, in cui si vorrebbe mollare. Ma credo che, come in altri campi della vita, ciò che non richiede tempo, pazienza, rinunce e soprattutto fatica non porti frutti duraturi e genuini.
Ora vi illustro più nello specifico i cambiamenti avvenuti in Green Spirit. Complessivamente ciò che è accaduto è che i suoi tratti caratteriali e comportamentali problematici si sono andati via via affievolendo. Il suo essere prepotente, impaziente fino all'aggressività, è stato il primo elemento a cambiare. I suoi atteggiamenti erano perlopiù prese di posizione: non considerava alternative, non rifletteva. Nella comunicazione si imponeva sempre. Dopo aver iniziato l’FT invece ha cominciato a porsi in ascolto anche lui, ad aprirsi ad ipotesi differenti. Ha iniziato via via sempre più a riflettere, ha imparato ad aspettare, a uscire piano piano dai suoi schemi comportamentali acquisiti in anni di sofferenze.
La sua disponibilità nel mettere in atto comportamenti differenti da quanto fatto in passato ha riguardato ovviamente soprattutto la socialità e la comunicazione ad essa connessa. Pur vivendo dal Giugno del 2017 in un ambiente a gestione naturale, con circa 6-7 ettari di bosco a disposizione, con altri cinque cavalli (dal carattere chi più chi meno equilibrato e dalle notevoli abilità comunicative), i disagi di Green non si erano risolti. Non basta lasciare soggetti come lui liberi di vivere da cavallo con i propri simili, per risolvere tutto. Certo, è una conditio sine qua non, ma non è sufficiente.
Green nonostante alcuni innegabili progressi nella capacità di comunicare e socializzare, era come bloccato. Aveva fatto suo un vocabolario basico, ma rimaneva adatto ad una comunicazione di massima, molto superficiale, in cui comunque gridava sempre ciò che pensava senza tener molto conto dell’altro. Se ne stava sempre e comunque in disparte, se allontanato dagli altri non se ne curava, anzi era più a suo agio. Non tollerava che gli stessero troppo vicino, non si lasciava fare grooming. Nonostante la simpatia che alcuni membri del branco gli dimostravano era chiuso, non dava fiducia. Da parte mia vivevo la sua anaffettività, anche verso i suoi simili, con grande dispiacere.
Il FT ha cambiato anche questo. Green è diventato tranquillo nel condividere la propria quotidianità col resto del branco. Il suo carattere, il suo sguardo, le sue modalità comunicative e comportamentali sono diventate via via più dolci, serene, equilibrate.
Se prima era come un bambino autistico, chiuso nel suo mondo di dolore, pronto ad esplodere per nulla in modo pericoloso per sé e per gli altri, con violenza ingiustificata, ora sta diventando equilibrato e sereno. E ovviamente il circolo è virtuoso, perché vedendolo così, chi vive con lui (me per prima) è bendisposto nei suoi confronti. Un esempio del suo mettersi ad osservare e considerare comportamenti differenti dai precedenti ha riguardato la sfera ludico-ricreativa. Io non lo avevo mai visto giocare o curiosare prima. Adesso invece ha tentato d'ingaggiare l'unico giocherellone membro del branco, un puledro maremmano di poco più di tre anni. Non solo, Green ha anche giocato con il tubo dell'acqua, che dire? Non me lo sarei mai aspettato, potete immaginare che gioia! Con me e Claudio ora è molto gentile, ci cerca anche quando siamo a pulire o svolgere altre mansioni lì con loro nei paddock. Quando facciamo FT o siamo comunque insieme ai cavalli è quasi il più garbato e tranquillo di tutti. Iniziato il periodo estivo, ed essendo martoriato dai moschini, tafani & Co, ho iniziato, oltre che ad utilizzare i vari prodotti per allontanare gli insetti, a grattarli dove sono maggiormente disturbati dalle punture. Cose che ho già fatto in abbondanza nel corso dei nostri 7 anni di convivenza. Quest'estate però è venuto lui a chiedermi di grattarlo, liberamente, dopo che l 'ho fatto io per prima un paio di volte. Ha comunicato la propria richiesta cercandomi, facendosi capire in modo un po’ maldestro ma non dispotico, e riguardo a una cosa che esulasse il cibo. A chi legge questo può forse apparire poca cosa se non si tiene conto di alcuni fattori discriminanti. Quanto ho raccontato avviene in una condizione in cui i cavalli sono liberi nei loro 6 ettari. Nel FT o nella cura quotidiana, salvo rare eccezioni, non utilizziamo capezze o altro. Nel momento in cui siamo insieme, Green e gli altri cavalli sono liberi di scegliere come comportarsi. Hanno la possibilità di decidere se venire a interagire con te umano che sei li nei loro spazi, se seguirti oltre il cancellino per fare FT o per brucare un po’ di erbetta in tua compagnia, in disparte rispetto agli altri. È data loro la possibilità di capire le richieste senza essere tirati, di subire pressioni, di essere ingaggiati o altro. Gli si chiede di riflettere riguardo ai significati, senza rinforzi o simili, in completà libertà, rispettati nei loro tempi e modalità.
Diversi studi scientifici, tra cui ad esempio quello consultabile al link https://www.americanveterinarian.com/news/when-the-pressure-is-on-stress-and-learning-in-horses sottolineano quanto alti livelli di stress condizionino non solo il well being, ma anche le disposizioni comportamentali e le facoltà d’apprendimento.
Non pare quindi cosi inverosimile supporre che i concetti chiave del Friendship Training, ovvero completa libertà d’espressione, rispetto dei tempi di ciascun equino, uniti a dolcezza e amorevole cura nei suoi confronti, possano creare in questo la disposizione all’apprendimento duraturo. Questi punti cardine si rivelano anche necessarie basi per la costruzione di una relazione di fiducia e rispetto.
Forse queste ultime due parole chiave potrebbero indurre, oltre chi scrive, anche chi legge alla riflessione. Su quanto siano importanti nella vita di ognuno e di quanto purtroppo manchino nel quotidiano confronto con l'altro, sia esso umano, vegetale o animale.