Benessere del cavallo, un imperativo per tutti.
DAI TEMPI in cui i grandi e illuminati maestri dell’arte equestre come Saint-Fort Paillard, evidenziavano carenze culturali in equitazione, sono passati decenni. Cosa è cambiato da allora nel mondo dell’equitazione? Da una parte si può dire che molte cose sono cambiate. La sensibilità delle persone è cambiata, la tolleranza verso forme di violenza e crudeltà verso i cavalli è cambiata, la nuova linfa portata da alcuni professionisti (prima considerati strani e singolari, spesso derisi) sta scorrendo anche in seno a quelle federazioni sportive che si occupano di cavalli (che sia per mero marketing o reale interesse al benessere del cavallo poco importa, la cosa che importa è che comunque ne possa beneficiare il cavallo), la ricerca sul comportamento del cavallo e sul suo reale benessere è in pieno sviluppo, l’equitazione è sempre più fatta da persone che non pensano al cavallo solo come mezzo per raggiungere performances agonistiche, ma pensano sempre più al cavallo come prezioso essere vivente e compagno di vita, d’avventura e opportunità di crescita.
Nuove riflessioni si fanno avanti sull’effettiva necessità di usare imboccature, sullo sviluppo di tecniche di pareggio che evitano la ferratura e su selle sempre più studiate mettendo al centro il cavallo ed il suo benessere psico-fisico.
Cosa non è cambiato, invece? A mio parere troppe cose non sono ancora cambiate e DEVONO cambiare per dirigersi verso una equitazione più etica e consapevole.
Manca ancora una vera cultura equestre, che non può essere fatta solo di pratica, pratica che porta ad essere poco flessibili e aperti rispetto a nuovi scenari e nuove conoscenze sul cavallo e sulla scienza della formazione emozionale e cognitiva del cavallo. Molta gente di cavalli è ancora troppo focalizzata su mezzi e strumenti. Ancora si usano imboccature e sistemi di redini improbabili e inefficaci, che creano rigidità invece che rendere morbida e fluida la sinergia tra cavaliere e cavallo. Gli aiuti sono usati senza consapevolezza. Le azioni del cavaliere sono messe in pratica senza alcuna conoscenza su i meccanismi e sui tempi che guidano l’apprendimento emozionale e mentale del cavallo. In molte scuole di equitazione, anche di livello superiore, l’approccio ai cavalli, all’equitazione ed all’istruzione è di stampo militarista. Istruttori che dovrebbero far da modello agli allievi, usano ancora metodi brutali e sinceramente poco efficaci di interazione con il cavallo. Tutti sanno essere molto equilibrati con il cavallo quando tutto va bene, tutti si dichiarano grandi fautori di un approccio etico al cavallo, ma dinanzi alla più piccola difficoltà ecco che viene ricercata la via più veloce che spesso è quella meno etica.
Molte tradizioni che hanno il cavallo come protagonista andrebbero riviste, molte discipline agonistiche andrebbero ridisegnate, i tempi dei cavalli andrebbero messi al primo posto, l’approccio e la formazione dei giovanissimi e futuri uomini di cavalli andrebbe rinnovato e immaginato mettendo al centro davvero il cavallo (non stare sul cavallo, ma stare con il cavallo) che diventa una guida eccellente nel passaggio all’età adulta.
Federazioni, organizzazioni, istituzioni, media e opinion leader possono fare molto in questo senso ed è loro dovere farlo, immaginando e creando nuovi percorsi formativi e di benessere per persone e cavalli.
Il vento del cambiamento sta soffiando sempre più forte, a noi scegliere se essere spazzati via come foglie secche o piantare le nostre radici e far crescere nuove foglie, frutti più succosi, idee più etiche e più etiche visioni che mettano al centro la VERA conoscenza e il VERO benessere del cavallo.
Dobbiamo molto a questo speciale essere vivente, forse dobbiamo tutto, non è più tollerabile l’ignoranza e la brutalità.
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Siamo certi di essere usciti dai tempi dell’oscurantismo, dell’empirismo e della crudeltà? Lo siamo veramente? Nel Medioevo tutta l’arte del cavaliere era scegliere tra innumerevoli morsi, derivati da non si sa quale ingenuo delirio….ma che fanno di diverso tanti cavalieri contemporanei che sembrano cercare la soluzione dei loro problemi soltanto alla scelta e nelle combinazioni delle imboccature e di sistemi di redini altrettanto ingenui e talvolta anche deliranti.
Jean Saint-Fort Paillard
Medaglia d’oro Giochi Olimpici di Londra del 1948
Squadra d’Addestramento