Roma, 14 Dicembre 2019
di Carlo Cadorna
Per mettere un pò di ordine nella confusione equestre di questi tempi è necessario ritornare alle radici dell'equitazione moderna. Essa è nata dalla Scuola Napoletana (Grisone, Pignatelli) poi confluita in quella francese che diede De La Guérinière e D'Abzac e produsse, dopo una revisione in chiave naturale del genio napoleonico, il Conte D'Aure vero caposcuola dell'equitazione classica ....
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di Riccardo Balzarotti
Si tiene a Torino nei prossimi giorni 18-19 e 20 Giugno, una conferenza internazionale di particolare interesse sulla Veterinaria Militare durante il primo conflitto mondiale. Promossa e organizzata dall’Esercito in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.....
di Marialucia Galli
AVRESTE mai creduto che la lotta per l’uguaglianza tra i sessi avesse a che fare anche con l’arte equestre? Eppure a gettare uno sguardo alla storia dell’equitazione in occidente (almeno degli ultimi mille anni) si direbbe proprio di sì.
di Paolo Allegri
Torna domenica a Capannelle una classica dal profumo antico, data di nascita 1879. Fino al 1955 aveva la denominazione di Omnium, che ne inquadrava la sua funzione di confronto intergenerazionale. Aprì l'albo d'oro la Francia con Macedonie, cinque stagioni più tardi – è il 1884 – ecco la regale Andreina prendersi la scena e replicare dodici mesi dopo. Due volte ma non in annate consecutive vinse Sansonetto mentre il doppio a seguire fu realizzato da Marcantonio e Tarantella, nelle prime quattro edizioni del Novecento. Nel 1924 Scopas vi si sarebbe rivelato un cavallo di livello internazionale. Infatti andò a vincere la Coupe de Maisons Laffitte e replicò nel Grosser Preis a Baden Baden...
FIRENZE. Birbone forte e cattivo, Tornese di bionda bellezza, Crevalcore nero e solenne, Steno elegante e concreto. In sintesi, con questi quattro assi immortali, si racconta un albo d’oro. Il libro del Ponte Vecchio, un’autentica miniera di diamanti. Gli anni Cinquanta furono un decennio importante per il trotto a Firenze. La società di corse completava il disegno architettonico delle Mulina, con la tribuna che sarebbe stata inaugurata nel 1960. Inoltre attorno al mondo delle corse si radunavano nuovi e grandi proprietari. Avere i cavalli da corsa era un vanto per gente d’élite e di estrazione facoltosa. Ecco che dichiarano i colori la scuderia Maria Luisa, il cui alfiere era Birbone; la scuderia Valserchio aveva come guidatore Vivaldo Baldi e asso da cuori il moro Crevalcore...
Il 1947 fu il grande anno di Tenerani, il dormelliano conosciuto dai piu’ come padre dell’immenso e unico Ribot ma che ha ragioni tutte sue affinchè le pagine della sua carriera agonistica abbiano posto nella storia del nostro turf. Il suo curriculum in corsa dice di 7 corse a due anni con tre successi dai 1000 ai 1400 metri. Eppure quel cavallo mai amato da Tesio forse per un modello non accattivante non era frutto del caso ma il prodotto di un percorso di studi genealogici del mago di Dormello. Tenerani era figlio di Bellini, a sua volta erede di Cavaliere d’Arpino, dunque un pedigree raffinato e di alta qualità, fatto in casa, con una linea diretta...
di Paola Iotti
Ci sono cavalli che hanno lasciato un'impronta e un ricordo incancellabili.Uno di questi è senza dubbio Jappeloup de Luze. Era un selle francais nato il 12 marzo del 1975 in un piccolo allevamento di cavalli: il padre, Tyrol II, era un trottatore mentre la madre, Venerable, un'anziana purosangue inglese.Da questo incrocio il puledro eredita l’equilibrio, il coraggio, la solidità e la potenza dei posteriori del genitore mentre dalla parte materna riceve un temperamento vivo, ardente e scattante. La sua personalità non era per nulla facile da interpretare.
Bambini e pony insieme per ricordare un grande condottiero e la sua impareggiabile cavalleria: quei Numidi alleati di Cartagine che batterono i Romani nelle pianure pugliesi 2.200 anni fa...«Spero che questo manifestazione diventi un appuntamento annuale per sensibilizzare l'opinione pubblica e le autorità locali sulle problematiche legate alla concreta integrazione dei portatori di handicap.Questo mio PONYDAY© (un AAA o Animazione con gli Animali) offre un'attività di gruppo basato sul gioco: il bambino viene messo in condizione di imparare da solo, in maniera divertente e stimolante, con un animale della sua taglia e senza rischio di blocchi.
Novant'anni fa nasceva un sauro di nome Ortello che avrebbe scritto pagine memorabili nella storia del nostre galoppo. Un robusto passista che avrebbe vestito tra il 1928 e il 1930 la giubba nera con cuciture bianche del nobile Giuseppe De Montel, fantino Paolo Caprioli. Ortello vinse 16 delle 18 corse disputate. Cinque corse con quattro vittorie a due anni, con l'alloro del Chiusura davanti alla forte Erba, e il secondo posto nel Gran Criterium. Formidabile la stagione dei tre anni, con sei corse, cinque successi e il secondo posto nel Chiusura. Le vittorie nella sua seconda annata sono autentiche perle del turf: Derby, Italia, il Milano battendo il francese Pinceau, il St Leger e la consacrazione internazionale nell'Arc a Parigi: sconfitti il francese Kantar e il tedesco Oleander nell'edizione del 1929...
PISA. Le delicate atmosfere di San Rossore e tra quei pini la galoppata di marzo nel Premio Pisa, la Milano-Sanremo del purosangue. Pisa e le sue diritture, le piste di allenamento, l'incanto dei pini marini, il clima ideale per trascorrere l'inverno e preparare le classiche. Tesio che scendeva al Grand Hotel Duomo con i suoi dormelliani che su questo paradiso, da far invidia anche alle piu' celebrate Newmarket e Chantilly, sbocciavano in primavera verso le classiche. "Il Derby si corre a Roma ma si prepara a Pisa", amava dire il geniale piemontese...
di Antonio Lupo
Pensavo al Derby e ogni anno sognavo di vivere la sua giornata di gala sulle tribune di Roma. Nell’attesa di quel pomeriggio, che sarebbe alfine venuto, seguivo da Milano le immagini in bianco e nero sulle Tv piazzate negli angoli più remoti di San Siro, deliziato dalle cronache di Alberto Giubilo e dalle sue note accurate nello scenario fulgente delle Capannelle: Rio Marin, gigante biondo, sotto il pungolo di Songkoi, il piccolo rivale della Sila vinto dopo una retta senza respiro , perché così doveva consumarsi quell’impari lotta tra il titano della Mantova e il campioncino di Berardelli, Fils d’Eve emerso di slancio a punire un Asopo troppo sicuro di sè...
Dicevano che Arpisella fosse severo, dispotico, isolato nella sua torre d’avorio, per molti inavvicinabile, consapevole delle proprie conoscenze ippiche, uniche e mai più riscontrate in altri esperti del settore. Era esigente certo, nel lavoro, ripeteva, si condensa la vita, da tutti pretendeva il massimo anche dall’ultimo arrivato che ero poi io, in quella redazione dello Sportsman fine anni 50. Ma ti accorgevi invece che era diverso, comprensivo e tollerante per quanto lo consentissero i nostri errori e le nostre distrazioni...
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