Scuderia Archi Romani passione e cultura ippica
Per gentile concessione di Trotto e Turf, pubblichiamo una breve ma intensa storia del galoppo tratteggiata dalla penna di Mario Berardelli, il nostro punto di riferimento per il turf declinato a cultura e tradizione.
Primi anni 70. Parco di Monza, Allevamento Mirabello, settembre, il mese delle Aste yearling. In quel periodo l’Anac organizzava le sessioni di vendita proprio in quel centro di allevamento e stazione di monta mentre a pochi passi era ancora funzionante, non per molto, il gioiello ippodromo immerso nel verde e che si sublimava nel fantastico Cross con tanto di guado del Lambro. Tribune montate per l’occasione, altrettanto il palco del banditore che aveva sotto di se la segreteria. Determinante sempre l’umore di Giove Pluvio . Come nella Newmarket della seconda metà degli anni 40, cosi ricordava Enrico Arcari, indimenticabile “governor” dell’Anac e delle Aste, sublime Maestro di generazioni di Allevatori.
Alla fine degli anni 60 Hogarth, intuizione genealogica della Contessa Orietta Huniady che inviò Hopeful Duchess a Neckar, dopo aver trionfato nel Derby Italiano ( per Carlo Ferrari fu doppio unico a dieci anni dal Merano di Spegasso) seppe farsi onore anche in Inghilterra e tornò a fare lo stallone a Dormello. Iniziò con il capofila della generazione Start.
Paolo Agostini, retroterra ippico prezioso e canonico testimoniato dalla scuderia di famiglia negli anni 50, iniziò in quella sessione di Vendite la sua avventura straordinariamente vincente , circa cinquantennale ormai, nel mondo del grande galoppo. Ovviamente acquistando una figlia di Hogarth, Ussin che era passata invenduta sotto il martello del banditore. Era una cavalla allevata dalla scuderia Alpina di Pierfranco Mariani, all’epoca presidente dell’Anac e le cui fortune ippiche ( con Cerreto vinse anche il derby) erano gestite dalla bravura di Enrico Arcari ( siamo sicuri che la Anac di Stefano Luciani , a quasi 40 anni dalla scomparsa saprà trovare il modo per ricordare degnamente e perennemente Enrico Arcari, un gigante del turf). Paolo Agostini fece domare la cavalla da Toto di San Marzano che divenne cosi il suo primo allenatore e naturalmente Ussin fu vincitrice anche discreta ed in razza esordì con Unoaprile, pattern winner.
Marzo 2022 , ippodromo di Kempton , Ribbon Rose ( Time Test, un Dubawi) vince sui 1400 metri , tre anni, la sua seconda corsa in carriera rimanendo imbattuta. Veste la giubba di casa, Archi Romani, la allena Marco Botti , con in sella Neil Callan. In mezzo una storia meravigliosamente emblematica di come si deve e si può vivere il Turf ad altissimo livello con passione, competenza, intelligenza e saggezza. E’ la storia di Paolo ma anche di Emma Agostini , molto di più della metà del sole, come fu, preziosamente, per Federico e Lidia o per Carlo ed Henriette. L’equilibrio perfetto che va oltre la semplice somma e genera superba creatività comune. Poche fattrici, pochi cavalli, tanta genialità. Quella che , nel tempo, ha consentito Le Vie dei Colori, Patapan, Per Incanto, Tullius, Lady Bowthorpe, Speak in Colours, Pretty in Grey ma anche Pappa Reale, Stai Su , Signora Lia, Maglietta Fina, Avrai, Rubik e non solo. Quasi tutti anche titoli di canzoni di Claudio Baglioni.
Paolo ed Emma Agostini sono la dimostrazione palese di come deve essere vissuta la passione ippica se diventa anche militanza. I complessi come il loro stanno al Turf come la grande Borghesia è stata alla affermazione del mondo e della civiltà occidentale . Indispensabile tessuto connettivo colto, dinamico ed insieme volano intellettuale. Poiché siamo convintissimi che il successo di un settore come il nostro non possa che essere determinato dalla sua valenza culturale , assolutamente, siamo altrettanto convinti che sia determinante nel nostro mondo la presenza di decine e anche più di entità dinamiche con le loro caratteristiche. Per questo, come abbiamo fatto altre volte, diciamo loro grazie e a voce alta. A loro e quelli come loro che per fortuna esistono e sono i complessi che noi dobbiamo coltivare, proteggere ed alimentare. Se vogliamo fare Cultura e non altro. Da tre anni Paolo ed Emma Agostini hanno purtroppo abbandonato, operativamente, il Turf italiano dopo che, in 45 anni, altro dato fondamentale, hanno avuto solo quattro allenatori, Toto di San Marzano, Luigi Camici, Roberto Brogi e David Ducci. –“ E’ cosi, in effetti – si racconta Paolo Agostini – ed in Inghilterra ne abbiamo avuti due. Luca Cumani fino a quando ha allenato e successivamente Marco Botti, il nostro attuale trainer. E’ con lui che ho acquistato yearling Ribbon Rose, perché Time Test è uno stallone che prediligo. Marco ha anche conservato una quota della cavalla che, mi auguro, diventerà in futuro una nostra nuova fattrice cosi da continuare la nostra avventura ippica. Intanto , sempre da Marco Botti, abbiamo anche una due anni dalla nostra fattrice Za Za Zom, un tre anni da Maglietta Fina e Muhaarar , si chiama Master of Colours e deve ancora dimostrare e domeremo per noi anche la attuale yearling sorellastra di Lady Bowthorpe da Holy Roma Emperor.” Invece in allevamento su quali madri potete contare ? –“ Su Maglietta Fina che è gravida di Kingman e che sarà destinata a Frankel per ripetere l’incrocio di Lady Bowthorpe che è una Nathaniel, in entrambi i casi con foal sharing. Poi su Za Za Zom che ci ha dato 5 vincitori e che andrà a Time Test di cui è gravida Colorando la cui madre è sorellastra di Le Vie dei Colori .” Sbagliamo se diciamo che il cavallo del cuore è stato proprio le Vie dei Colori ? –“ Direi che è lui magari con qualche rimpianto perché forse non avremmo dovuto allungarlo fino ai 2000 del Repubblica dove seguì Altieri e Vespone ma, in quei giorni avremmo potuto forse disputare l’Ispahan che fu vinto da Prince Kirk con il quale demmo vita, credo, ad uno dei Parioli in assoluto di maggior livello qualitativo. Il Turf comunque non si fa con i se e i ma bensì con gli ordini di arrivo . In tal caso è stato ancora Le Vie dei Colori a regalarci la grande soddisfazione. Per noi è indimenticabile la vittoria finale nelle Challenge di Newmarket sui 1400, il Foret inglese. Scattò e volò via da Campione quale era. Fu una buona intuizione costruire il suo pedigree con Efisio, un apporto non logorato di Hyperion. Purtroppo Le Vie dei Colori è morto giovane. “ Quindi è stato anche il migliore ? –“ Non lo so, forse a conti fatti potrei dire Per Incanto, il figlio di Street Cry e Pappa Reale perché ha avuto la sua vita anche nell’emisfero sud dove , oltre che in corsa, è stato notevole come stallone ed anche in Asia.” Già, da Ussin a Ribbon Rose quanta strada, quante gioie, quante emozioni, quanta storia viva e colta del nostro Turf. Meno male.