
In home page e qui sopra il vincitore del Gala e sotto cliccando quello dell\'Allevatori. foto Stefano Grasso per Cavallo2000
Santo Stefano a Tor di Valle: gloria per il driver
Farolfi, per la Scuderia Stecca e per Looney Tunes
DEI TRE GRANDI appuntamenti proposti da Tor di Valle nella festività di Santo Stefano il Gran Premio Allevatori Filly – Memorial Giovani Martellini (€. 44.000 – mt. 1.600 – per femmine indigene di 2 anni) era certamente il meno atteso ma pur sempre un confronto classico di gruppo 2.
Replicando il successo ottenuto a San Siro venti giorni prima nel Gran Criterium Filly, è stata la favorita Rubina Blak ad aggiudicarsi in ottimo stile la contesa guadagnando nel contempo lo scettro, peraltro temporaneo, di leader femminile della generazione 2010. La portacolori della romana famiglia Stecca (al secondo centro in questa classica) è stata mantenuta estranea alla bagarre iniziale dal suo interprete Andrea Farolfi: tale mossa è risultata in parte decisiva, ma il resto ha dovuto farlo l’elegante e sontuosa figlia di Love You. Rubina Blak è infatti risalita in caccia delle prime a metà gara e ha poi sferrato attacco violento alla battistrada (passata a condurre a sua volta dopo 500 metri di gara) Renda d’Esi. Con un penultimo quarto volante in 28.1, Rubina Blak ha conquistato la pole position e ha quindi proseguito sull’abbrivio rendendo infine vana la volitiva rincorsa dell’appostata Rouge Bi. L’allieva di Gennaro Casillo si è imposta senza mai soffrire con una comoda lunghezza di vantaggio a media per niente disprezzabile di 1.14.1, nuovo record della corsa.
Prestazione impeccabile anche da parte della saura biasuzziana Rouge Bi (figlia di Varenne) che era stata la più veloce al via (13.9) prima di cedere il comando a Raffle Lb al termine della curva iniziale ed è stata poi capace di riproporsi con ottime folate all’epilogo.
Terza, ma a debita distanza dalle due protagoniste, è rimasta Raffle Lb dalla quale era lecito attendersi qualcosa in più dopo l’agile slalom iniziale che l’aveva portata dalla seconda fila al comando delle operazioni. Positiva quarta Rosemary Gar, recuperando non poco terreno nella fase finale mentre la fase di avvio si è rivelata ostacolo insormontabile per l’attesa Rodeo Drive Ok al pari di Ridda di Azzurra, Rossana Grif, Rebeldia e Roxanne Gar.
MENO RICCO monetariamente del Gran Premio Allevatori, ma probabilmente più significativo sotto il profilo tecnico il Galà Internazionale del Trotto (€. 110.000 – gr. 1 – mt. 2.100 – per 4 anni e oltre di ogni paese) ha visto scendere in pista quest’anno praticamente tutti i migliori indigeni anziani (con l’aggiunta del 4 anni Obama Gar ma senza ospiti provenienti dall’estero), fra i quali si è però dovuto registrare il doloroso forfait della vigilia di Leben Rl che sarebbe certamente stato uno dei concorrenti più seguiti.
Ribadendo la sua predilezione per la pista romana, la vittoria l’ha conquistata con merito e anche un pizzico di fortuna il 7 anni Looney Tunes, giù vincitore a Tor di Valle a fine ottobre del Gran Premio Freccia d’Europa non disputato a Napoli.
La fortuna è stata amica del figlio di Ganymede perché nella fase iniziale c’è stato prima il via libera per il comando da parte di Look Mp e poi l’evenienza tattica che la sua compagna di allenamento Linda di Casei rimanesse scoperta all’esterno, guardandosi ovviamente bene dall’andare a pungolarlo e offrendogli così ideale “cuscinetto” protettivo da eventuali attacchi degli avversari. Tommaso Di Lorenzo, chiamato ancora una volta ad interpretare l’allievo dei Gocciadoro, non si è fatto pregare per tirare i remi in barca in sulky a Looney Tunes e così il battistrada, libero di comandare a piacimento, si è potuto concedere il lusso di un primo giro a ritmo davvero blando per la categoria sul piede dell’1.16.4.
A 900 metri dal traguardo Looney Tunes ha ovviamente, e drasticamente, cambiato marcia mettendo per primo in crisi Obama Gar che a 600 metri dal traguardo ha ceduto la terza posizione in corda a Linda di Casei al cui esterno hanno prodotto sforzo generoso e abbastanza redditizio l’outsider Mo Vegh Io e il passista Marlon Om. Ad un penultimo quarto in 27.5 (!) , Looney Tunes ne ha però fatto seguire uno conclusivo comunque significativo in 28.7, rendendo vani tutti i tentativi di aggancio degli inseguitori. Il portacolori della Scuderia delle Aquile ha così mantenuto chiaro margine di vantaggio sul traguardo imponendosi a media di 1.13.7 con il mezzo miglio finale sul piede dell’ 1.12.2. Look Mp ha ceduto presto il passo al vincitore ma ne ha tenacemente conservato la scia lungo la retta di arrivo eludendo la rincorsa tanto grintosa quanto vana di uno strepitoso Marlon Om, penalizzato duramente dallo svolgimento tattico della gara ma comunque in grado di emergere con accelerazione maiuscola dalla terza pariglia esterna.
In errore ai 250 finali Mo Vegh Io (quando era ancora in grado di lottare per un piazzamento) , il marcatore è stato completato da Linda di Casei (non disprezzabile la sua prestazione in schema avverso) e da Indy Kronos, filtrato per linee interne in retta di arrivo.
IL POMERIGGIO di Santo Stefano è stato a dir poco trionfale per Andrea Farolfi, Gennaro Casillo (in collaborazione con Claus Hollmann) e la romanissima Scuderia Stecca nella cornice dell’ippodromo di Tor di Valle dove erano in programma il Gran Premio Allevatori, il Galà Internazionale del Trotto (entrambi di gruppo 1) e il Gran Premio Allevatori Filly (di gruppo 2) .
Guidatore, allenatore e proprietario (citati nell’ordine in precedenza) dopo aver siglato con Rubina Blak il Gran Premio Allevatori Filly al record della corsa, si sono infatti imposti nel clou della giornata: il Gran Premio Allevatori – Memorial Primo Castelvetro (€. 187.000 – mt. 2.100 – per maschi interi e femmine indigene di 2 anni) che da sempre rappresenta il massimo banco di prova per i giovanissimi trottatori di 2 anni che nel corso dell’anno successivo della loro carriera punteranno a cogliere l’alloro del Derby Italiano del Trotto.
Neppure un ostico numero 13 di partenza ha infatti rappresentato ostacolo insormontabile per il 2 anni Re Italiano Ur (figlio di Ganymede allevato da un’altra scuderia romana, la Ucci Riccitelli) che ha fatto da spettatore delle premature e inopportune scaramucce altrui per poi entrare decisamente in azione negli ultimi 600 metri di gara al seguito dell’altrettanto ottimo Re degli Dei che nella circostanza ha avuto il solo torto di “segnare” all’avversario la strada giusta verso la vittoria.
Dopo un primo giro a ritmo sostenuto per merito di Rebus degli Dei, Rossella Ross e Riccio Riz (alternatisi al comando nel chilometro iniziale trottato sul piede dell’ 1.15.4) , lungo il penultimo rettilineo le “comparse” sono uscite di scena lasciando in evidenza la femmina Rossella Ross che ha però dato la chiara sensazione di non potersi opporre alla progressione dei due protagonisti. In retta di arrivo Rossella Ross ha infatti drasticamente alzato bandiera bianca cedendo il passo a Re degli Dei e Re Italiano Ur che, in coppia, hanno dato vita ad incerto duello per la vittoria: gli ultimi metri sono stati decisivi a favore di Re Italiano Ur che ha sopravanzato di una testa abbondante il coetaneo e ha così centrato la vittoria a media di 1.14.9, secondo miglior ragguaglio cronometrico registrato nel Premio Allevatori (da quando è programmato sulla distanza dei 2100 metri) dopo l’ 1.14.7 di New Star Fks.
Grande la prestazione di Re degli Dei (un figlio di Conway Hall allenato da Mauro Baroncini e interpretato da Tommaso Di Lorenzo) che è stato il primo a muovere con decisione all’attacco dalle retrovie a metà gara scattando in terza ruota.
Calando vistosamente alla distanza (ma con molte attenuanti avendo corso all’attacco all’esterno nel primo chilometro) la femmina Rossella Ross, ha dovuto cedere anche la terza e la quarta piazza a Rombo di Cannone e all’atteso Ruty Grif (il vincitore del milanese Gran Criterium) tra i quali, allo spunto è stato più incisivo il qualitativo portacolori napoletano di Vincenzo Piscuoglio dell’Annunziata che pur ha dovuto inseguire il coetaneo di Marco Smorgon.
Compresso a centro gruppo lungo la corda e infine falloso sulla curva finale l’atteso ma poco incisivo Rodin In Ronco.

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